VISITA PASTORALE A MACERATA, FOLIGNO E SUL GRAN SASSO
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI E I LAICI NELLA CATTEDRALE
Macerata - Sabato, 19 giugno 1993
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Sono lieto di incontrarmi con voi in questo tempio, centro e segno dell’unità della vostra Chiesa particolare di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. A tutti rivolgo il mio saluto cordiale con le parole di Paolo: “Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1 Cor 1, 3).
Sono qui tra voi questa sera anzitutto per “confermare i fratelli nella fede” (cf. Lc 22, 32), in adempimento del ministero petrino che mi è stato affidato. Saluto con affetto il vostro Vescovo, il caro Mons. Francesco Tarcisio Carboni: lo ringrazio per l’invito che mi ha rivolto a visitarvi e per le belle parole che, a nome di tutti, mi ha poc’anzi indirizzato. Saluto cordialmente i Presuli e ciascuno di voi qui presenti.
Le vostre Diocesi, che nel 1985 sono state unite sotto uno stesso Pastore in modo da realizzare una più ampia comunione, costituiscono un’unica Comunità ecclesiale ricca di storia e di confortanti frutti apostolici.
Questa Chiesa locale ha infatti generato una folta schiera di Vescovi, Sacerdoti, Religiosi, Missionari e laici distintisi per santità di vita e per zelo apostolico.
2. Fra le figure di spicco che in passato hanno onorato la vostra terra, mi piace qui ricordarne una, che oggi rappresenta un luminoso punto di riferimento per tutta la Chiesa: il grande apostolo della Cina Padre Matteo Ricci. Egli nel suo impegno di evangelizzazione applicò forme coraggiose di inculturazione della fede, aprendo nuovi e promettenti orizzonti all’attività missionaria della Chiesa. Il suo ricordo mi porta col pensiero alla illustre Nazione cinese, in cui egli trascorse gran parte della propria esistenza, potendola così conoscere, stimare ed amare profondamente. Questa Cina lontana, questa Cina gigantesca come popolo, come storia, come importanza nel mondo. Si tratta di un popolo ricco di antichissime tradizioni culturali, che non è restato insensibile all’annuncio evangelico: i semi della fede, recati dai missionari nei secoli scorsi, hanno dato frutti. Affido al Signore quella diletta Comunità cattolica, che, nonostante le molte e anche gravi difficoltà, continua a dare un luminoso esempio di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. A Lui affido pure il vivo desiderio di poter un giorno – quanto vorrei che il tempo di attesa fosse breve! – incontrare personalmente quei cristiani, per ringraziare insieme con loro il Signore dei tanti doni ricevuti e per confermarli nel loro cammino di fedeli e generosi discepoli di Cristo e di buoni cittadini, pienamente dediti al bene del loro Paese. Credo che ciò che ho detto adesso io lo devo all’ispirazione della vostra città, all’ispirazione di Matteo Ricci, oriundo di Macerata.
3. Carissimi fratelli e sorelle, tutti i presenti in questa chiesa e anche quelli che sono fuori, in tutta la diocesi, desidero esprimere il mio compiacimento a ciascuno di voi, ed in modo speciale al vostro Pastore, come pure ai suoi più stretti collaboratori, per il Sinodo diocesano attualmente in svolgimento. Si tratta di un importante “evento di Chiesa”, uno speciale dono dello Spirito Santo.
Il tema dell’Assemblea sinodale – “Cieli e terra nuova” (Is 65, 17-25; Ap 21, 1; 2 Pt 3, 13) – esprime bene la realtà della Chiesa pellegrina sulla terra: in questo cammino, essa è chiamata continuamente a rinnovarsi per essere fedele a Dio e all’uomo.
Procedete con coraggio e con fiducia in questo itinerario di conversione, di revisione, di rinnovamento. Non accettate mai passivamente le situazioni esistenti, ma tendete con generosità a rispondere prontamente alle esigenze del Regno.
Rafforzate anzitutto la comunione ecclesiale. Voi sapete che la comunione autentica nella Chiesa locale si costruisce attorno al Vescovo, “principio visibile e fondamento dell’unità” (Lumen gentium, 23). È a lui che ogni componente della Comunità deve fare costante riferimento per edificare il Corpo mistico di Cristo.
