DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA
COSTA D’AVORIO IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Sabato, 27 marzo 1993
Caro Signor Cardinale, Cari fratelli nell’Episcopato,
1. È con grande gioia che vi accolgo in questa casa e, attraverso di voi, accolgo tutta la Chiesa della Costa d’Avorio, una Chiesa che mi ha ricevuto affettuosamente per ben tre volte. Ringrazio vivamente S. E. il Cardinal Yago, Presidente della Conferenza Episcopale, per il gentile saluto che mi ha ricolto a vostro nome. Le mie parole vogliono essere un rendimento di grazie per i frutti che ha portato nella terra della Costa d’Avorio la buona semenza del Vangelo, nel momento in cui vi preparate a celebrare con gioia il primo centenario dell’evangelizzazione. Nell’ottobre 1895, infatti, i padri Hamard e Bonhomme, della Società delle Missioni africane di Lione, sono sbarcati sulle vostre coste, a Grand-Bassam, per annunciare il Vangelo di Cristo. Tre anni più tardi giungevano le religiose di Notre-Dame degli Apostoli. Nonostante difficoltà di ogni genere, i Padri e le Sorelle, che collaboravano con entusiasmo, hanno fatto conoscere il Signore e hanno organizzato le prime comunità cristiane. Oggi, la Costa d’Avorio conta tredici diocesi i cui Vescovi sono tutti della Costa d’Avorio. Essa ha anche fatto dono al Papa di un intimo collaboratore nella persona del caro Cardinale Arcivescovo d’Abidjan. Colgo l’occasione di questo incontro per salutare cordialmente i membri della Conferenza Episcopale che compiono la loro prima visita “ad limina”: Mons. Alexandre Kouassi, Vescovo di Bondokou, Mons. Barthelemy Djabla, Vescovo di San Pedro, così come quello nominato più recentemente, Mons. Joseph Teky, Vescovo di Man.
2. Sulla scia dei vostri Fratelli membri del collegio episcopale, venite, a vostra volta, in pellegrinaggio sulle tombe di San Pietro e di San Paolo per ravvivare la vostra comunione nella professione di fede su cui essi hanno fondato qui la Chiesa. La vostra iniziativa, compiuta in nome delle vostre comunità diocesane della Costa d’Avorio, testimonia allo stesso modo la vostra unione con il successore di Pietro e avrà come risultato fra gli altri, quello di rafforzare ancor più vincoli che vi uniscono in seno alla conferenza. La vostra stessa unione così rafforzata, l’annuncio della Buona novella per condurre gli uomini alla fede non potrà che divenire più efficace: “siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21). L’unità della Chiesa, infatti, non dipende solamente da una buona organizzazione o da una ferma disciplina. Essa è nella dinamica della comunione, poiché, secondo il Concilio Vaticano II, “la Chiesa universale si presenta come «un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»” (Lumen gentium, 4). La Chiesa è una anche per il suo fondatore, “Il Figlio incaricato infatti, principe della pace, per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio; ristabilendo l’unità di tutti in un solo popolo e in un solo corpo” (Gaudium et spes, 78). Infine, la Chiesa è una per la sua “anima”: “Lo Spirito Santo che abita nei credenti e riempie e regge tutta la Chiesa, produce questa meravigliosa comunione dei fedeli e li unisce tutti così intimamente in Cristo, da essere il principio dell’unità della Chiesa” (Unitatis redintegratio, 2). Cari Fratelli, mi auguro che la vostra permanenza a Roma vi porti il conforto, il sostegno e il nuovo slancio che da essa vi aspettate: è la grazia che chiedo di tutto cuore per voi, attraverso l’intercessione dei santi Apostoli.
