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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AD UN PELLEGRINAGGIO DI LAVORATORI
DELLE INDUSTRIE DELLA CAMPANIA*

Basilica Vaticana - Domenica, 9 marzo 1958

 

Vi siamo grati, Venerabili Fratelli, diletti figli e figlie di Napoli e della sua Provincia, del conforto, che con la vostra venuta, così fervida e pronta, arrecate al Nostro cuore. Se in ogni tempo torna gradita al Vicario di Cristo la visita dei figli, vi sono tuttavia giorni, in cui l'animo suo sente più vivo il bisogno di vedersi circondato dalla presenza e dall'affetto loro, per effondere in essi gl'intimi suoi sentimenti, talora di mestizia, tal'altra di letizia e di speranza.

Uno di questi è per Noi l'odierno, in cui, seguendo l'impulso della benemerita Pontificia Opera di Assistenza e dell'Onarmo, avete desiderato di adunarvi intorno a Noi e testimoniare l'inconcussa vostra fedeltà e devozione a questa Sede Apostolica.

Accogliete dunque il paterno Nostro saluto, voi tutti, che, per il numero rilevante dei convenuti, per la presenza dei vostri zelantissimi Arcivescovi e Vescovi, e per quella, altrettanto gradita, di Autorità civili, rappresentate degnamente una tra le più illustri regioni d'Italia, una tra le più elette porzioni del gregge di Cristo, quella terra che già gli antichi latini designavano col nome di Campania felix. Oh, come vorremmo che questo motto espressivo ed augurale si manifestasse al più presto in pienezza di prosperità spirituale e materiale per la intiera regione, ed in particolare per la sua illustre, popolosa, incantevole metropoli, tanto a Noi cara, quanto prossima e devota alla Sede Apostolica, Napoli. Lasciate dunque che vi esponiamo qualche pensiero, che, mentre vi testimoni il vivo interesse con cui seguiamo le vostre vicende, vi riesca altresì di sostegno nello strenuo avanzamento verso gl'ideali di progresso religioso e civile, che certamente vi siete proposti. Chiunque consideri la regione napoletana nei suoi molteplici aspetti, la troverà facilmente come una terra particolarmente benedetta da Dio. Innanzi tutto la configurazione geofisica e le condizioni climatiche le conferiscono quel decoro incomparabile, per cui il nome di Napoli è celebrato in tutto il mondo, e fin dalla età classica, quando Orazio affermava dei dintorni partenopei, ben noti ai patrizi di Roma : « Nullus in orbe sinus Bajis praelucet amoenis» (Horat. Epist. 1. I, i, v. 83). La cerchia degli Appennini protegge dai rigori settentrionali le fertili pianure, che discendono dolcemente verso mezzodì, quasi bramose di sole e di mare. Multiformi e leggiadre sono le coste, talora mollemente distese a guisa di verdi tappeti lambiti dalle onde, tal'altra dirupate da promontori di rocce scoscese, ansiose di riflettere nelle placide insenature i loro orridi incantevoli. Poeti e pittori di ogni nazione non si dicono mai paghi di cantare e di ritrarre il vivido senso di poesia, che si sprigiona dalla felice sintesi della luce, dei colori, delle linee, dei profumi, della mitezza dei tre elementi, terra, cielo e mare. I nomi di Posillipo, Sorrento, Capri, Ischia, Amalfi risuonano dappertutto come regni favolosi di armonia e di pace. Che dire della salubrità dell'aria, della ricchezza delle acque, talune con efficace potere terapeutico già noto ai Romani, della singolarità dei fenomeni vulcanici e della feracità straordinario del suolo? In una parola, tutta la natura ivi canta con voce alata e melodiosa la gloria del Creatore. Illustre, quanto remota, è la storia della vostra regione, che prende le mosse dalle più antiche civiltà mediterranee, specialmente di Atene e di Roma, le cui imponenti vestigia da ogni dove si accorre ad ammirare a Paestum, Cuma, Pompei, Ercolano. Le origini della espansione cristiana nell'Occidente sono egualmente segnate da nomi partenopei, come da quello di Pozzuoli, dove approdò, prigioniero per Cristo verso Roma, l'Apostolo S. Paolo, soggiornandovi una intiera settimana per le insistenti preghiere della nascente comunità cristiana (cfr. Act. 28, 13-14). I secoli seguenti trovano Napoli, o il suo « Reame », costantemente intrecciato alle maggiori vicende dell'Europa, talvolta in modo risolutivo, per opera dei suoi reggitori, condottieri, filosofi, giuristi, oratori, poeti ed artisti, in particolare dei non pochi Santi e Romani Pontefici, ai quali la terra napoletana diede i natali o la dimora. Per non citare che pochi sommi, ricorderemo i nomi di Virgilio, Publio Stazio, Tommaso d'Aquino, Gian Lorenzo Bernini, Giambattista Vico. Al qual proposito si è giustamente notato come la inclinazione innata dei napoletani verso gli studi filosofici e giuridici, unita alla naturale disposizione verso l'arte e la musica, rivela il profondo senso « umano » del loro spirito, che li rende quasi indifferenti verso altri valori, apparentemente più utili. L'indole del napoletano, — pur con qualche difetto, da cui non va esente nessun popolo —, non manca di alcuno di quei pregi che possono renderlo perfetto ed esimio; anzi, in alcune doti egli eccelle in tal modo da cattivarsi l'universale stima e simpatia. Tali sono, tra gli altri, il forte e pronto ingegno, la tenerezza dei sentimenti, l'apertura di animo, la propensione alla gioia, nonostante le avversità. Ammirata, soprattutto, la sincerità riguardo alla religione, quantunque l'istruzione religiosa non sia sempre sufficientemente diffusa in talune classi popolari, e si manifesti, pertanto, talora con forme forse troppo esteriori. Ma come si potrebbero ricordare in pochi tratti tutti i pregi da Dio largiti alla vostra terra, tutte le pagine gloriose della vostra storia civile e religiosa, le splendide opere attuate dai vostri padri, le nuove vie aperte alle scienze dai vostri studiosi, e, in particolare, la costante testimonianza di fede e di santità data alla Chiesa, seguendo il vivo esempio del vostro glorioso Patrono, di cui custodite gelosamente le insigni reliquie?

