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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL'INDONESIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 3 giugno 1996

 

Cari Fratelli Vescovi,

1. Con affetto fraterno vi do il benvenuto, Vescovi dell’Indonesia, in occasione della vostra visita "ad limina", facendo mia la preghiera dell’Apostolo Paolo: "perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui" per farvi comprendere "qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti" (Ef 1, 17-19). Possa il Dio Uno e Trino rafforzare in noi sempre di più "lo spirito di amore" (2 Tm 1, 7) che abbiamo ricevuto attraverso la consacrazione episcopale! Il vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli, che a Roma hanno reso la suprema testimonianza versando il proprio sangue per Cristo, unisce le vostre Chiese particolari alla Sede di Pietro con vincoli di affetto e di lealtà. Attraverso di voi saluto l’intera Chiesa nel vostro vasto arcipelago di cui serbo preziosi ricordi relativi alla mia visita pastorale del 1989. Ringrazio Dio Onnipotente per la vostra fedeltà al Vangelo, per il vostro desiderio di santità e per il vostro zelo evangelizzatore.

Quando lo Spirito Santo discese sugli Apostoli nel cenacolo, conferì loro la forza di compiere la propria missione di diffondere la Buona Novella fino "agli estremi confini della terra" ( At 1, 8 ). Fin dal principio svolsero questo compito nell’"unità dello Spirito" ( Ef 4, 3 ), in una comunione di grazia più profonda dei vincoli familiari, etnici e linguistici. Questo stesso Spirito è stato offerto in particolare a tutti coloro che hanno ricevuto la pienezza del ministero apostolico. Il servizio al Popolo di Dio deve essere svolto con uno spirito di collegialità, modellato su quel "solo cuore" e su quella "sola mente" della prima comunità (cf. At 4, 32 ). La vostra comunione deve essere segno per tutti di come pianificare saggiamente e lavorare insieme con rispetto reciproco per l’edificazione del Corpo di Cristo.

Nell’ambito del Collegio episcopale ognuno di voi si assume la propria responsabilità per la Chiesa particolare che presiede con amore. Allo stesso tempo, i vincoli fraterni che vi uniscono l’uno all’altro ampliano il vostro orizzonte per poter condividere il benessere di altre Chiese particolari. In questa koinonia nessuna comunità può isolarsi. Il vostro spirito di volenterosa cooperazione testimonia di fronte al vostro popolo la meravigliosa unità presente nella ricchezza della diversità creata dallo Spirito (cf. 1 Cor 12, 4-6 ).

2.

La Chiesa in Indonesia è ancora un "piccolo gregge" ( Lc 12, 32 ). Proprio per questo, è particolarmente preziosa al cospetto del Signore. Le esigenze del ministero episcopale sono onerose, ma coloro che portano questo fardello ricevono conforto dalle parole del Signore che ha scelto noi come suoi "amici" (cf. Gv 15, 15 ) e che inoltre ha promesso di utilizzare la nostra debolezza "perché non venga resa vana la croce di Cristo" ( 1 Cor 1, 17 ). In tutti i nostri piani e programmi umani non dobbiamo dimenticare il fatto che Cristo Gesù ci attira a sé quando viene elevato da terra (cf. Gv 12, 32 ). È la "follia" e lo "scandalo" della Croce che rivelano la forza e la saggezza di Dio (cf. 1 Cor 1, 21-24 ).

I timori che le persone hanno e che impediscono loro di raggiungere una completa statura spirituale e umana (cf. Ef 4, 13 ) trovano il loro antidoto nella grazia che fluisce dal costato trafitto del Salvatore (cf. Gv 19, 34 ). Indipendentemente da quanto sono pesanti i fardelli del nostro ministero, dobbiamo credere nella sollecitudine provvidenziale di Dio per la sua creazione "sarà lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" ( Rm 8,21 ). Non dobbiamo avere paura perché è lo stesso Signore Risorto che è con noi! (cf. Mt 28, 20 ).

In questo primo incontro con i membri della vostra Conferenza desidero parlarvi del vostro compito pastorale di essere distributori "della grazia del supremo sacerdozio" (Lumen gentium, 26) e di assicurare che la Parola di Dio venga trasmessa fedelmente al popolo di Dio (cf. Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 116).

