DISCORSO DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALL'VIII CONVEGNO DELL'A.C.I.S.E.
(ASSOCIAZIONE CATTOLICA INTERNAZIONALE
DELLE ISTITUZIONI DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE)
18 aprile 1998
Illustri Signori,
Gentili Signore!
1. Sono lieto di questo incontro, che mi offre l'opportunità di affrontare un tema importante come quello dell'impegno educativo, per riflettere sul quale vi siete raccolti in questo Congresso, con la partecipazione di tanti esperti in tale fondamentale materia.
Rivolgo a tutti il mio cordiale saluto, con un particolare pensiero di gratitudine per il Prof. Giuseppe Dalla Torre che, nell'interpretare i sentimenti dei Colleghi, ha efficacemente illustrato i lavori del vostro Convegno.
L'"educabilità" è indubbiamente una dimensione che caratterizza l'uomo e ne sottolinea la ricchezza psicologica, che è tale da consentirgli un progresso perfettivo senza termine. Il potermi rivolgere stamani non soltanto ad educatori, ma a teorici dell'educazione, mi induce a toccare alcuni aspetti meno scontati di questo complesso argomento, che tanto rilievo riveste nella vicenda di ogni essere umano.
2. Vorrei soffermarmi a riflettere con voi sul complesso tema della ricerca in questo ambito delicato. La vostra è una ricerca che ha regole precise e proprie, le quali tuttavia sono scarsamente oggettivabili. Il termine che meglio le esprime e le riassume potrebbe essere quello di "serietà": la ricerca in campo educativo deve essere condotta con una serietà che non può essere ridotta alla sola correttezza dei mezzi, all'esaustività delle analisi, o alla fedeltà nell'accesso alle fonti. Serietà significa soprattutto risoluta e consapevole responsabilità personale nell'utilizzo delle metodiche disponibili in questo campo.
Basti qualche rapido accenno: nella validazione dei risultati operativi della vostra ricerca i tempi sono improgrammabili; i riscontri negativi non sono, purtroppo, immediati, sì che si possa intervenire e riparare; i riscontri positivi si rivelano tali solo dopo che le variabili hanno fatto il loro corso. Come non riconoscere, alla luce di queste molteplici incognite, l'esigenza di una singolare "serietà" nel ricercatore che affronta uno studio tanto problematico?
Nella peculiarità della vostra ricerca è centrale l'adeguatezza dell'approccio all'oggetto, costituito dal mistero dell'uomo con le sue valenze storiche e metastoriche. L'approccio dovrà essere tale da consentire il pieno dispiegamento dello spirito umano, che porta in sé anche la capacità di aprirsi alla trascendenza.
3. La serietà nello svolgimento della ricerca impone anche di resistere al fascino dell'adozione di parametri ristretti o di forme di scientificità inappropriate all'oggetto. Quando verte sull'uomo e sul dispiegamento delle sue capacità di perfezionamento, pur fra le strettoie di condizionamenti di ogni genere, la ricerca non può abbassare il proprio tono, né consentirsi scorciatoie mortificanti.
Voi sapete, del resto, di essere "impegnati", prima che nella ricerca sulla persona, nello sforzo di essere voi stessi persone riuscite. La vostra ricerca, infatti, non è solitaria: essa si svolge e si esprime nella compresenza delle componenti della realtà universitaria: docenti e studenti. Agli esordi dell'Accademia un singolare modo di con-vivere era ritenuto momento alto del processo educativo: era banco di prova per l'autenticità anche umana del maestro, mentre al discepolo era data l'occasione di scorgere, "incarnati" in lui, valori ed ideali con cui entrare in una sinergia corroborante.
Chiunque si dedichi allo studio teorico o all'applicazione pratica della missione educativa non può non sentirsi impegnato a proporre in sé un'umanità riuscita, per diventare così una persona da cui trapela lo splendore dell'umano, una persona che, con la sua testimonianza di vita prima ancora che con la sua cultura, invoglia altri alla piena realizzazione di sé.
4. Due ostacoli, in particolare, possono fermare o deviare lo sforzo educativo. Vi è innanzitutto il rischio di finalizzare la ricerca al successo effimero. Se ciò è disdicevole sempre, tanto maggiormente lo diventa quando si tratta della verità sull'uomo, sul suo vivere e sul suo morire, sulla sua gioia e sul suo dolore. Qui non si possono assolutamente ammettere cedimenti opportunistici né ripiegamenti utilitari. La ricerca sull'uomo ha sempre qualcosa di sacro, che ne interdice ogni strumentalizzazione.
L'altro rischio dal quale occorre guardarsi è costituito dal fascino fatale del potere. L'occhio interiore è inabile a cogliere il profondo valore dell'umano e a rispettarne la sacralità misteriosa, se è abbacinato dal brillìo del potere: per essere compreso, l'uomo deve essere accostato con reale atteggiamento di servizio. Ma non si può servire l'uomo ed essere schiavi della seduzione del potere. Ne conseguirebbe disattenzione per l'essere umano proprio là dove si dice di volerne scandagliare il valore, per stimolarne le attuazioni meglio rispondenti alla qualità del vivere personale e del vivere associato.
5. Illustri Signori e gentili Signore, il servizio attento all'uomo, il quotidiano impegno perché progressivamente egli attui il disegno che porta in sé è ardua missione, a volte addirittura impopolare, ma è il mezzo per assicurare lo spazio in cui l'eterno che è nell'uomo possa trovare la sua espansione adeguata.
La missione educativa comporta sempre un servizio esigente, duro e rigoroso. Aver scelto questo ambito di studio e questa professione è, pertanto, impegno nobile e degno del massimo apprezzamento. Colgo volentieri questa occasione per esprimervi tutta la mia stima e, nel rivolgervi il mio più cordiale incoraggiamento a perseverare nonostante le difficoltà nel compito assunto, desidero assicurarvi della mia speciale preghiera perché non vi manchi dall'Alto l'aiuto necessario.
Accompagno questi voti con una speciale Benedizione, che estendo anche a tutti coloro a cui vanno le vostre sollecitudini di studio e di insegnamento.
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