Se non che voi desiderate che v'intratteniamo a considerare, non tanto le glorie del passato, quanto le presenti necessità della vostra regione, le quali, tutte insieme, costituiscono ciò che voi chiamate il « problema di Napoli », che, a sua volta, fa parte dell'altro più complesso e vasto « problema del Mezzogiorno », alla cui ardua soluzione sono attivamente rivolte, massime da oltre un decennio, le premure della Chiesa e della Nazione, ciascuna per ciò che è di sua spettanza, l'una mossa da dovere di carità e di apostolato, l'altra di giustizia e di solidarietà nazionale. Dall'ampia documentazione, gentilmente inviataCi circa le condizioni religiose, sociali, economiche, demografiche di Napoli e della sua Provincia, risulta che molti notevoli passi sono stati compiuti (o si stanno compiendo) verso la soluzione del problema; ma il cammino è ancora lungo ed aspro. Come non sarebbero sinceri coloro che nascondessero le deficienze e i ritardi nell'opera di risanamento delle « zone depresse », così non sarebbero onesti quanti, per partito preso, insistessero nell'ignorare la ripresa, quasi prodigiosa, della vostra Città e Provincia fin dall'immediato dopoguerra. A ristabilire la verità basta paragonare le condizioni di allora con quelle di oggi. Lo stesso aspetto esterno delle vostre città è ben differente da quello costernante del cumulo di rovine, in cui erano state ridotte dalle offese belliche. Il termine « irriconoscibili », ora attribuito a molti centri urbani, suona finalmente come sinonimo di rinascita e di progresso. Numerosi nuovi quartieri hanno colmato i vuoti spaventosi scavati dai bombardamenti; risorti e moltiplicati i cantieri, le officine, i centri industriali; ricostruite le chiese, le scuole, gli ospedali; riattivate e migliorate le strade e le ferrovie; ammodernati con opere imponenti i porti, popolati di nuovo naviglio; riordinati con moderne attrezzature i pubblici servizi delle comunicazioni e degli approvvigionamenti. A queste opere intese a ripristinare le condizioni normali di vita sconvolte dall'immane conflitto, debbono aggiungersi quelle tutte nuove, arditamente intraprese per portare la regione al grado di progresso già conseguito da altre.

