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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 18 novembre 1970

 

Il carattere ecclesiale: dell'imminente visita a popoli dell'Asia e dell'Oceania

Noi vogliamo ancora una volta, interessare l’attenzione della nostra Udienza settimanale, al Nostro prossimo viaggio nell’Estremo Oriente; o, per meglio dire, sul carattere ecclesiale, che esso intende assumere, e che costituisce il suo scopo intenzionale.
Noi vi ripetiamo né l’itinerario, né il programma del Nostro lungo pellegrinaggio. Proponiamo piuttosto a voi ancora la domanda sul perché di questo viaggio. Abbiamo detto, la scorsa settimana, una parola sul perché di partenza, cioè sul motivo personale, di questa lunga escursione; diciamo ora una parola sul perché di arrivo, cioè sullo scopo oggettivo: che cosa andiamo a fare laggiù?

«SCOPRIRE LA CHIESA»

Se volessimo descrivervi il programma delle Nostre giornate di viaggio, avremmo molto da dire; se ne è già parlato; e poi giornali e radio ne parleranno a suo tempo. A Noi preme ora piuttosto di notare che si tratta d’un avvenimento, il quale dovrebbe stimolare il pensiero di tutti a scoprire la Chiesa. Scoprire la Chiesa? Ma non è già scoperta, e nota, arcinota da tutti, fedeli o profani che siano? Il Concilio non ne ha parlato con esauriente sovrabbondanza? Sì, sì; ma, prima di tutto, la Chiesa è tal cosa che non è mai conosciuta abbastanza; ricordiamo che è «mistero», cioè è una realtà, la quale, anche nei suoi aspetti visibili e istituzionali, si presenta come «sacramento», cioè come segno e come strumento d’un piano divino nel mondo; non sarà mai abbastanza esplorata e conosciuta; è paragonata a tante cose: ad un seme che si sviluppa e cresce, e che dice perciò una storia, un divenire pieno di apparenze e avventure diverse; ad un edificio in costruzione secondo un disegno per noi ancora in via di esecuzione secondo un’intenzione dell’architetto divino che è Cristo; ad un ovile nel quale il Pastore buono va guidando e raccogliendo il suo gregge disperso (Cfr. Io. 11, 52); e così via: la Chiesa è Corpo mistico, è Popolo di Dio, è Regno, è Tempio, è Famiglia, è Sposa . . . . (Cfr. Lumen gentium, 6).

La concezione vera, completa, della Chiesa è talmente profonda, complessa, compenetrata con i destini dei singoli uomini e dell’intera umanità, che non riusciremo mai a possederne i termini adeguati; la dovremo sempre scoprire.
E infatti noi oggi assistiamo, dopo che il Concilio tanto ci ha parlato di Chiesa, ad un certo senso di vertigine concettuale, che, se non badiamo a rimanere aderenti a ciò che veramente la Chiesa stessa, nell’ora della pienezza dello Spirito e della sua propria autorità (Cfr. Act. 15, 28), ci ha insegnato di sé, possiamo essere esposti a sbandamenti concettuali, derivanti per lo più dalla visione parziale, isolata e soggettiva di qualche aspetto della Chiesa medesima. Ne avvertiamo alcuni fenomeni, che possono generare un concetto unilaterale e personale fino ad oscurare il vero volto della Chiesa, irradiante di autenticità, di bellezza e di mistero. Il che ci richiama all’espressione, testé usata, circa una doverosa scoperta o riscoperta della Chiesa.

Ad esempio. È di moda osservare la Chiesa nel suo aspetto sociologico, cioè nelle forme e nei fenomeni, che la sua vita esprime sul piano umano, istituzionale, statistico, economico e storico, con certo rigore scientifico e con la convinzione finale d’aver delineato il quadro della realtà ecclesiale, senza sempre ricordare le cause, non certo tutte umane e ponderabili, donde tale quadro risulta. Chi a questo quadro si arresta, come a traguardo adeguato allo studio sulla Chiesa, dovrà ad un dato momento sentire il dovere e il bisogno di riscoprire la Chiesa.
Analoga osservazione si può fare circa la concezione spiritualistica e carismatica, che da taluni, allievi di sorpassate scuole protestanti, si va professando della Chiesa, come se questo valore puramente «pneumatico», cioè spirituale, fosse l’unico veramente interessante, suffragato dalla S. Scrittura e costitutivo della Chiesa (Cfr. ALLO, Première Epître aux Cor., p. 87 ss.). Anche qui una riscoperta della vera realtà della Chiesa sarà raccomandabile.
Basterà a tale scopo l’indispensabile ricorso a libri di sicura dottrina, o ad insegnamenti ortodossi puramente orali?
Certamente ciò può bastare per rettificare, se bisogno vi fosse, il concetto di Chiesa, ed anche per approfondirne la sempre inadeguata conoscenza.
Ma noi riteniamo che non sia superflua al nostro odierno bisogno d’una cognizione sperimentale, esistenziale della Chiesa la testimonianza che ad essa il Nostro viaggio vorrebbe tributarle.