3. Da una lettura del documento che riassume i vostri resoconti quinquennali, emerge che una delle vostre maggiori preoccupazioni è la pastorale dei giovani. In Costa d’Avorio, i giovani rappresentano circa il settanta per cento della popolazione, e le difficoltà che incontrano, specialmente in campo scolastico e universitario, sono aumentate nel corso di questi ultimi anni, in seguito alla crisi economica. La disoccupazione è aumentata; i villaggi hanno poco lavoro da offrire, il che comporta l’esodo dalle campagne con le sue inevitabili conseguenze negative. So che la Chiesa è presente in questo mondo dei giovani, in particolare attraverso i suoi sacerdoti. Continuate ad essere portatori di speranza presso le nuove generazioni. Esortateli ad accogliere la Parola di Dio e a elaborare il oro progetto di vita sul fondamento incrollabile di Cristo “Io sono la vita, la verità e la vita” (Gv 14, 6). aiutateli a sviluppare una vera coscienza personale e il senso del dovere. Rafforzate in loro i valori morali della rettitudine, della lealtà, del rispetto per gli altri e del dono di sé. Affiancateli nella lotta contro ciò che minaccia il loro equilibrio personale, come l’eccessiva libertà sessuale, l’aborto o la droga. Esorterei a impegnarsi, individualmente o in gruppo, a migliorare la sorte di coloro che li circondano e a compiere dei gesti concreti di aiuto reciproco, seppur semplici, nella sicurezza che il Signore nella sua munificenza sa trasformare le iniziative più umili: il Vangelo non ci dice forse che Cristo ha nutrito delle folle intere cominciando con qualche pane d’orzo e un poco di pesce portati da un bambino (cf. Gv 6. 5-13)?
4. Nell’approssimarsi del giubileo del 1995, vi proponente di invitare i fedeli alla conversione, al cambiamento interiore, al rinnovamento delle loro identità di figli di Dio. Inoltre, in questa prospettiva, un’altra preoccupazione importante per voi è la formazione di un laicato adulto e competente, in grado di assumersi pienamente le proprie responsabilità nella Chiesa. Sono a conoscenza del grande sforzo che compite affinché la fede cristiana progredisca nel vostro paese, raggiunga i vostri compatrioti all’interno delle loro culture e li faccia impegnare, quando il oro cuore si è aperto al dono della fede, a portare una testimonianza conforme a ciò che essi credono. Mi congratulo con voi e vi incoraggio a proseguire questo sforzo con i sacerdoti, vostri collaboratori immediati; con i religiosi e le religiose, che adempiono con serietà ed efficacia numerose attività: animazione rurale, educazione sanitaria, insegnamento cattolico, catechesi; infine con i catechisti che hanno un ruolo fondamentale per la formazione cristiana dei giovani e degli adulti e ai quali conviene offrire delle fonti a cui attingere, quali il Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato proprio per contribuire ad una migliore conoscenza della fede. Che i segni positivi di vita cristiana nel vostro paese, risultano della vostra opera apostolica, via diano fiducia nell’avvenire del cristianesimo nella Costa d’Avorio!
5. Ispirati dalla loro fede in Gesù Cristo, i fedeli laici, nell’esercizio dei loro compiti terreni, trasformando la società. Ecco perché i Pastori devono incoraggiarli a essere come lievito nella pasta. Essi li aiuteranno a essere “profumo di Cristo” (2 Cor 2, 15), a permeare sempre più vigorosamente con il suo spirito i campi della famiglia, della vita sociale e del lavoro. Essi li incoraggeranno nella ricerca di migliori condizioni di vita. Mostreranno loro che è così che preparano la venuta del Regno di Dio (cf. Gaudium et spes, 39 § 2). È necessario dunque sviluppare l’azione pastorale per le élite dando loro una buona conoscenza della dottrina sociale della Chiesa. Fate tutto ciò che è possibile per mettere al loro servizio sacerdoti competenti.