Attraverso il suo Pastore e il particolare vincolo che lo lega al Vescovo di Roma, la Diocesi si mantiene in comunione con la Chiesa universale.
4. Una Chiesa unita avanza poi più speditamente sulla via dell’evangelizzazione. Auspico di cuore che il vostro Sinodo segni per tutti un nuovo, più vigoroso impegno missionario. Non stancatevi, Fratelli e Sorelle carissimi, di annunciare Gesù Cristo, l’unico Salvatore dell’uomo. Fatelo secondo le indicazioni dell’Assemblea sinodale, la quale opportunamente si articola in tre fasi: evangelizzazione, liturgia e carità. Occorre annunciare Gesù Cristo con la parola, attualizzarne la presenza nella liturgia, renderne operante il messaggio mediante la testimonianza della carità. La testimonianza, e specialmente mediante la testimonianza della carità.
Il vostro impegno di “camminare insieme” con gli uomini del nostro tempo possa trovare nel Sinodo sostegno e orientamento. Le disposizioni in esso emanate vi aiutino ad essere solidali soprattutto con chi ha più bisogno, così da dilatare nel mondo gli spazi della libertà, della carità, della giustizia e della pace (cf. LG 36; Apostolicam Actuositatem, 7).
Ciò suppone il concorde contributo di tutti e di ciascuno. Di voi, innanzitutto, cari Sacerdoti, primi e più stretti collaboratori del Vescovo nella fatica pastorale. E poi di voi, carissimi Religiosi e Religiose, il cui apporto peculiare deriva dallo stato di consacrazione tipico della vita consacrata: spetta a voi di offrire una chiara testimonianza del primato dell’Assoluto nella radicale accoglienza dei valori evangelici e nel servizio generoso ai fratelli, cominciando dai più poveri e bisognosi. Indispensabile è, infine, il vostro apporto, carissimi laici, impegnati nelle molteplici iniziative apostoliche della Diocesi e delle Parrocchie. Senza il generoso impegno del laicato nessuna programmazione pastorale può sperare di ottenere risultati incisivi e duraturi. E soprattutto voi siete impegnati per santificare il mondo, cambiare il mondo, farlo crescere a una pienezza che ci viene a tutti, al mondo e alla creatura, da Cristo Gesù.
5. Affido, carissimi Fratelli e Sorelle, queste riflessioni come pure i vostri propositi di bene alla Madre del Signore, guida e modello del pellegrinaggio del popolo di Dio sulle strade della storia. Gli abitanti di Macerata vollero la Vergine Santa come speciale protettrice quando, quarant’anni fa, proclamarono la loro città “Civitas Mariae”. Tale particolare legame con Maria viene espresso e rinnovato dal pellegrinaggio che ormai da diversi anni si compie al Santuario di Loreto. Questa sera avrò il privilegio di benedirne personalmente l’avvio, unendomi spiritualmente ai giovani che nella notte, pregando e cantando, si dirigeranno verso la Santa Casa lauretana. E spero che pregheranno anche per me. Vuol dire anche per la comunione universale della Chiesa, per gli impegni di questa Chiesa nel mondo contemporaneo, nelle diverse parti del mondo. Per questo grande impegno ecumenico di ritrovare l’unità dei cristiani dopo tanti anni e secoli di divisione. Ma ci avviciniamo ormai all’anno Duemila e dobbiamo presentarci davanti al Signore, in questo momento, meno divisi, se non pienamente uniti. E per questo ci vuole un grande impegno apostolico: impegno di preghiera, impegno di penitenza. Soprattutto ci vuole la Grazia e la forza dello Spirito Santo.
Sia Maria, venerata in questa Città e Diocesi sotto il titolo speciale di Madonna della Misericordia, ad accompagnarvi e guidarvi a Cristo nel cammino sinodale e nel pellegrinaggio terreno della vita e anche di questa notte (questo si riferisce ai pellegrini verso Loreto). Vi sia Maria di sostegno e sia anche di sostegno spirituale al Papa, specialmente nel momento in cui, insieme con il vostro Vescovo e con i Vescovi qui presenti, offre a tutti una benedizione apostolica.
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