COLLEGIALITÀ EFFETTIVA ED OPERANTE

Quale testimonianza? La testimonianza, Noi abbiamo già detto, alle sue intime e misteriose proprietà ‘e alle sue prodigiose note esteriori: la Chiesa è una, santa, cattolica ed apostolica. Pensate come questi aspetti caratteristici della Chiesa possono venire in migliore evidenza in questo semplice, ma singolare episodio della sua storia.
Pensate alle forme concrete, nelle quali esso intende realizzarsi. Il Nostro viaggio vuol essere principalmente un incontro. Un incontro umano e spirituale, come fra persone che già si conoscano, già s’intendano profondamente, già si vogliano bene. Diciamo un incontro di Fratelli. Non è la Chiesa una fraternità? (Cfr. Rom. 12, 10; 1 Thess. 4, 9; 1 Petr. 2, 17; 5, 9; ecc.) Sarà per Noi un gaudio autenticamente ecclesiale, quello di scoprire quanti e quali Fratelli noi abbiamo in terre sconosciute e lontane. Un incontro, con precedenza su altri incontri, fra Vescovi. Scopriremo una volta di più, come la Collegialità sia effettiva ed operante.

Un incontro con Popoli esuberanti, quali sono quelli dei Paesi ch’e visiteremo: non sarà anche questa stupenda esperienza una conferma, una riscoperta della Chiesa, che realizza, potremmo dire da sola nella vicenda del mondo, il prodigio storico e spirituale della vittoria sul tempo? non una vittoria mediante l’effetto tipico del tempo che passa, cioè la caducità, per via di risoluzione o di morte, ma mediante la vitalità segreta propria della Chiesa, che fa del suo passato una sorgente del suo perenne rinascere e del suo avvenire, mediante la fedeltà viva e operante della sua tradizione?
Scopriremo le impronte dei passi degli eroici missionari, che là hanno per primi annunciato il Vangelo e piantato la Chiesa. Scopriremo la vocazione originale di quelle cristianità, che hanno ora possibilità di affermarsi con le energie ed i valori delle loro secolari civiltà, e di dare alla Chiesa, albero antico, nuove fronde, nuovi fiori e nuovi frutti, che Noi appunto desideriamo scoprire . . .
La Nostra scoperta non ha nulla di straordinario e di eroico, come lo sono spesso quelle operate nel mondo della natura. Ma Noi pensiamo che essa abbia, specialmente se condivisa dai figli fedeli di tutta la Chiesa, un valore di meraviglia, di certezza e di speranza, tale da apportare nel mondo un momento di luce, di conforto e di gioia.
Dio voglia che sia questo anche per voi. Con la Nostra Benedizione Apostolica.

Sacerdoti degli Stati Uniti

Dear sons, It means a great deal to Us to be able personally to address to you Our affectionate greeting in the Lord.
We are pleased also to speak a word of encouragement and praise for the worthy endeavor which is yours: continuing theological education. To the Bishops of the United States, to Bishop Hickey in particular and to all those responsible for the Organization of your Institute goes Our sincere commendation.
We think that your being in Rome and having the benefit of these months of prayer, study and discussion can be one of the greatest experiences of your priestly lives. Because you are mature men with pastoral experience you are indeed in a position to profit greatly. It is our hope that you will acquire new insights, and more and more come to know the Church as a communion of unity and love, in which your mission is one of service and of total sacrifice. Your responsibility is great, and greater now by reason of the opportunities afforded you. We exhort each of you as Paul charged Timothy: “Take great care of all that has been entrusted to you” (1 Tim. 6: 20).
When you go home take Our greetings to your families, loved ones and parishioners. To each of you We give Our Apostolic Blessing, “wishing you grace and peace from God the Father and the Lord Jesus Christ” (2 Thess. 1: 2).

We greet the group of delegates and participants from the Eighth Assembly of the World Convention of the Churches of Christ, held recently in Adelaide, Australia. We are pleased to know that two Catholic observers were among you on that happy occasion. It was an inspiring opportunity of renewal for you and your fellowship under the worthy theme: “One Gospel, One World”. May God bless and render effective the generous resolutions you made at that time. May he grant you a pleasant journey and a safe return to your homes.
Our special welcome goes also to those who come to us from the International Centre of Postconciliar Spirituality. We exhort all of you to live deeply the Gospel of Christ in its purity, and from the experiences of these days to become more equipped to assume your role as authentic and faithful animators of your Christian communities. It is up to you through your personal conversions to live-and make live for others-the Paschal Mystery of the Lord of life. To all of you Our affectionate Apostolic Blessing.

C’est avec joie que Nous saluons un groupe de Missionnaires Oblats de Marie Immaculée, qui se retrempent dans la prière et l’étude au tours d’une longue retraite a Rome. Vous savez, chers Fils, la place capitale que l’Eglise reconnaît aux missionnaires, et Nous sommes heureux d’aller Nous-même, dans quelques semaines, encourager sur place ceux qui consacrent leur vie à annoncer l’Evangile aux nations.
A tous et à toutes, Nous donnons de grand cœur Notre paternelle Bénédiction Apostolique.

                               



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