Index   Back Top Print

[ EN  - IT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI VESCOVI CATTOLICI ED
ANGLICANI DEGLI STATI UNITI D' AMERICA

Lunedì, 7 novembre 1994

Cari fratelli in Cristo,

1. È per me un grande piacere darvi il benvenuto nel Vaticano, Vescovi della Comunione Anglicana e Vescovi della Chiesa Cattolica degli Stati Uniti. Voi siete venuti a Roma nell’ambito di un pellegrinaggio che ha incluso un’altra importante tappa a Canterbury. Apprezzo i saluti che voi mi avete trasmesso dell’Arcivescovo Carey e sono lieto di ricambiare. Voi state compiendo questo viaggio nello spirito di una fratellanza ecumenica, con il desiderio di promuovere sempre di più l’intenso dialogo fra Anglicani e Cattolici nella vostra nazione. Ringrazio il Vescovo Griswold per le sue gentili parole e mi conforta il fatto che concordiamo nel vedere un “ordine ed una grazia divini” nel desiderio di unità che lo Spirito Santo ha stimolato per molti anni nei cuori dei seguaci di Cristo (cf. Unitatis redintegratio, 1).

2. E già un meraviglioso dono della grazia di Dio che noi concordiamo nel riconoscere che le relazioni ecumeniche sono un requisito essenziale della nostra obbedienza al Signore. Gesù infatti pregò il Padre per i suoi discepoli “perché tutti siano una cosa sola . . . perché il mondo creda” (Gv 17, 21). Noi tutti possiamo essere incoraggiati dai progressi già fatti lungo questa strada. Voi in particolare potete indicare molti validi esempi di cooperazione fra diocesi e parrocchie Anglicane e Cattoliche nella testimonianza cristiana e nel servizio negli Stati Uniti. La preghiera comune per l’unità è diventata quasi una presenza abituale. Voi siete anche immediatamente coscienti della necessità di comune testimonianza in materia di moralità cristiana. Proseguendo quanto è stato già evidenziato nel documento della Commissione Internazionale Cattolica Romana-Anglicana La Vita in Cristo: i Princìpi morali, la Comunione e la Chiesa, voi siete sempre più sfidati ad essere fedeli al Maestro Divino, a cercare una posizione unitaria nelle questioni morali che così profondamente riguardano gli uomini e le donne del nostro tempo. Per tutto questo, per la “Grazia di Dio che vi è stata data in Gesù Cristo” (1 Cor 1, 4), noi dobbiamo essere grati.

3. Nello stesso tempo noi siamo dolorosamente consapevoli degli ulteriori ostacoli lungo la strada. Noi non dovremmo essere né sorpresi né intimoriti dalle difficoltà incontrate.

Fra tali difficoltà voi avete ricordato il grave disaccordo fra la Chiesa Cattolica e la Comunione Anglicana sulla ordinazione sacerdotale delle donne. Nello stesso tempo è incoraggiante sentire che voi ponete questo importante argomento nella sua giusta prospettiva, una profonda prospettiva ecclesiologica che vede come primo dovere della Chiesa di ubbidire a Cristo che ne è il Capo (cf. Ef 5, 23), una prospettiva che implica limiti alla nostra autorità in relazione a quanto è stato trasmesso (cf. Giovanni Paolo II, Ordinatio Sacerdotalis, 4). Solo una visione teologica ispirata da una fede devota e contemplativa assicurerà una apertura alla sicura guida dello Spirito così da continuare il nostro pellegrinaggio verso la piena comunione.

 4. In presenza di queste ed altre difficoltà, dove può risiedere la nostra speranza ecumenica? Essa è radicata nella stessa forza delle cose che ci uniscono a dispetto delle nostre differenze. Anglicani e Cattolici già condividono una profonda fede nei misteri della vita morte e resurrezione del nostro Redentore. Questi misteri, resi presenti a noi nel Battesimo, sono la fonte perenne delle nostre vite nella Chiesa. Il Battesimo comunque è “l’inizio e l’esordio”,: “tende interamente all’acquisto della pienezza della vita in Cristo” (cf. Unitatis redintegratio, 22). Il Battesimo quindi contiene un dinamismo interno verso una più profonda partecipazione nella Chiesa come comunità di fede e comunione visibile. La nostra speranza quindi non è una nostra creazione, ma fluisce sempre nuova dall’efficacia degli autentici doni attraverso cui Dio ha costituito il suo Popolo sulla terra, la Chiesa che viaggia in una terra straniera, lontano dal suo Signore (cf. 2 Cor 5, 6), finché essa appaia in gloria con il suo sposo (cf. Col 3, 1-4) (cf. Lumen gentium, 6).

Io prego, mentre ci avviciniamo all’anno 2000, che il Signore ci guidi per andare avanti sulla strada della piena comunione! così che noi possiamo ancora una volta dar testimonianza insieme al Vangelo di Cristo, “perché il mondo creda” (Gv 17, 21). In uno spirito di amicizia io invoco su di voi la grazia e la pace di Dio.

 

© Copyright 1994 -  Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana