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VISITA PASTORALE IN KAZAKHSTAN E VIAGGIO APOSTOLICO IN ARMENIA
 (22-27 SETTEMBRE 2001)

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 
DURANTE LA CERIMONIA DI BENVENUTO

Aeroporto Internazionale di Astana
Sabato, 22 settembre 2001

 

Signor Presidente,
Illustri Membri del Corpo Diplomatico,
Distinte Autorità,
Rappresentanti delle varie Confessioni religiose,
Cari Fratelli e Sorelle!

1. Rendo grazie a Dio, che ha guidato i miei passi sino alla città di Astana, capitale di questo nobile e sconfinato Paese, situato nel cuore del territorio eurasiatico. Bacio con affetto questa Terra, che ha dato origine a uno stato multietnico, erede di secolari e molteplici tradizioni spirituali e culturali, ed ora incamminato verso nuovi traguardi sociali ed economici. Da tanto tempo sentivo il desiderio di questo incontro, ed è grande la mia gioia nel poter stringere in un abbraccio di ammirazione e di affetto tutti gli abitanti del Kazakhstan.

Sin da quando ebbi modo di ricevere in Vaticano Lei, Signor Presidente della Repubblica, e di ascoltare dalle sue labbra l'invito a visitare questa Terra, ho cominciato a prepararmi nella preghiera all'odierno incontro. Chiedo ora al Signore che questo sia un giorno benedetto per tutte le amate genti del Kazakhstan.

2. Grazie dunque, Signor Presidente, per l'invito a suo tempo rivoltomi, e grazie per l'impegno posto nel predisporre la visita nei suoi complessi aspetti organizzativi. Grazie anche per le cordiali parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome del Governo e di tutto il Popolo kazakhstano. Saluto con deferenza le Autorità civili e militari, come pure i membri del Corpo Diplomatico, attraverso i quali vorrei inviare un affettuoso pensiero ai popoli che ciascuno di loro degnamente rappresenta.

Saluto i responsabili e i fedeli dell'Islam, che in questa regione vanta una lunga tradizione religiosa. Estendo il mio beneaugurante pensiero alle persone di buona volontà, che cercano di promuovere i valori morali e spirituali atti a garantire per tutti un futuro di pace.

Un particolare saluto rivolgo ai fratelli Vescovi e fedeli della Chiesa ortodossa ed ai cristiani delle altre Chiese e Comunità ecclesiali. Mi è grato qui rinnovare l'invito a congiungere gli sforzi, perché il terzo millennio possa vedere i discepoli di Cristo proclamare con una sola voce e un solo cuore il Vangelo, messaggio di speranza per l'intera umanità.

Abbraccio con fraterno affetto soprattutto voi, cari Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, missionari, catechisti e fedeli, che formate la Comunità cattolica che vive sul vasto suolo kazako. So della vostra dedizione al lavoro e del vostro entusiasmo; mi è nota pure la vostra fedeltà alla Sede Apostolica e prego Iddio perché sostenga ogni vostro proposito di bene.

3. Questa mia visita ha luogo a dieci anni dalla proclamazione dell'indipendenza del Kazakhstan, raggiunta dopo un lungo periodo buio e sofferto. La data del 16 dicembre del 1991 è incisa a caratteri indelebili negli annali della vostra storia. La riacquistata libertà ha riacceso in voi una più solida fiducia nel futuro e sono persuaso che l'esperienza vissuta sia ricca di ammaestramenti ai quali attingere per muovervi con coraggio verso nuove prospettive di pace e di progresso. Il Kazakhstan vuole crescere nella fraternità, nel dialogo e nella comprensione, premesse indispensabili per "gettare ponti" di solidale cooperazione con gli altri popoli, nazioni e culture.

E' in questa prospettiva che il Kazakhstan, con coraggiosa iniziativa, ha deciso già nel 1991 la chiusura del poligono nucleare di Semipalatinsk e successivamente ha proclamato la rinuncia unilaterale all'armamento nucleare e l'adesione all'Accordo per il totale divieto degli esperimenti atomici. Alla base di questa decisione vi è la convinzione che le questioni controverse debbano essere risolte non con il ricorso alle armi, ma con i mezzi pacifici della trattativa e del dialogo. Non posso che incoraggiare questa linea d'impegno, che ben risponde alle fondamentali esigenze della solidarietà e della pace a cui gli esseri umani aspirano con crescente consapevolezza.

