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PIO XII

UDIENZA GENERALE*

Mercoledì, 12 maggio 1943

 

Le virtù del focolare domestico.

La fede. II. L'adesione filiale.

Tutte le famiglie cristiane delle varie genti, che hanno una medesima fede, cari sposi novelli, formano la grande famiglia spirituale, nella quale lo Sposo è Cristo, Sposa è la Chiesa, e capo visibile è il Vicario di Cristo in terra, il Romano Pontefice, intorno a cui la vostra pietà vi ha qui adunati e di cui desiderate ascoltare la parola, quella parola della fede divina rivelata dal Redentore del mondo, alla quale voi filialmente aderite. Su questa disposizione dell'anima vostra intendiamo oggi d'intrattenerCi con voi, riservandoCi per altre Udienze il discorrere del dono soprannaturale della fede e della sua giustificazione di fronte alla ragione naturale. Da tale adesione filiale alla verità rivelata nasce la fortezza e il coraggio della fede, quale la sentivano i primi cristiani, pronti a suggellarla col loro sangue, persuasi com'erano che Cristo, Figlio di Dio, ci ha rivelato i segreti del Padre celeste, da lui, Sapienza di Dio, conosciuti, a quel modo che chi dalla cima di un monte altissimo contempla l'estensione dei mari lontani, li addita a coloro che vivono in fondo alla valle e si affidano alla sua veritiera parola. Senza indagare più oltre, sicura dell'autorità infallibile di chi parla, l'anima fedele crede ciò che Dio ha rivelato e le insegna la Chiesa, custode della parola divina.

Se considerate, diletti figli, da un lato, le verità rivelateci da Dio, e dall'altro la docilità dei fedeli, una mirabile e immensa scena si offre al vostro sguardo nella grande famiglia cattolica; scena di cui voi ritrovate una pallida ma delicata immagine in quei dolci convegni che si svolgono nella intimità del focolare domestico, allorché la madre e i figli, raggruppati intorno al padre, ne ascoltano la parola con attenzione e affezione rispettosa. Che dice, che narra egli? Forse racconta antichi ricordi della sua fanciullezza; o comunica loro le sue esperienze e il suo sapere dell'età adulta; ovvero spiega ad essi qualche meraviglia della natura, della tecnica, della scienza o dell'arte. Se fu nei campi di battaglia o in prigionia mostrando le cicatrici delle sue ferite, narrerà i suoi travagli e le sue sofferenze sopportate per amore, pensando a loro, al caro focolare lontano da difendere. Tante cose salgono spontaneamente alle labbra di un padre per la istruzione, la gioia, il conforto, la formazione dei suoi figli! Contemplate il suo volto, che l'amore illumina, mentre egli esprime ciò che ha nella memoria, nella mente, nel cuore. Mirate poi l'aspetto e gli atteggiamenti della madre e dei figli : gustate quell'incantevole spettacolo, ma cercate anche di interpretare i sentimenti, che si manifestano e si succedono sui loro volti e nei loro sguardi. Che vi leggete? Una costante attenzione e un vivo interesse, e insieme un'adesione perfetta, senza esitanza come senza riserva, a tutto ciò che ascoltano. I figli pendono dalle labbra paterne; e se uno di essi, troppo piccolo per ben comprendere, sembra interrogare col suo occhio ansioso, ecco la madre chinarsi verso di lui, spiegargli tutto e farsi a lui sollecita e affettuosa maestra di quanto ha detto il babbo.

È forse necessario di chiarire l'applicazione di questa scena così umana e pur così deliziosa? Non avete voi in essa riconosciuto Gesù Cristo Signor Nostro, Sposo della Chiesa e fondatore della famiglia cristiana; la Chiesa, Madre vostra; e voi stessi, che dallo Sposo ricevete la parola e dalla Madre le spiegazioni, di cui la umana debolezza, la umana ignoranza, la umana corruzione hanno bisogno? Non è giusto che si possa leggere nei vostri occhi la stessa devota attenzione e la stessa adesione incrollabile e fiduciosa? Vi è forse qualche argomento il quale possa interessarvi più di questi alti e profondi segreti di Dio, che formano in cielo l'intuitiva beatitudine degli Angeli e dei Santi; quando Egli vi rivela ciò che è da tutta l'eternità avanti l'origine delle cose; quando vi scopre le bellezze invisibili della creazione e dà a quelle che sono visibili e materiali la trasparenza di un velo leggero, attraverso il quale si fa conoscere a voi; quando il Verbo divino vi insegna come, divenuto a voi simile nell'Incarnazione, fu piccolo fanciullo, e poi passò facendo il bene e sanando i miseri; quando vi dice ciò che ha sofferto per la vostra salvezza e vi mostra i segni della passione; quando vi narra la sua morte, la sua risurrezione, la sua gloria, il suo regno presente, l'annuncio del suo regno avvenire, ove vi ha preparato il vostro posto e vi attende? Sì, il vostro Redentore e il Pastore delle anime vostre vi racconta tutte queste ineffabili verità e questi sublimi misteri del suo amore e, Dio qual è, onnisciente e grandioso nella sua onnipotenza, ha mille e mille altri beatificanti segreti da svelarvi.

