DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Venerdì, 12 marzo 1993
Cari fratelli vescovi,
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
1. È un piacere ricevere i membri e gli esperti che sono venuti da ogni continente per prendere parte all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. Consapevole che nella nuova evangelizzazione che dovrebbe preparare l’alba del terzo millennio cristiano “al fine di rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa con l’impiego degli strumenti di comunicazione sociale” (Inter mirifica, 18), vi state incontrando allo scopo di riferire, di progettare e anzi di incoraggiare gli sforzi conosciuti in tutto il mondo per rendere la Chiesa più efficacemente presente nel vasto mondo dei mezzi di comunicazione. Vi saluto quindi con affettuosa gratitudine e stima per l’abilità e la dedizione con cui servite la Santa Sede in questo specifico compito.
2. Avete avuto molto da riferire di quest’anno che ha seguito la pubblicazione dell’istruzione pastorale sulle comunicazioni, Aetatis novae. Questo documento fu destinato a divenire uno strumento di riflessione nelle mani dei vescovi e dei comunicatori cattolici del mondo. Non soltanto le organizzazioni cattoliche internazionali delle comunicazioni, ma anche molte diocesi e Conferenze episcopali hanno già iniziato a metterla in atto formulando piani pastorali per le comunicazioni e includendo le comunicazioni in ogni piano pastorale. Spero che continuerete i vostri sforzi per diffondere la consapevolezza del bisogno di una valida progettazione nel compito di proclamare le verità e i valori del Vangelo attraverso i vari media.
Le vostre relazioni includono anche riferimenti alle nuove realtà. Ci sono, per esempio, molte nuove stazioni radio cattoliche in America Latina, in Africa e in Europa. Ci sono nuove stazioni televisive cattoliche in Europa e in America Latina. Ci sono molte nuove pubblicazioni cattoliche, soprattutto nell’Europa dell’Est. Si stanno facendo nuovi sforzi per assicurare il fruttuoso dialogo con i professionisti dei media, compresi quelli del mondo dello spettacolo, specialmente nell’America del Nord.
In ogni parte del mondo – includendo qui Roma stessa – c’è un numero crescente di centri che provvedono alla formazione necessaria non solo nelle tecniche di comunicazione, ma anche nella riflessione filosofica, teologica e spirituale così necessaria per una valida comunicazione. I comunicatori che si sforzano attraverso i media di servire il bene integrale, sia spirituale che culturale, del loro pubblico necessitano di una riflessione etica e teologica sul modo in cui sono coinvolti nel lavoro delle comunicazioni e sui motivi di questo coinvolgimento. In un certo senso, voi stessi siete venuti insieme per questo preciso scopo: approfondire la vostra propria percezione del particolare posto dei media nella missione salvifica della Chiesa e aiutare gli altri nella Chiesa ad avere questa stessa visione.
3. Voi siete venuti insieme anche per progettare: per progettare come coordinare meglio gli sforzi delle comunicazioni cattoliche in ogni parte del mondo cosicché esse divengano complementari e non competitive, cosicché le preziose risorse siano usate per ampliare i media cattolici, non per duplicarli; per progettare come assicurare il diritto della Chiesa di proclamare il messaggio di Cristo, la verità del Vangelo, attraverso i mezzi di comunicazione. In questo modo state adempiendo al mandato dato al Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali: stimolare sforzi diffusi in tutto il mondo per proclamare il Vangelo attraverso i meravigliosi strumenti che l’uomo ha inventato per accrescere le sue capacità per la comunicazione. L’insegnamento della Chiesa in questo campo può divenire lettera morta se non è ripetuto e attuato, e sono quindi lieto di notare che avete pubblicato una raccolta dei principali documenti conciliari e postconciliari sulle comunicazioni: il decreto Inter mirifica e le istruzioni pastorali Communio et progressio e Aetatis novae. È incoraggiante anche sentire che avete intenzione di pubblicare presto – nel trentesimo anniversario della Inter mirifca – una raccolta dei messaggi che il mio predecessore Papa Paolo VI e io abbiamo pubblicato per le successive Giornate delle comunicazioni sociali.
4. Tra le molte questioni all’ordine del giorno della vostra assemblea, voi state studiando come l’istruzione pastorale Aetatis novae debba essere resa effettiva e state esaminando quello che occorre sia fatto per promuovere la sua ulteriore applicazione in ogni parte della Chiesa. Di più avete guardato a certi aspetti importanti come l’educazione di comunicatori cattolici, la promozione di norme morali nella pubblicità, e una maggior coordinazione nel campo della radio diffusione cattolica.
Il rapporto della Chiesa con i media è complesso e richiede una costante riflessione da parte vostra. Da una parte, la Chiesa vede i mezzi della comunicazione sociale come aventi un potenziale infinito non solo per la diffusione dell’informazione, la creazione e la comunicazione dell’arte e della cultura, la ricreazione e il perfezionamento dello spirito umano, ma anche per la crescita e il rafforzamento del regno di Dio. Nello stesso tempo essa è dolorosamente consapevole del danno che può essere inflitto sugli individui e la società dal cattivo uso di questi strumenti (cf. Inter mirifica, 1 e 2). Nelle situazioni concrete, è dovere della Chiesa, dei suoi pastori e dei suoi membri riconoscere e incoraggiare programmi per pubblicazioni che promuovano l’unità, la pace, la virtù e l’amore veramente fraterno. Allo stesso modo, può essere dovere della Chiesa e dei suoi pastori, e anzi di tutti i fedeli, protestare contro programmi e pubblicazioni che sono moralmente biasimevoli e che minacciano di violare l’integrità personale e pubblica e la santità della vita familiare. Il crescente numero di occasioni in cui le guide della Chiesa e i comunicatori si incontrano per uno scambio fruttuoso e per un dialogo possono aiutare i membri della Chiesa a capire i media e il loro particolare “linguaggio” più chiaramente. Esso può aiutare anche i media a raggiungere una migliore comprensione della Chiesa e di ciò che essa fa con la parola e l’azione per comunicare il messaggio e l’amore di Gesù Cristo.
Mi rimane soltanto di incoraggiarvi nel vostro lavoro e di assicurarvi della gratitudine della Santa Sede. Attraverso l’intercessione di Maria, Madre del Redentore, possano i vostri sforzi favorire che un uso sempre migliore dei media da parte dei membri della Chiesa porti abbondanti frutti, cosicché il mondo possa conoscere l’amore creativo, redentivo e santificante del Figlio Divino. Invoco su voi e sui vostri cari i doni di Dio di forza e gioia, e cordialmente imparto la mia benedizione apostolica.
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