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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 23 novembre 1977

 

La scelta cristiana

O Voi tutti presenti a questa Udienza, che si colloca alle soglie del periodo liturgico, che siamo soliti a distinguere come particolarmente significativo nel decorso religioso del tempo, e che chiamiamo «Avvento», perché siete venuti? Quale motivo vi ha spinto a venire a questo incontro? Una semplice curiosità turistica («andiamo a vedere anche questa figura singolare che è il Papa»)? ovvero un motivo di ordinaria devozione cattolica? («è sempre bello assistere ad un’Udienza generale del Papa»); oppure un impulso spirituale, quasi conclusivo d’un processo interiore di personale inquietudine, che sembra fare proprie le parole del pescatore San Pietro, dopo il discorso preannunciatore del pane eucaristico, discorso che aveva sconcertato gli uditori di Cafarnao, ancora meravigliati del miracolo della moltiplicazione dei pani, compiuto il giorno prima, ma incapaci di supporlo un segno premonitore d’un più insolito e inconcepibile miracolo, quello dell’Eucaristia, quando S. Pietro, vedendo disperdersi la folla incredula, quasi spinto dalle parole di Cristo: «Anche voi volete andarvene?» (Io. 6, 67), l’Apostolo esclama, lui per tutti i colleghi, discepoli e apostoli presenti: «Signore, da chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Santo di Dio!» (Ibid. 69).

Sì, da chi andremo noi? Voi, alcuni di voi almeno (e noi supponiamo che siano i giovani, di anni o di spirito), sono qui appunto con questo spirito, sono coloro i quali vengono dal Papa nella speranza che egli abbia qualche sua parola segreta e prodigiosa che risponda ad una loro intima «domanda di vita»; una domanda che si dibatte fra delusioni e incertezze, e ancora più fra tensioni ed ansie di nuove certezze, per una fame interiore di verità, che davvero interpreti il mondo sconvolto che li circonda, e insegni una via sicura, degna di essere percorsa dalla loro insoddisfatta, ma fremente vitalità.

Vi è, noi pensiamo, un’aspirazione, per molti inquieta fino alla sofferenza, di una soluzione vitale, il bisogno d’una scelta, la scelta d’una via che non si disperda nelle sabbie d’un deserto di problemi insoluti, o non si affondi nello stagno traditore di false e indegne promesse. Vi è in tanti animi generosi, ma dagli occhi bendati, l’urgenza di trovare una formula di esistenza, che dia impiego pieno e valoroso alle energie, di cui sono esuberanti, ma che sono delusi dalle lusinghe della vita ordinaria, o dal fascino di programmi illusori, o solo mediocremente capaci di dare un significato pieno e nobile a chi vi concede la propria esistenza.

Dopo lo sconvolgimento delle guerre recenti, dopo il tipo di vita senza ideali o sostenuta da scopi di mediocre valore, o abbagliata da concezioni politico-sociali incomplete e forse disumane e rinunciatarie agli ideali dello spirito e della verità superiore, una crisi si pronuncia nella generazione degli uomini nuovi e liberi, i quali cercano ansiosamente una vocazione, che valga davvero la pena di essere vissuta con tacito, ma non fallace eroismo.

Sono forse fra voi, giovani, fra voi, uomini e donne che ci ascoltate, persone, persone vive, che soffrono per la ricerca di questo non strano, ma nascosto modello di vita? Voi, diciamo, cercate forse da noi la formula della vita vera, quella che abbia per sé il tesoro di valori che giustifichino il rischio, il dono della scelta che non ammette confronti?

Ebbene, a voi, avidi di questa suprema risposta, la risposta circa l’impiego autentico, sapiente, veramente umano della vita, noi diremo due cose: la prima è quella della nostra insipienza circa le cose che formano la ricchezza, la forza, il fascino del mondo esteriore. Siamo degli estranei, siamo dei poveri di spirito. Non chiedete a noi, non chiedete alla Chiesa, ciò che non possiamo darvi, Non conosciamo più la felicità della terra (Cfr. Io. 16, 20).