6. Voi osservate nella vostra società una tendenza naturale ai raggruppamenti e alle associazioni: una migliore conoscenza reciproca e il reciproco aiuto contribuiscono a risolvere i problemi che si pongono a livello di villaggio o di lavoro. Incoraggiate un’efficace solidarietà. Ciò presuppone uno sforzo a favore di un ordine sociale più giusto nel quale le tensioni potranno essere riassorbite meglio e nel quale i conflitti troveranno più facilmente la loro soluzione negoziata. Fate conoscere questa convinzione cara alla Chiesa che ogni uomo deve diventare l’artefice del suo progresso, nello stesso modo in cui ogni popolo è l’artefice del suo destino. Raccomandate uno sviluppo che sia integrale, che associ gli aspetti materiali e spirituali, in conformità con il messaggio evangelico, che rilevi la dignità di ogni essere umano, creato da Dio a Sua immagine e chiamato a vivere in comunione con Lui e in fratellanza con i suoi simili. “La virtù della solidarietà oltrepassa l’ambito dei beni materiali diffondendo i beni spirituali della fede, la Chiesa ha, per di più, favorito lo sviluppo del benessere temporale, al quale spesso ha aperto vie nuove. Così nel corso dei secoli, si è realizzata la parola del Signore: “cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33) (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1942).
7. È con soddisfazione che avevo notato nel vostro documento riassuntivo che la formazione dei grandi seminaristi si compie con serietà. È un campo di grande importanza perché ne va dell’avvenire della Chiesa. Così come esprime l’“Instrumentum laboris” in vista dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, “la Chiesa in Africa è cosciente del fatto che se è necessaria una testimonianza efficace del Vangelo, bisogna che siano dei sacerdoti validi, che conducano un avita autenticamente cristiana, e che si dedichino alle necessità pastorali dei fedeli. Il sacerdote è chiamato innanzitutto a testimoniare una vita santa. La vita spirituale profonda è una condizione essenziale. Nella scelta dei candidati al sacerdozio la qualità non deve essere sacrificata per salvare il numero” (n. 27). Certamente, esiste il problema principale di costituire un valido gruppo di formatori per accompagnare i candidati al sacerdozio; voglio esortarvi a continuare ad affrontarlo con determinazione e ottimismo. Come raccomanda l’Esortazione Pastores dabo vobis (cf. nn. 60-62), mi auguro che il seminario sia veramente al cuore della Chiesa locale, una “comunità educativa in cammino” che formi i futuri sacerdoti attraverso l’insegnamento e l’azione dei responsabili, ma anche grazie alla qualità della vita comunitaria diretta ed animata spiritualmente da tutto il gruppo dei formatori. Più che un gruppo di studenti, la comunità del seminario è una comunità di discepoli di Cristo, unita nella celebrazione dell’Eucaristia, nell’ascolto della parola di Dio, nella carità fraterna così come nella condivisione di aspirazioni e di progetti apostolici.
8. Mentre è cominciata la fase di preparazione immediata all’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi e si intensifica la preghiera di tutti per il successo delle importanti sessioni future, vorrei, rivolgermi insieme a voi a Nostra Signora e affidarle le vostre diocesi, come avevamo fatto a Yamoussoukro il 10 settembre 1990:
“O Vergine Maria, conducici verso tuo Figlio, Lui che è la via, la verità e la vita!
Concedi ai Pastori, ai consacrati, ai fedeli laici di far vivere (qui) la Chiesa di Cristo, con fede e generosità, resi forti dalla grazia del tuo Figlio... Permetti ai fedeli della Costa d’Avorio di vivere nella pace, di essere instancabilmente artefici della pace, in un’unione con i loro fratelli e le sorelle di questa terra e di tutto il continente!” (Omelia della Messa per la Dedicazione della Basilica Notre-Dame de la Paix, n. 8).
Come segno di incoraggiamento, vi imparto dal profondo del cuore la mia benedizione apostolica che estendo volentieri ai vostri collaboratori e a tutti i vostri diocesani.
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