È dunque del tutto legittimo, dovremmo dire divinamente naturale, che voi vi aduniate e stringiate intorno a lui, avidi di ascoltare tutte queste narrazioni, tutte queste confidenze di un incomparabile incanto, e al tempo stesso di un sovrano bisogno e profitto per voi; come del tutto ovvio e necessario è altresì che nella umana ignoranza, nella umana incapacità di comprendere quanto desiderereste, interroghiate la vostra Madre, la santa Chiesa, affinché ella vi trasmetta ciò che Dio ha detto e ve lo spieghi, adattandolo, per quanto è possibile, alla vostra intelligenza. Ma altrettanto conveniente e necessario è che a questa parola rivelata e a queste lezioni della Madre voi aderiate di pieno cuore, senza l'ombra di dubbio, d'incertezza o di esitazione. Così un vero figlio ascolta il padre, che pur è fallibile, come ogni uomo, e limitato nel suo operare, e potrebbe quindi alterare, esagerare o attenuare le realtà di cui parla, anche soltanto per coprire la sua incompetenza o per abbellire e animare la sua conversazione. E nondimeno quale figlio oserebbe mai di supporre in suo padre una tale alterazione della verità, ovvero che cada in errore o insegni cose da lui ignorate? Quando invece chi parla e rivela è Dio, Sapienza e Verità stessa, non vi dice la vostra ragione essere impossibile che Egli in una pur minima cosa si inganni o vi inganni? Specialmente se considerate che quanto avviene è nelle sue mani, e Egli lo prevede, lo permette o lo compie e lo ordina, cosicché suo, dirsi che « non si muove foglia, che Dio non voglia »

Immaginate ora per un istante un'ombra nel quadro che vi abbiamo testé descritto. Sia quest'ombra uno dei figli, di quelli che hanno superato la ingenuità dei piccoli e non ancora raggiunto il riserbo e la riverenza dei grandi, che attenda, con viso annoiato, la fine della conversazione, impaziente di andare a ritrovare i suoi compagni e di ricominciare i suoi giuochi, prendendo l'aria di chi non partecipa per nulla a ciò che si dice. I suoi fratelli non ne sarebbero offesi, indignati, scandalizzati? Non apparirebbe una nube sulla fronte della madre? A quel figliuolo non sembra forse che sia venuta meno l'intelligenza o il cuore oppure l'una e l'altro?

Quest'ombra ha anch'essa un riscontro nell'aderire alla rivelazione e alla fede. Le verità rivelate, oggetto della fede, allargano all'infinito, oltre i limiti della scienza umana, l'orizzonte delle nostre cognizioni di Dio e delle opere divine nell'elevazione e nella riparazione del genere umano, dilatano il campo della nostra attività religiosa e morale, stimolano e avvivano il cuore nella fermezza della speranza, lo riscaldano e lo confortano nel vincolo della divina carità; eppure un soverchio numero di cristiani non presta alla parola di Dio, alle confidenze di Cristo, di cui son pieni i Vangeli, nessuna cura, nessuna attenzione, non occupandosi che delle cose passeggere, momentanee e materiali, delle letture e dei discorsi frivoli, dei divertimenti e dei passatempi, delle novelle e delle storie più inutili al vivere e all'operare. Essi hanno perduto il candore dei fanciulli, senza acquistare l'austera docilità delle anime vigorose.