Tuttavia molto resta ancora da attuare. Sussistono tuttora molte condizioni di miseria, spesso nascosta od ignorata, in cui si dibattono alcuni ceti del popolo, e che non possono lasciare indifferenti i cattolici e tutti gli onesti. In favore di questi Nostri figli, che soffrono senza loro colpa, e non hanno in sè stessi alcuna possibilità di migliorare il proprio tenore di vita, Noi desideriamo vivamente di interporre la Nostra parola. Innanzi tutto, la vostra stessa metropoli ha ancora bisogno di case e di lavoro. La carenza dell'uno e delle altre dipende dalla straordinaria densità della popolazione in un territorio relativamente angusto. Le statistiche — quelle almeno che abbiamo potuto consultare — mostrano che la densità di popolazione nella provincia di Napoli è, in media, di 180o abitanti per chilometro quadrato, vale a dire undici volte più elevata della densità media della Nazione. Grave è altresì il problema della disoccupazione. Da ciò deriva anche l'insufficienza delle abitazioni, con una percentuale di più di due persone a vano : il che significa che intiere famiglie dispongono appena di una sola stanza, tutt'altro che comoda e salubre. Si pensi, inoltre, che circa 30.000 personne sfuggono a questa troppo scarsa media, rifugiati ancora — e lo diciamo con tristezza — in circa 7000 tuguri, che non meritano il nome di casa. E non ne sono neppure degne quelle troppo umili abitazioni, dette « bassi », vale a dire locali angusti, inadatti alla vita di una famiglia. È questo un problema a parte, che però deve essere affrontato e convenientemente risolto. Dalla disoccupazione e dalla deficienza di case è facile immaginare le sofferenze che derivano al vostro buono e generoso popolo, e le manchevolezze spirituali e morali, cui danno adito e che, per essere a tutti voi ben note, Ci asteniamo qui dall'enumerare. Nessuna, si può dire, delle grandi metropoli moderne va esente da simili piaghe; ma se queste affliggessero, con una certa ampiezza, non un popolo, com'è il vostro, dalle tradizioni nobilissime, dall'ingegno aperto, dalla viva sensibilità, pronto ed ansioso di poter lavorare, ma pur senza la probabilità che le sue condizioni saranno presto mutate in meglio, le conseguenze potrebbero essere ben gravi. Si è infatti notato che talune forze sociali, cui non importa forse tanto di sollevare le condizioni degli umili e dei poveri, quanto di guadagnarle alla loro causa, abbiano preso di mira le popolazioni meridionali con facili promesse di dare una soluzione piena al loro « problema », che, almeno per quanto riguarda la disoccupazione, sfugge pur troppo alle immediate possibilità della Nazione. A tal proposito desideriamo manifestare la Nostra ammirazione verso le dilette popolazioni del Meridione, per avere validamente resistito ai reiterati sforzi su di loro esercitati, non, come si è voluto affermare, per inerzia mentale o per sentimenti retrogradi, bensì per illuminata persuasione nella più volte provata verità, che il predominio di quelle forze si risolve sempre in servaggio intollerabile. Le popolazioni di Napoli e del Mezzogiorno hanno fino ad ora resistito con esemplare dignità alle insistenze del materialismo ateo, dimostrando non solo il solido fondamento religioso delle loro coscienze, ma la presenza attiva di quel senso altamente « umano », che sempre le ha distinte nella storia e fa tuttora loro apprezzare sommamente i valori dello spirito come indispensabili alla vita; vale a dire, la dignità e l'onore della persona, il possesso effettivo delle giuste civili libertà, gli affetti familiari, la devozione alla Patria. Ora vi domandiamo, diletti figli, che rappresentate in così gran numero Napoli ed il Mezzogiorno d'Italia: Siete ancora disposti a resistere per assicurare a voi ed ai vostri figli questi supremi valori della vita? — siete ancora pronti a stare saldi con vigilanza ed energia, affine di conservare intatti i tesori delle vostre tradizioni di civiltà? — manterrete sempre ferma la vostra fedeltà al Vicario di Cristo, che resta sempre al vostro fianco nelle persone dei vostri Arcivescovi, Vescovi, Parroci e Sacerdoti? — L'odierno vostro Convegno in questa sacra città di Roma, in questo massimo Tempio del Cristianesimo, è già una risposta affermativa alla Nostra domanda, l'eloquente testimonianza del vostro proposito d'incrollabile devozione a Cristo e alla Chiesa.

Ma la resistenza delle popolazioni del Meridione all'azione del materialismo ateo non è soltanto attestato di alta civiltà e dignità, bensì un concreto contributo alla salvezza ed al bene della intiera Nazione ed un atto di fiducia nella comune Patria, che non deve andar deluso. Noi Ci auguriamo che coloro, cui spetta di determinare le particolari provvidenze a favore delle regioni italiane maggiormente colpite dalla disoccupazione, lo facciano con prontezza e perseveranza; che vengano in tal modo attuati i suggerimenti degli economisti, i quali indicano il rimedio, tra gli altri, nel trasferimento verso il Sud di capitali privati e pubblici, nella maggiore estensione del credito, nella creazione di complessi industriali, in modo da assicurare agli operai un lavoro stabile ed elevare il reddito medio nel popolo.