3.

Poiché siete soprattutto le guide spirituali dei vostri greggi, vi esorto in particolare a coltivare un autentico "sguardo contemplativo" (Evangelium vitae, 83). Tale sguardo è alimentato dalla preghiera e dalla vita sacramentale e cerca di penetrare il significato più profondo dell’esistenza. Questo spirito è in armonia con l’esperienza culturale e religiosa dei popoli dell’Asia. Le antiche tradizioni spirituali del vostro continente sfidano tutta la Chiesa a concentrarsi su ciò che è assolutamente prioritario per la fede: condividere la vita dell’Eterno come suoi amati figli (cf. 1 Gv 3, 1 ).Che la Chiesa in Indonesia divenga sempre più una comunità di contemplazione e di preghiera nella quale dimori la Santissima Trinità (cf. Gv 14, 23 ).

La tutela e la promozione dell’integrità, della bellezza e della celebrazione ordinata dei sacramenti sono gli strumenti per rinfrescare i fedeli con l’"acqua viva" che sgorga dal Cuore di Cristo (cf. Gv 7, 38 ). Avete il compito di promuovere la partecipazione attiva e devota all’Eucaristia, la ricezione frequente del Sacramento della Riconciliazione, in particolare predicando la sua necessità e assicurando la sua pronta disponibilità, una catechesi completa per la ricezione dei Sacramenti dell’Iniziazione, e un valido programma di preparazione al matrimonio che sia particolarmente intenso per coloro che intendono contrarre un matrimonio interconfessionale.

4.

Anche l’inculturazione della liturgia merita una particolare attenzione pastorale. Gli adattamenti liturgici, dovutamente regolati, e realizzati nel rispetto dell’unità sostanziale del Rito Romano, rappresentano una dimensione significativa della totale immersione del Vangelo nella vita di ogni popolo e nella sua cultura. Questo processo è il frutto di una progressiva maturazione nella fede. Per questo si tratta di un’impresa complessa, di "un cammino lento" (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 52), di una chiamata a un attento discernimento. Incoraggio i vostri sforzi tesi a portare la potenza liberatrice della Buona Novella fino al cuore del ricco mosaico culturale dell’arcipelago. L’inculturazione implica qualcosa di più di un semplice adattamento dei costumi tradizionali o delle tendenze attuali. È un processo radicato nello scambio autentico fra popoli di provata fede e la loro cultura. Cari Fratelli, avete il compito di ispirare, guidare e giudicare il delicato processo di inculturazione che promuove l’universalità del Corpo di Cristo.

5.

Inoltre, in qualità di Vescovi, siete chiamati a "rendere testimonianza alla verità" ( Gv 18, 37 ), garantendo che il vostro popolo giunga a conoscere la verità che rende liberi (cf. 1 Tm 2, 4 ; Gv 8, 32 ). La tutela dell’integrità dottrinale della catechesi e la promozione di un’autentica educazione cattolica sono responsabilità di coloro ai quali è affidata la tutela del deposito della fede. L’elaborazione delle implicazioni del Vangelo per la vita cristiana nel mondo e le sue applicazioni alle nuove situazioni sono anch’esse elementi essenziali della sollecitudine per la predicazione apostolica. I Vescovi possono anche condividere efficacemente con il proprio gregge "le imperscrutabili ricchezze di Cristo" attraverso la pubblicazione individuale e congiunta delle Lettere Pastorali. L’insegnamento coraggioso, diretto e persuasivo promuove nel Popolo di Dio la conoscenza di Cristo Gesù, suo Signore (cf. Fil 3, 8 ).

In virtù della vostra esperienza pastorale, sapete che la formazione nella fede avviene in vari modi: nelle parrocchie, nelle associazioni e nelle comunità con bisogni specifici. Incoraggio soprattutto i vostri sforzi volti ad assistere i genitori nell’orientare i propri figli alla fede (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 52). Fate quanto vi è possibile per promuovere la formazione teologica e spirituale dei laici, orientando gli sforzi di tutti coloro che si impegnano nello scopo autentico di tutta la catechesi: la "pienezza della vita" in Cristo (cf. Gv 10, 10 ), un’interiorizzazione dei doni dello Spirito.