Non è infatti la docilità, per chi la consideri nel suo senso originario e profondo, il segno del vigore che anima, sostiene e forma uno spirito abbastanza aperto da conoscere la ristrettezza del sapere umano, e presto e pronto a ricevere con riconoscenza e adesione la dottrina da chi sa e ha autorità di ammaestrare? Cercare con intelletto d'amore di conformarsi nella certezza che la parola intesa è rivelazione di Dio, nulla di più legittimo; prestarle il ragionevole ossequio con l'applicazione della mente e delle scienze umane, desiderando e studiandosi di meglio intenderla e penetrarla, per più gustarla e amarla e praticarne gli insegnamenti, nulla di più lodevole. Ma quale contrasto, se guardiamo al contegno di non pochi pretesi spiriti forti, sdegnosi di accogliere alcunché di rivelato, senza vagliarlo con le loro false bilance! Nulla ne ammettono, se non esaminandolo con la critica del loro incompetente giudizio e riducendolo alla corta veduta della loro intelligenza, incapace di vedere i propri limiti e di comprendere che la verità è più ampia della mente e della ricerca umana e che, al di là dei segreti della natura che ad essa sfuggono, vi sono altri misteri più alti, il conoscere i quali è sublime perfezione dell'ingegno umano, e onore l'inchinarvisi, e sapienza e appagamento dell'animo il solo intravederli. Tali spiriti superbi voi li incontrate per le vie della città, sulle cattedre e nelle accademie : sono coloro che nelle perplessità della fede, nei dubbi, nei fraintendimenti, pelle obbiezioni che sentono e li turbano, non sanno ricorrere a Cristo autore della fede e dirgli come il padre del lunatico : « Credo, Domine; adiuva incredulitatem meam » (Matth. 17, 14; Marc. 9, 24). Perché « la fede ha da prevenire la ragione di ciò che si crede — come dice S. Ambrogio —; affinché non sembriamo chiedere spiegazioni a Dio come ad un uomo qualsiasi: se si pensi quanto è cosa indegna credere agli uomini che si fanno testimoni di altri e non a Dio che nei suoi oracoli si fa testimonio di se stesso » (S. Ambrosii De Abraham l. I c. 3 n. 21 - Migne PL t. 14 col. 450); a Dio che non può giurare che per sé stesso, perché non ha altri superiore a sé.

Ma dov'è allora la logica di questi spiriti forti, che si credono ragionevolissimi e paladini della ragione umana contro la fede e contro Dio? Le affermazioni più avventate e infondate sono spesso più accolte e credute senza nessun esame né prove, quand'anche vengano attinte a fonti meno genuine e pure. Certo conviene che nella pratica e nella vita sociale, per la tranquillità e la convivenza reciproca, si creda al prossimo sulla sua parola, finché non dia prova manifesta della sua incompetenza, leggerezza o slealtà. Ma la dignità e la rettitudine della coscienza non si indignerebbero e ribellerebbero nel rilevare che in tal modo d'agire non si fa eccezione che contro Dio e contro la Chiesa, negando loro quella fede che si dà agli uomini?

Date dunque alla fede in Dio quell'adesione filiale, la quale Altro non è, per dirlo più chiaramente, se non l'assenso dell'intelletto alle verità rivelate da Dio, assenso imperato sotto l'influsso della grazia dalla volontà umana, perché non si può credere senza il voler credere, essendo la fede un libero assenso della nostra mente, che prestiamo a Dio a causa della sua autorità infallibile. A lui crediamo senza vedere quello che crediamo, perché la fede è delle cose non apparenti.

Giovani sposi, che vi posate nella fiducia l'uno dell'altro; futuri genitori che aspirate a godere la confidenza dei vostri figli; voi, cui la brama di esserne degni sarà sprone e aiuto a sormontare tutte le debolezze umane; dal mattino della vostra vita comune fate che il vostro focolare sia animato e rallegrato da una fede viva e da una franca obbedienza verso Dio e la sua santa Chiesa. Se volete che i vostri figli vi dimostrino riconoscente affetto e pronta devozione, non cessate voi stessi dal manifestare rispetto e amore a Dio e a coloro che lo rappresentano. E se mai avvenga che incontriate pene e dolori che turbino alquanto la vostra fede e la vostra rassegnazione ai voleri divini; allora, come gli Apostoli che dicevano a Cristo : « Adauge nobis fidem » (Luc. 17, 5), invocate anche voi dal cielo quell'accrescimento, quell'ardore, quella potenza della fede, che genera gli eroismi nei patimenti, nelle sventure, nei disagi, nei pericoli, nel sacrificio stesso della vita. La fede cresce con gli atti, coi Sacramenti, con la purificazione dell'anima, con quella speranza e quell'amore che vi stringono a Dio e vi fanno saldi nella sofferenza e nell'azione per voi, per la vostra famiglia, per il prossimo, per la patria, per la Chiesa. Col visibile esempio della prontezza e della costanza della fede, educherete, meglio che con molte parole, i vostri figli all'osservanza non solo del quarto, ma anche dei primi tre comandamenti di Dio; ed essi in tal guisa, pur attraverso le procelle della vita, si manterranno ossequenti a voi, fedeli a Cristo!

Con questo augurio e con la fiducia di vederlo esaudito dal Redentore divino, autore e consumatore della fede, vi impartiamo di tutto cuore la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, V,
  Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1943 - 1° marzo 1944, pp. 63-69
  Tipografia Poliglotta Vaticana



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