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DISCORSO DI PAOLO VI A DUE GRUPPI DI SACERDOTI
DELLA DIOCESI DI VITTORIO VENETO E DI TORTONA

Mercoledì, 26 settembre 1973

 

Salutiamo ora con vivo affetto due gruppi di sacerdoti, rispettivamente della diocesi di Vittorio Veneto e di Tortona, venuti a Roma per celebrare il venticinquesimo del loro sacerdozio.

Figli carissimi! Il nostro cuore si apre sempre a paterna commozione ogni qualvolta veniamo a contatto con sacerdoti i quali, come voi, commemorano date così significative. Sono circostanze che impongono una revisione di vita e fanno riflettere sulle grazie ricevute, sugli impegni assunti, da quando con il Sacramento dell’Ordine si è stati costituiti ministri di Dio, banditori del Vangelo di Gesù Cristo, dispensatori del suo Sangue e della sua Parola.

Purtroppo, viviamo in un momento in cui da molte parti, in nome di un adeguamento ai tempi che è invece conformità allo spirito del mondo, si sollevano dubbi e incertezze sulla vera natura del sacerdote e sulla sua giusta collocazione in seno alla società.

Sacerdoti carissimi, di fronte a siffatte teorie, noi vi diremo con nostro Signore: Non turbetur cor vestrum (Io. 14, 1, 27). Rimanete fedeli alle vostre scelte, ai vostri sacri impegni, alla vostra irrevocabile consacrazione a Dio avvenuta nel giorno della vostra ordinazione. Ricordate le parole di S. Paolo: In omnibus exhibeamus nosmet ipsos sicut Dei ministros in multa patientia . . . . in castitate, in scientia, in longanimitate, in suavitate, in Spiritu Sancto, in caritate non ficta, in verbo veritatis, in virtute Dei (2 Cor. 6, 4, 6-7). Ecco la fisionomia vera dell’uomo apostolico che resterà, nella sua sostanza, immutata nei secoli, ed alla quale voi - non ne dubitiamo - non mancherete di conformarvi, come avete fatto finora, in ogni circostanza del vostro servizio sacerdotale.

Noi pregheremo per voi, affinché la vostra vita continui a svolgersi sempre sotto la luce irraggiante del primo giorno del vostro sacerdozio, e a questo scopo impartiamo a voi e a tutte le anime che vi sono state affidate la nostra Apostolica Benedizione.

                                  



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