Ma se a noi chiedete il segreto della vita vera, quella fondata sulla verità, su l’amore, sulla concomitanza della grazia divina; quella degli uomini forti, austeri, e lieti, quella degli uomini che vivono la vita, anche modesta e povera della società moderna, ma sostenuta da idee vere, da una comunione trascendente, che fa lo spirito felice anche nelle avversità, quella in una parola della vocazione del battesimo, piena di canto interiore e che non si spegne con la morte, la vita buona e semplice e onesta e serena, quella cristiana sì, possiamo insegnarvi e aiutarvi a viverla. Volete?

Con la nostra Apostolica Benedizione.

Ai Rettori dei Santuari d’Italia

Vada ora il nostro saluto paterno ai Rettori dei Santuari d’Italia, riuniti a Roma per il loro XIII Convegno Nazionale. Ci rallegriamo con voi, figli carissimi, per l’opportuna scelta del tema delle vostre riflessioni. In un tempo, come il nostro, che manifesta rinnovato interesse per il canto popolare, nel quale si esprime con immediatezza l’anima semplice e autentica della nostra gente, appare veramente encomiabile l’impegno di ricupero e di valorizzazione di quelle melodie e di quei canti, in cui intere generazioni di fedeli hanno consegnato la testimonianza, ora gioiosa ora sofferta, sempre commovente, della loro fede in Dio e del loro amore alla Vergine. Non è, del resto, proprio questo l’invito del Concilio: «cantus popularis religiosus sollerter foveatur»? (Sacrosanctum Concilium, 118) Sia dunque vostra cura, con la consulenza di persone veramente esperte, di favorire la diffusione dei canti allo scopo di alimentare la pietà, di orientare la preghiera comune, di dar maggiore solennità ai riti sacri. Vi accompagna il nostro incoraggiamento e la nostra Apostolica Benedizione.

Ad un gruppo di sacerdoti della Pia Società dell’Apostolato Cattolico

Ci procura vivo conforto la presenza di un folto gruppo di sacerdoti della Pia Società dell’Apostolato Cattolico i quali, unitamente al Superiore Generale e al suo Consiglio neo eletti, hanno desiderato questo incontro al termine del Capitolo Generale celebrato in Roma.

Vi siamo riconoscenti, carissimi figli, di questo omaggio di venerazione e, ancor più, per le consolanti notizie che ci recate circa la situazione della vostra famiglia religiosa, e circa i suoi membri, le sue attività specifiche e soprattutto l’incremento delle vocazioni e delle varie forme di apostolato, specialmente nelle missioni.

Nel congratularci con voi per codesta promettente fioritura, amiamo incoraggiare le iniziative prese affinché il vostro benemerito Istituto, anche mediante i suoi statuti, opportunamente ora modificati, sia strumento sempre più efficace di animazione cristiana in seno al Popolo di Dio, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II.

Di cuore impartiamo la nostra paterna benedizione a voi, ai Confratelli e ai familiari di ciascuno in auspicio della divina protezione.

Ai partecipanti al corso per la formazione di Animatori e Responsabili della Pastorale per il mondo degli anziani

Salutiamo con particolare affetto i partecipanti al corso-base, indetto dalla Presidenza Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, per la formazione di Animatori e Responsabili della pastorale per il mondo degli anziani.

Figli carissimi, la funzione degli anziani nel mondo e nella Chiesa è proprio quella di far vedere e capire che una società, se davvero vuol essere a misura d’uomo, non si può fondare sulla semplice attitudine alla produttività economica. Infatti, anche quando questa viene meno, rimane sempre e ancora l’uomo, gloria di Dio, e perciò degno non solo di stare teoricamente al di sopra di ogni interesse, ma di costituire il termine vivente della nostra genuina carità. Pertanto, vi esortiamo a rendere questa preziosa testimonianza mediante il vostro lavoro fra gli anziani; che esso non sia soltanto una mera prestazione assistenziale, ma una fraterna condivisione di affetti e di speranza, in nome di quel Dio immutabilmente giovane, che efficacemente il profeta paragona ad «un cipresso sempre verde» (Os. 14, 9).

Siamo lieti di confermare questi voti con la Nostra Benedizione Apostolica.