6.

La Chiesa in Indonesia è giustamente orgogliosa del contributo offerto dalle scuole cattoliche al benessere spirituale e temporale dei singoli individui e della società stessa. È mia fervida speranza che, in una società in rapido mutamento, continuiate a compiere questa missione educativa garantendo che essa sia radicata nei valori del Vangelo. Qualunque educazione limitata al mero apprendimento di abilità scientifiche e tecniche non riesce a soddisfare il nobile obiettivo che la Chiesa si prefigge: lo sviluppo integrale della persona umana e la creazione di un ordine sociale giusto e pacifico (cf. Gravissimum educationis, 8). Vi esorto a proseguire lungo il cammino che avete saggiamente intrapreso: quello di rafforzare l’identità cattolica delle vostre scuole, di chiarire la loro missione specifica e di promuovere la sollecitudine pastorale degli studenti e degli insegnanti nell’ambito delle istituzioni educative che vi sono affidate. Dovete inoltre promuovere i programmi di solidarietà sempre più diffusi, mediante i quali le scuole con maggiori risorse le condividono con quelle che ne hanno meno.

7.

L’Indonesia come nazione è stata benedetta da una storia di tolleranza e di libertà religiosa, una situazione derivante dal rispetto per il Pancasila, nobile espressione della sua tradizionale saggezza. La motivazione più profonda dell’armonia interreligiosa deriva dal messaggio interiore della religione: la ricerca di Dio e il rispetto per gli altri. La Chiesa insegna che qualsiasi forma di intolleranza religiosa e di proselitismo compromette il diritto fondamentale alla libertà di religione. Nelle vostre Diocesi, dunque, il dialogo interreligioso dovrebbe essere "parte della missione evangelizzatrice della Chiesa" (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 55). La cooperazione interreligiosa inizia con il dialogo di vita che promuove la conoscenza e il rispetto reciproci. Ciò, a sua volta, conduce al dialogo di azione, che promuove la solidarietà in campo culturale, economico e sociale. La cooperazione pratica genera stima reciproca fra i credenti in Dio e suscita il desiderio di imparare dagli altri e di lavorare con essi.

Come "autentici maestri della fede" (Christus Dominus, 2), i Vescovi svolgono un ruolo particolare nel vegliare sulla dimensione teologica del dialogo interreligioso. In particolare, non devono dimenticare l’universalità e l’unicità della Redenzione in Cristo: l’unico amato Figlio del Padre è "il Salvatore di tutti, colui che solo è in grado di rivelare Dio e di condurre a Dio" (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 5). Un dialogo interreligioso fecondo dipende da uno spirito di carità fraterna, di rispetto per le esigenze della coscienza da entrambe le parti e da un profondo amore per la verità. La situazione in Indonesia vi esorta a compiere sforzi particolari per garantire che il dialogo fra il cristianesimo e l’Islam conduca a più stretti vincoli fra i credenti nel Dio Uno e Misericordioso.

Cari fratelli, vi state preparando per il Sinodo Asiatico, quella grande assemblea che guiderà il pellegrinaggio delle vostre Chiese nel terzo millennio cristiano. Il Sinodo promette di essere una pietra miliare per tutta la Chiesa in Asia. Anche la vostra visita "ad limina" è parte della vostra preparazione al Giubileo dell’Anno 2000. Che lo Spirito Santo permetta al Popolo di Dio nel vostro Paese di celebrare il Grande Giubileo "rinnovando la" sua "speranza nell’avvento definitivo del Regno di Dio, preparandolo giorno dopo giorno nel" suo "intimo, nella Comunità cristiana a cui" appartiene (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente, 46)! Vi esorto a suscitare in coloro che servite un sincero desiderio di conversione e un anelito alla comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (cf. 1 Gv 1, 3 ). Affidando voi e tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Chiese particolari all’intercessione di Maria, la cui materna mediazione guidi il vostro cammino fino al cuore di suo Figlio, vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

 

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