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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
ALLA PONTIFICIA COMMISSIONE
PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI

Sabato, 4 marzo 1972

           

Siamo lieti di poter porgere il nostro deferente e cordiale saluto, a dire la nostra stima sincera e la nostra profonda riconoscenza, a voi, Membri, Consultori, Officiali della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, che avete voluto questo incontro - tanto gradito -, al termine della vostra Plenaria annuale, per confermare fedeltà, adesione, generosa e fattiva collaborazione alla Sede Apostolica e alla missione che essa deve svolgere, a bene della Chiesa, a vantaggio di tutta l'umanità, nel campo della comunicazione sociale.

Saluto e riconoscenza ai Signori Cardinali, ai Vescovi, al Presidente Mons. Heston, ancora nel vivo ricordo della sua ordinazione episcopale; a tutte le altre personalità, ecclesiastiche e laiche, che danno il prezioso contributo della loro competenza e della loro dedizione in qualità di Membri o di Consultori.

Una particolare intenzione di benvenuto e di apprezzamento rivolgiamo agli Incaricati dell'informazione religiosa presso le Conferenze Episcopali dell'Europa occidentale e dell'America del nord, rappresentanti di un settore della comunicazione sociale che interessa la Chiesa assai da vicino. Li ringraziamo della lodevole disponibilità con cui hanno accolto l'invito della Commissione a partecipare a riunioni congiunte di studio, dalle quali è legittimo attendersi dei buoni risultati in ordine al miglioramento di un servizio tanto delicato ed urgente.

Desiderando ora proporvi qualche riflessione e indicazione, anche se esse non tornano nuove alla vostra conoscenza ed esperienza in materia, cominceremo col rilevare la complessità e la vastità della problematica che va sotto il nome della comunicazione sociale.

1. Essa riguarda aspetti tecnici, psicologici e sociologici; si occupa delle regole della professione, considerata come arte come mestiere nonché delle leggi strutturali e funzionali del fenomeno "comunicazione-recezione" visto nel suo profilo scientifico; e comprende altresì questioni etiche, morali, ed anche religiose: giustamente la recente Istruzione Pastorale inserisce "la comunione e il progresso" - scopo primario della comunicazione sociale e dei suoi strumenti - nel disegno della Provvidenza creatrice e redentrice. Le accennate esigenze non sono opposte, conflittuali, ma intimamente coerenti, poiché il postulato morale penetra nei presupposti stessi della comunicazione sociale (si pensi al diritto attivo e passivo di informazione), e nel metodo che le è proprio in quanto arte e scienza - giustificandone e comandandone il rispetto -, mentre al tempo stesso si allarga ai contenuti, ai messaggi, alla considerazione delle varie e particolari categorie di recettori e di altre esigenze del bene comune: a tutto ciò, insomma, che deve rispondere ad imperative istanze deontologiche, se si vuole contribuire alla realizzazione di una autentica comunione, incentrata su valori genuini, e di un progresso degno di questo nome. Sono proprio le superiori esigenze morali e religiose - la loro osservanza, il loro accoglimento - a dare alla comunicazione sociale le ragioni più profonde e più valide del suo significato positivo e della sua attitudine ad essere valutata con ottimismo.

2. Riprendendo, poi, un discorso iniziato con voi due anni fa, in occasione della Plenaria del 1970, aggiungeremo che tali problemi devono essere continuamente studiati dalla Pontificia Commissione. E' vero: circa taluni di essi si sono già acquisite soluzioni non provvisorie, ma definitive, trattandosi di questioni di principio. Ma non per questo è preclusa la via ad ulteriori analisi, a successivi approfondimenti. Dei temi dottrinali e scientifici a cui abbiamo precedentemente accennato, si tornerà a parlare, a discutere, a scrivere. D'altra parte, in un'epoca di accelerato e continuo sviluppo tecnologico, novità e progressi si dovranno certamente registrare in futuro, per quanto riguarda gli strumenti della comunicazione. Quante questioni, dunque, meritevoli e bisognose di essere seguite: documentandosi, esaminando la relativa letteratura: con diligenza, passione e competenza di specialisti! Problemi tecnici, dell'arte o del mestiere, da considerare con preoccupazioni di verità e di correttezza formale per ciò che concerne la loro impostazione e la loro soluzione. Problemi morali connessi coi precedenti, e ancor più direttamente interessanti la Pontificia Commissione, dato il suo carattere e la sua funzione di organismo specializzato al servizio di tutta la Chiesa.

