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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
ALL'INVIATO STRAORDINARIO E MINISTRO PLENIPONTENZIARIO
 DELLA REPUBBLICA DI EL SALVADOR PRESSO LA SANTA SEDE*

Martedì, 28 octobre 1947

 

Signor Ministro:

Riceviamo con particolare soddisfazione, dalle mani di Vostra Eccellenza, le lettere Credenziali, mediante le quali l’Eccellentissimo Signor Presidente, lo accredita in qualità di mandato Straordinario e Ministro Plenipotenziario presso la S. Sede.

Con questo rimane assicurata la rappresentanza di tanto illustre Repubblica e, per conseguenza, il nobile dovere di conservare e ancor più di sviluppare ulteriormente le cordiali e fruttuose relazioni tra la Chiesa e lo Stato, a una personalità di lunga e provata esperienza, che adesso, in intimo e vivido contatto con lo spirito della Roma eterna, potrà consacrarsi ai doveri della sua importante carica con tutta l’energia e lo zelo che la sua trascendentale missione richiede.

Niente ha potuto esserCi così grato, come l’ascoltare dalle labbra di Vostra Eccellenza la formale affermazione che tanto il capo di Stato, come il governo e il popolo di El Salvador, si sentono intimamente uniti a Noi e ai Nostri sforzi per ottenere una pace vera. Solamente chi rifletta bene su quanti e tanto ardui ostacoli ci separano ancora da un bene così grande e necessario, è in condizione di comprendere con quale gratitudine Noi salutiamo e benediciamo tuta quelli che si prestano per collaborare in questa spirituale crociata di pace.

Perché, conforta sommamente il Padre della Cristianità, sempre animato da profondo affetto verso tutti i popoli e stirpi, verso tutti i membri della grande famiglia delle Nazioni, l sapersi fedelmente accompagnato, in questo lungo e penoso cammino, da una falange eletta di anime generose, che in tutte le latitudini e in tutti i Continenti, lavorano con Noi nell’apostolato della pace, in intimo accordo e con instancabile collaborazione.

Chiediamo, perciò, a Vostra Eccellenza, che gentilmente voglia manifestare al Signor Presidente, ai Membri del Governo e a tutto il popolo, la Nostra soddisfazione e il nostro vivo ringraziamento per questa spirituale alleanza che ci unisce al servizio della pace.

Senza dubbio, gli avvenimenti del dopo guerra, assieme a tante lamentevoli vicissitudini, han portato seco non pochi elementi di progresso che devono essere salutati con gioia. Nell’areopago mondiale delle Nazioni Unite, e a lato delle grandi potenze, si è innalzato anche per le Nazioni più piccole, una pubblica tribuna di oratori (che gli antichi romani avrebbero chiamati «rostra») e che per la vasta risonanza ben meriterebbe che la si mettesse al servizio di una pace giusta e degna. E’ vero che nessuna intelligenza chiaroveggente e giudiziosa, dopo le disillusioni e insegnamenti sovente umilianti del dopo-guerra, si sentirà trascinata ad avvalorare più in là di ciò che è giusto le immediate palesi possibilità di questa tribuna mondiale.

Ma, non è meno certo, che chi abbia preso a cuore, come un sacro obbligo, di lottare per una pace degna, non dovrai rinunciare a servirsi di questa possibilità, sebbene limitata per scuotere la coscienza del mondo da un luogo così alto e manifesto, anche nel caso che innumerevoli indizi sembra vogliano dimostrare che le loro ragioni, per un tempo più o meno lungo, non devono essere che una «voce nel deserto».

Tutti i popoli hanno ora una tormentosa necessità di pace esteriore, garantita ed effettiva, per potersi consacrare nell’interno con serena abnegazione all’ingente lavoro di una ricostruzione economica, sociale e culturale; per la quale sospira così ansiosamente lo stesso sentire umano e cristiano di tutti i popoli.

Gli immensi benefici che una giusta pace sociale deve apportare a tutte le classi della società, ben meritano i sacrifici, e oggi forse non tutti intendono, ma che in realtà sono salutari e fruttuosi, e che sono condizione necessaria dello stabilimento e della progressiva perfezione.

Precisamente l’anno scorso, in occasione della celebrazione del quarto centenario della capitale di El Salvador, quell’Episcopato; alla luce dei princìpii proclamati da questa cattedra Apostolica, pubblicò una dichiarazione sopra la giustizia sociale e l’azione in beneficio delle classi opere, che onora i Vescovi e il Clero di quella nobilissima Nazione.

Da parte Nostra non dubitiamo che quelle istruzioni dei Ministri del Santuario avranno trovato e troveranno ancora nei fedeli l’eco che meritano; e che i Nostri migliori figli e figlie di quella Nazione saranno disposti tutti unanimi a portarle alla pratica, secondo le condizioni e possibilità della Nazione.

Perciò Ci compiacciamo manifestare a Vostra Eccellenza in onesta solenne occasione, come a degno e sperimentato rappresentante del suo popolo, la Nostra intima certezza che la Chiesa ha una missione propria da compiere nel campo del progresso sociale, missione che ogni Stato dovrebbe, anche per lo stesso interesse del proprio popolo, non solamente tollerare senza riserve, ma più ancora favorire coscientemente.

Fiduciosi nella speranza che la felice concordia esistente tra la Chiesa e quella Nazione tanto amata dal Nostro paterno cuore, e che Vostra Eccellenza rappresenta – concordia d’altra parte voluta da Dio e utile per tutti, – si consolidi e si estenda felicemente; e che qui, nel sacro suolo della Città eterna, le sia concesso, Signor Ministro, poter appianare il cammino che porta a questa reciproca e sempre più crescente fiducia e ai suoi benefici effetti.

Con questi sentimenti invochiamo la protezione dell’Altissimo sull’Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica, sul Governo, sul popolo tutto di El Salvador, e specialmente su Vostra Eccellenza, e assieme all’espressione di particolare affetto, presentiamo le Nostre congratulazioni e impartiamo la Nostra Benedizione.


*Atti e discorsi di Pio XII, vol. IX, p.303-306.

 



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