DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN GRUPPO DI FORMAZIONE
SULLA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITÀ
Sabato, 18 novembre 1995
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Mi è gradita l’opportunità di porgere, anche quest’anno, un cordiale saluto a voi, che partecipate al Corso di formazione, organizzato dal “Centro Studi e Ricerche sulla regolazione naturale della fertilità”, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Mi congratulo con l’équipe del Centro per la buona riuscita dell’iniziativa, che non mancherà di portare frutti, a vantaggio delle famiglie e della Comunità ecclesiale.
L’argomento dei vostri lavori vi pone a stretto contatto col mistero della vita e della sua trasmissione, che voi intendete approfondire in sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Guidati dalla luce della fede, vi accostate alle sorgenti dell’esistenza, coscienti che “la vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta “l’azione creatrice di Dio” e rimane per sempre in una relazione speciale con il suo Creatore, suo unico fine” (Istr. Donum vitae, introd., 5).
Ciò implica sempre un’inderogabile dimensione morale, non solo da parte dei genitori che fanno dono dell’esistenza ad una nuova creatura, ma anche da parte di quanti si accostano al “mistero” della trasmissione della vita, mossi dal desiderio di acquisire e diffondere conoscenze scientifiche circa la regolazione della fecondità umana.
2. Nel momento in cui l’uomo e la donna, unendosi “in una sola carne”, chiamano alla vita un nuovo essere umano, essi esprimono la ricchezza del loro rapporto interpersonale, diventando cooperatori dell’amore di Dio Creatore e della sua tenerezza.
Sono, queste, due dimensioni che non possono essere separate artificialmente, senza intaccare la verità intrinseca dell’atto coniugale stesso (cf. Lettera alle famiglie, 12). L’insegnamento della Chiesa su tale argomento è sempre stato coerente, anche a costo di opporsi a ricorrenti ed agguerrite opinioni di diverso orientamento. In ciò il Magistero, lungi dal porre in questione la libertà dell’uomo e della donna nei riguardi della sessualità, persegue lo scopo di mantenere e di promuovere in tutta la loro ricchezza le dimensioni dell’amore coniugale. È infatti nella libertà guidata dai valori morali oggettivi e sorretta dalla divina grazia che l’amore umano può esprimere la verità piena delle persone dei coniugi.
3. La Chiesa, attenta al disegno di Dio, non si stanca di ribadire che “al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè del non donarsi all’altro in totalità” (Esortazione apostolica Familiaris Consortio, 32). Ecco allora che lo studio dei cicli naturali della fecondità femminile, unito alla formazione alle dimensioni spirituali e psicologiche del dominio di sé, rivela il suo valore di autentico servizio agli sposi cristiani, perché consente loro di esercitare la loro paternità e maternità in modo responsabile e pienamente rispondente alla verità della loro stessa umanità.
4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Auspico che il corso di formazione al quale partecipate sia per voi un’occasione per comprendere come oggi esista il bisogno non soltanto di maestri, ma soprattutto di testimoni illuminati e saggi. Affido le vostre fatiche ed il vostro impegno alla protezione della Santa Famiglia di Nazaret e cordialmente vi imparto la mia Benedizione, che volentieri estendo ai vostri cari ed alle famiglie con cui verrete a contatto.
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