3. Particolare attenzione dovrà essere assiduamente dedicata ai contenuti concreti, sia della stampa come del cinema, delle trasmissioni radiofoniche e televisive, degli spettacoli teatrali, della pubblicità: contenuti da rilevare col metodo dell'indagine positiva, cogliendoli dagli organi e dalle correnti di opinione. E insieme occorrerà affrontare il problema del loro valore, informativo e formativo, educativo e ricreativo, culturale ed artistico, morale e religioso: da apprezzare alla stregua dei superiori criteri della verità, dell'etica, della sana filosofia, di un pensiero maturo, disciplinato, profondo e al tempo stesso intelligente ed aperto; alla stregua, ancora, delle salutari esigenze pastorali e di quelle, altamente nobilitanti, della morale e della religione cattolica.

Questo è certamente l'aspetto più importante della funzione affidata a questa Commissione ed alla rete di organi e di attività che vi si riferiscono. Possiamo ravvisare in codesta funzione il servizio che essa è chiamata a rendere nella Chiesa, anzi nella società; un servizio che possiamo definire missione, che si collega con quella dell'apostolato cattolico e che ne assume forse una parte preponderante, quella della diffusione della Parola del messaggio famoso della salvezza. Non già che cotesto servizio-missione assuma le forme proprie del linguaggio religioso; assume quello specifico delle "comunicazioni sociali"; ma in questa sede tale linguaggio è qualificato da finalità educative caratteristiche. Vi accenniamo appena, perché esse richiederebbero lungo discorso.

Il vostro servizio, la vostra missione deve innanzi tutto, a noi pare, educare i vostri ascoltatori all'attenzione per l'avvenimento, per la storia che si distende davanti alla nostra esperienza, all'attualità; i giornalisti sanno bene questa esigenza quanto sia importante per la loro professione; tanto più per voi che intendete svegliare il mondo che vi ascolta all'attenzione, all'apprezzamento della realtà vissuta nel flusso degli avvenimenti, quasi come per una lettura non solo delle opere umane, ma per quella misteriosa presenza del governo divino nella vicenda umana, presenza che chiamiamo Provvidenza e che impegna, con l'attenzione, il compimento di tanti doveri inerenti alla storia, nella quale non è lecito al cristiano intelligente rimanere distratto e passivo. Educazione alla conoscenza dell'attualità. E questa conoscenza, per noi, per voi, per chiunque si dedica alle comunicazioni sociali, deve essere guidata da un altro scopo pedagogico: la verità, il rispetto alla realtà storica, all'esattezza delle notizie annunciate. E aggiungiamo subito un terzo scopo informatore della vostra attività: la formazione dell'ascoltatore al giudizio sui fatti, sulle notizie annunciate; è questa una delle finalità principali che qualifica il compimento dei vostri doveri professionali, in questa sede: insegnare a bene valutare le cose narrate; esse possono assumere significati diversi, certamente; voi dovete abituare l'ascoltatore a leggere le notizie in profondità e a scoprirvi l'aspetto morale, il riferimento ai punti cardinali della vita, al valore umano e cristiano che le notizie, gli avvenimenti, le cose annunciate rivestono alla luce dei principî morali e religiosi: è questo il punto più alto della vostra missione; molto delicato e difficile, che non deve certo soverchiare il carattere espositivo della comunicazione sociale e convertirla in un sermone moralistico, ma deve tuttavia essere sempre presente nell'annuncio e quasi trasparire dal discorso informativo, e qualche volta può e deve venire in evidenza con esplicita affermazione leale e coraggiosa.