Al pellegrinaggio organizzato dalle «Figlie di Nostra Signora del Monte Calvario»

Un saluto particolarmente affettuoso e cordiale rivolgiamo ora alla numerosa rappresentanza delle «Figlie di Nostra Signora del Monte Calvario», che sono intervenute all’udienza, insieme con i loro assistiti, col personale curante, gli alunni e gli insegnanti, per celebrare il centocinquantesimo anniversario della loro venuta a Roma, dietro invito del Nostro predecessore di v.m., Leone XII. Il pensiero corre istintivamente all’immensa schiera di persone minorate, sofferenti, bisognose, che in tutti questi anni sono state soccorse dalla carità del vostro Istituto, i cui membri hanno saputo chinarsi sulle più diverse manifestazioni dell’umana miseria, per alleviarne il peso ed aprirne gli orizzonti alle prospettive della speranza. In tal modo, voi e le vostre Consorelle avete accolto con grande cuore l’invito e la voce stessa di Cristo, che ha voluto farsi personalmente debitore di ogni amorosa attenzione rivolta anche al più debole e indifeso dei suoi fratelli (Cfr. Matth. 25, 40).

Valga questa consapevolezza a stimolare in voi rinnovato slancio di generosità nella quotidiana consacrazione alle crocifiggenti esigenze dell’amore. Ve lo impetri, insieme con la nostra preghiera, l’Apostolica Benedizione, che volentieri estendiamo ai vostri assistiti, al personale, agli alunni ed alunne dei vostri Istituti e a tutti i loro familiari.

Ai fedeli della Parrocchia di Cristo Re

Ed ora un saluto affettuoso ai fedeli di una Parrocchia romana, ch’è vicina non solo topograficamente, ma anche e soprattutto spiritualmente alla Sede Apostolica: è la Parrocchia di Cristo Re nel quartiere delle Vittorie, la quale proprio in questi giorni ricorda il cinquantesimo anniversario di fondazione.

Noi siamo stati informati, Figli carissimi, delle speciali iniziative che, sotto la guida solerte dei Sacerdoti del S. Cuore, sono state promosse per tale ricorrenza, e ne siamo ad un tempo compiaciuti e grati. Anzitutto, perché esse han determinato un approfondito studio catechetico intorno al tema davvero inesauribile della Chiesa e della funzione, in essa, di Pietro e dei suoi successori; poi, perché in questo periodo avete pregato particolarmente per noi e, intrecciando alla festa del vostro bel Tempio gli auguri per il recente nostro genetliaco, siete venuti stamane a renderci omaggio.

Noi siamo assai lieti, pertanto, di questo incontro e, nel ricambiare i vostri nobili sentimenti, vi rivolgiamo una raccomandazione: fate che nella vostra Parrocchia, tanto vasta ed importante, fiorisca la vita religiosa in esemplare testimonianza cristiana ed in santa emulazione con le altre Chiese che gravitano in questa area, antica e nuova, dell’Urbe. Quale segno di paterno incoraggiamento vi impartiamo la Benedizione Apostolica.

Ai religiosi della Società del Verbo Divino

With paternal affection we greet the new Superior General and members of the Society of the Divine Word. Our prayer for all of you today-at this special moment of your General Chapter-is that you will indeed be faithful to the Divine Word, which constitutes the honoured title of your Congregation. We pray that, with a profound interior life and with solid discipline, you will live the Word of God and continue to preach it to the ends of the earth: the Word of God in all its purity, with all its exigencies, in all its power. And remember always, dear sons, that this Word of God-in the expression of Saint Paul-is truly “the power of God for salvation” (Rom. 1, 16). May the Holy Spirit strengthen you, today and for ever, in the missionary charism of Blessed Arnold Janssen.

Ad un gruppo di Domenicani irlandesi

We extend a special welcome to the Irish Dominicans and to those who are celebrating with them the third centenary of their arrival at San Clemente. You are the custodians, beloved sons, of a great Roman Church that keeps alive the apostolic witness of Saint Clement and the holy memory of Saints Cyril and Methodius. We are indeed grateful to you for your generous service, and to those who assist you in your worthy apostolate. And we pray that the Blessing of the Redeemer-from the triumphal arch of the Basilica-will continue to call brethren to the fullness of Christian unity, and to confirm future generations of your own countrymen in fidelity to the faith of the Apostles.

                                                               



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