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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PELLEGRINAGGIO DELLA DIOCESI DI VITERBO

Aula Paolo VI - Sabato, 16 novembre 1996

 

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi, in occasione del pellegrinaggio, col quale celebrate il decennale della ristrutturazione della vostra diocesi intorno all’unica Sede di Viterbo e la conclusione del primo Sinodo della nuova Comunità diocesana unificata.

Vi saluto tutti con affetto, sacerdoti, religiosi e religiose e fedeli laici. Ringrazio in particolare il vostro Vescovo, il caro Mons. Fiorino Tagliaferri, per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome di ciascuno di voi.

Si sono compiuti nel marzo scorso i dieci anni dalla promulgazione della Bolla Pontificia con la quale stabilii che le cinque diocesi di Viterbo, Tuscania, Bagnoregio, Montefiascone ed Acquapendente fossero unificate nella nuova diocesi di Viterbo, “sotto la protezione della Beatissima Vergine Maria, chiamata dal popolo Santa Maria della Quercia”. In questo decennio tale atto normativo è diventato comunione ecclesiale vissuta, grazie anche all’impulso della Visita pastorale e del Sinodo diocesano.

2. La Visita pastorale, che il vostro Vescovo ha compiuto dal marzo del ‘90 al febbraio del ‘94, ha evidenziato potenzialità positive della vostra Comunità, messa di fronte a sfide sempre più impegnative ed urgenti. Lodo il Signore per l’impegno con cui vi sforzate a vivere e testimoniare la verità e la carità del Vangelo, grazie alla guida dei sacerdoti, alla presenza delle comunità religiose ed all’azione apostolica delle associazioni laicali.

Il Sinodo ha ulteriormente lavorato sul terreno, per così dire, “arato” dalla Visita pastorale: due anni di intensa revisione di vita, sviluppata dapprima nelle parrocchie, poi nelle zone pastorali ed infine in assemblee diocesane. Il Libro del Sinodo, che oggi mi presentate in segno di comunione col Successore di Pietro, è il frutto di tale lavoro: esso contiene gli impegni pastorali della Chiesa che è in Viterbo in vista del Terzo millennio.

3. Il vostro programma diocesano, carissimi Fratelli e Sorelle, intende opportunamente sintonizzarsi con il cammino dell’intero popolo di Dio verso il grande Giubileo del Duemila, secondo le linee da me tracciate con la Lettera apostolica Tertio millennio adveniente. L’obiettivo prioritario verso il quale tende anche la vostra Comunità è “il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani” (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente, n. 42); dunque, in concreto, la promozione della catechesi degli adulti, per una cultura ispirata dalla fede, e l’animazione della carità, come fermento di una nuova civiltà.

A tale scopo, voi intendete far leva in particolare sull’apporto responsabile delle famiglie e dei giovani, quali evangelizzatori della verità cristiana sull’uomo, del dono della vita, della dignità della persona, della santità del matrimonio e della famiglia, dei valori morali oggettivi e della solidarietà sociale. Sono molto lieto di questa scelta e vi incoraggio a perseguirla con fedeltà e con pazienza, attraverso le iniziative per i fidanzati e gli sposi, come pure per i ragazzi ed i giovani.

Anche l’impegno a rendere più capillare e articolato il servizio della carità ben s’intona con le caratteristiche del Giubileo: esso esprime l’impegno della diocesi per la “solidale accoglienza del prossimo, specialmente di quello più bisognoso” (Ivi).

Carissimi, Domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re, presso il Santuario della Madonna della Quercia, inizierete solennemente il cammino diocesano verso il grande Giubileo. Affido alla vostra Patrona tutti voi e l’intera diocesi. Vi accompagni Maria con la sua costante protezione; anch’io vi assicuro un particolare ricordo nella preghiera, mentre con affetto imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.

 

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