Un ultimo compito dà merito in tal modo alla vostra assidua fatica quello di formare una "opinione pubblica". E' forse questo lo scopo terminale. Che cos'è l'opinione pubblica? e quale è la sua potenza nello svolgimento della vita sociale moderna? Tema questo interessantissimo, che confidiamo alla vostra sperimentata riflessione; contentiamoci ora di indicare, quasi a tema di tale riflessione, la relazione che l'opinione pubblica, guidata da una sapiente comunicazione sociale, può avere col senso della vita, anzi, per noi, con quel "sensus Ecclesiae", nel quale circola quanto di meglio offre al Popolo di Dio la diffusione della Parola, il carisma segreto, ma operante dello Spirito animatore dell'umanità attratta nel piano della salvezza cristiana.

4. Parallelamente, si dovranno utilizzare, in maniera opportuna, gli studi compiuti: secondando, incoraggiando, suggerendo, eventualmente correggendo: a livello di pubblicazioni specializzate, di esercizio dell'attività professionale degli operatori della comunicazione, di volgarizzazione a vantaggio dei recettori; e contribuendo a dare sani orientamenti soprattutto all'opinione pubblica, sia generale come ecclesiale, in mutua collaborazione coi Vescovi dei diversi Paesi e sempre al loro servizio.

Sono prospettive di lavoro senza dubbio molto vaste e impegnative, ma che, lungi dallo scoraggiarvi, devono rafforzare il sicuro convincimento della bontà dell'importanza, della necessità della vostra opera, e confortare i vostri fermi propositi per una efficienza sempre più adeguata e incisiva.

5. Una parola, infine, sull'informazione religiosa. Essendo un settore particolare della comunicazione sociale, pure ad essa sono ovviamente applicabili le indicazioni di carattere generale date in precedenza. Ma l'informazione religiosa merita una menzione esplicita e diretta, con qualche osservazione appropriata, per due ragioni: perché si riferisce immediatamente alla Chiesa, alla sua vita, alla sua immagine; e perché costituisce una delle principali competenze e responsabilità della Pontificia Commissione.

Le difficoltà non mancano, gli ostacoli da superare sono numerosi. Non tutti, anche tra gli informatori religiosi, conoscono la Chiesa nella sua vera natura, nella sua genuina missione, e ciò può danneggiare tanto l'accettazione come la presentazione delle informazioni che la riguardano. Di qui la necessità di un paziente e delicato lavoro di contatti, di comprensione, di prudente e leale dialogo, di intelligente illuminazione, per vedere di rimuovere gli accennati pregiudizi. Anche negli ambienti cattolici ci sono a volte degli equivoci pericolosi: quello, ad esempio, che riconosce all'informatore quasi la legittimità di una certa tensione tra le sue esigenze professionali, il suo dovere di andare incontro alle attese del Popolo di Dio, e il suo desiderio di essere fedele alle direttive e agli insegnamenti del Magistero ecclesiastico: come se, invece, la Gerarchia non fosse parte costitutiva del Popolo di Dio e suo organo essenziale, con precise e qualificate funzioni in ordine alla vita del Corpo mistico di Cristo; e come se tra le norme tecniche e morali della professione dell'informatore e la dottrina della Chiesa non fosse possibile e doverosa una intrinseca coordinazione, una integrazione essenzialmente ed esistenzialmente coerente, una armonizzazione proficua ai fini stessi di una informazione religiosa valida sotto ogni aspetto.

Ma le difficoltà non vi toglieranno lena e fantasia. Al contrario, esse stimoleranno la vostra riflessione, la vostra diligenza, la vostra capacità di escogitare e attuare nuove iniziative, adatte allo scopo. Vi incoraggi e conforti, soprattutto, nell'ardua impresa, lo spirito di fede e di amore alla Chiesa, e la certezza che si tratta di una imprescindibile missione ecclesiale, pastorale e di apostolato.

Con la nostra Benedizione Apostolica.

                    



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