4. Nel vostro Paese, che occupa uno dei primi posti nel mondo per estensione, convivono a tutt'oggi cittadini appartenenti a oltre cento nazionalità ed etnie, ai quali la Costituzione della Repubblica garantisce gli stessi diritti e le stesse libertà. Lo spirito di apertura e di collaborazione fa parte della vostra tradizione, perché da sempre il Kazakhstan è terra di incontro e di convivenza fra tradizioni e culture differenti. Ciò ha dato luogo a significative forme culturali, espresse in originali realizzazioni artistiche, come pure in una fiorente tradizione letteraria.

Guardo con ammirazione a città come Balasagun, Merke, Kulan, Taraz, Otrar, Turkestan e altre, una volta importanti centri di cultura e di commercio. In esse hanno vissuto illustri personalità della scienza, dell'arte e della storia, a partire da Abu Nasr al-Farabi, che ha fatto riscoprire per l'Europa Aristotele, fino al ben noto pensatore e poeta Abai Kunanbai. Formatosi alla scuola dei monaci ortodossi, egli conobbe anche il mondo occidentale e ne apprezzò il patrimonio di pensiero. Tuttavia era solito ripetere: "L'Occidente è diventato il mio Oriente", ponendo in luce come il contatto con altri movimenti culturali avesse in lui ridestato l'amore per la propria cultura.

5. Cari Popoli del Kazakhstan! Ammaestrati dalle esperienze del vostro passato antico e recente, e specialmente dagli eventi tristi del XX secolo, sappiate sempre mettere a fondamento del vostro impegno civile la tutela della libertà, diritto inalienabile e aspirazione profonda d'ogni persona. In particolare, sappiate riconoscere il diritto alla libertà religiosa, nella quale si esprimono le convinzioni custodite nel sacrario più intimo della persona. Quando all'interno di una comunità civile i cittadini sanno accettarsi nelle rispettive convinzioni religiose, è più facile che s'affermi tra loro l'effettivo riconoscimento degli altri diritti umani e un'intesa sui valori di fondo di una convivenza pacifica e costruttiva. Ci si sente infatti accomunati dalla consapevolezza di essere fratelli, perché figli dell'unico Dio, creatore dell'universo.

Prego Dio onnipotente di voler benedire e incoraggiare i vostri passi su questo cammino. Egli vi aiuti a crescere nella libertà, nella concordia, nella pace. Sono queste le condizioni indispensabili, perché s'instauri il clima adatto per uno sviluppo umano integrale, attento alle esigenze di ciascuno, specialmente a quelle dei poveri e dei sofferenti.

6. Popolo kazakhstano, un'impegnativa missione ti attende: costruire un Paese all'insegna del vero progresso, nella solidarietà e nella pace. Kazakhstan, Terra di martiri e di credenti, Terra di deportati e di eroi, Terra di pensatori e di artisti, non temere! Se profondi e molteplici restano i segni delle piaghe inferte al tuo corpo, se difficoltà e ostacoli si frappongono nell'opera della ricostruzione materiale e spirituale, a balsamo e sprone ti valgano le parole del grande Abai Kunanbai: "L'umanità ha come principio l'amore e la giustizia, esse sono il coronamento dell'opera dell'Altissimo" (I detti, cap. 45).

L'amore e la giustizia! L'Altissimo, che guida i passi degli uomini, faccia rifulgere queste stelle sui tuoi passi, Terra sconfinata del Kazakhstan!

Sono questi i sentimenti che pulsano nel mio cuore, mentre inizio la mia visita ad Astanà. Guardando i colori della vostra bandiera, cari kazakhstani, domando per voi all'Altissimo i doni che essi simboleggiano: la stabilità e l'apertura, di cui è simbolo l'azzurro; la prosperità e la pace, a cui si riferisce l'oro.

Dio benedica te, Kazakhstan, e tutti i tuoi abitanti e ti conceda un futuro di concordia e di pace!



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