Ma a che cosa varrebbero l'effettuata rinascita e l'auspicata generale prosperità, se non fossero accompagnate dal risanamento spirituale e morale delle piaghe, residue dalla guerra o da inveterata trascuranza, che tuttora affliggono alcuni ceti del popolo? La storia ed il presente dimostrano quanto spesso la piena prosperità, ove non sia guidata dalla sapienza umana e religiosa, segna il primo passo verso la decadenza. Esortandovi a progredire sempre più religiosamente, esprimiamo già la Nostra soddisfazione per la fedeltà delle vostre popolazioni alla Chiesa, e, in generale, per il rispetto ai principi ed alle norme di vita cristiana. Ci sono note le molteplici intraprese dei sacerdoti secolari e dei religiosi per estendere dappertutto l'influsso cristiano ed elevare la cultura religiosa tra le classi medie del popolo. Ammirevole è la vostra unione col clero, l'assiduità alle sacre funzioni nelle chiese, la devozione alla Santissima Vergine, la viva partecipazione alle pubbliche manifestazioni di fede. Alcune associazioni di giovani studenti e di operai svolgono un lavoro proficuo, sia nel campo apostolico propriamente tale, che in quello della carità. Intensa è anche l'attività nel mondo del lavoro, svolta dagli zelanti Cappellani e dagli Assistenti sociali in conformità alle norme della Pontificia Opera di Assistenza e dell'Onarmo. Tuttavia non mancano settori dove bisogna incrementare il concreto influsso cristiano ed eliminare gravi deficienze. Occorre, in primo luogo, provvedere alla cura dell'infanzia nei ceti più poveri. Tutti voi conoscete le miserie materiali e spirituali, in cui versa una parte non irrilevante della fanciullezza napoletana e a quanti pericoli morali sia esposta. Quali che ne siano le cause, è un dovere della società religiosa e civile, quindi, del clero, delle autorità, dei cittadini tutti, di moltiplicare i loro sforzi, affinchè i genitori siano aiutati ad educare cristianamente e civilmente i loro figli. Ciò potrà farsi cominciando ad accoglierli negli asili, nelle scuole, negli istituti, nelle colonie, ove, insieme con un conveniente nutrimento, trovino la possibilità d'istruirsi, educarsi e qualificarsi ad un lavoro. Il molto che già si è fatto in questo campo, specialmente dallo zelo operoso del novello Arcivescovo della vostra Metropoli, non deve far dimenticare quel che resta da compiere. Simili cure dovrebbero poi dedicarsi ad alcuni « quartieri popolari », al centro ed alla periferia, ove, non di rado, dietro le splendide facciate di piazze e di strade famose, trova ricetto, insieme con la miseria e le sofferenze, il malcostume. Noi non dubitiamo che voi, animati come siete dallo spirito dell'apostolato e della carità, prenderete massimamente a cuore la sorte di questa parte del popolo, istituendo opere di assistenza morale, avvicinando le singole famiglie, per accrescere in loro la coscienza della dignità del cristiano. Un altro settore che merita assidue cure è quello del lavoro, particolarmente industriale, le cui necessità spirituali e morali non sono diverse da quelle comuni a tutte le regioni italiane.

Con vivo compiacimento abbiamo perciò letto la relazione inviataCi dalla Delegazione Regionale Campana della Pontificia Opera di Assistenza e dell'Onarmo, riguardante l'attività dell'anno testè trascorso, ricavandone motivi di conforto e di speranza. L'elevata cifra di 80.000 lavoratori assistiti nelle centinaia di aziende, fabbriche, cantieri, nuclei di pescatori e di marittimi, comunità di braccianti e cantieri di lavoro, sono senza dubbio un bel numero. E quale cumulo di bene si cela dietro l'aridità di questa cifra! Da una parte, le sante fatiche ed i nascosti sacrifici dei valorosi Cappellani del lavoro e degli Assistenti Sociali, che prodigano le loro energie sugli spalti più avanzati del fronte di Cristo, con intraprese multiformi, quali, ad esempio, i convegni di lavoratori cristiani, i ritiri minimi, la formazione degli « operai-tipo », la diffusione della buona stampa, le sacre celebrazioni sui posti di lavoro, i devoti pellegrinaggi, le scuole di qualificazione, l'assistenza ricreativa ai figli, le visite ai malati; da parte degli stessi operai, quanti frutti di vita eterna mediante la preghiera e i sacramenti, quale avanzamento nella cristiana formazione delle coscienze e nell'esercizio delle virtù religiose e civili! Voglia Iddio benedire la generosa dedizione degli uni e la docile rispondenza degli altri, estendendo la sua grazia e la sua presenza in ogni luogo ove l'uomo obbedisce al precetto « Con sudore del tuo volto mangerai il pane » (Gen. 3, 19), e ove il fragore della macchina può attutire, ma non soffocare, non asservire il palpito del cuore umano! Ecco, diletti figli e figlie di Napoli e della Campania, quanto il Nostro cuore ed il Nostro Ufficio pastorale Ci hanno suggerito di dirvi. La Nostra paterna esortazione vi dimostra quanto grandi e vive siano l'attesa e la fiducia che riponiamo in voi. Un principio fondamentale ha sempre ispirato l'azione della Chiesa: conquistare a Cristo nuove plaghe, ma senza abbandonare le già acquisite; avanzare in nuove direzioni e con nuovi metodi, ma senza rinunziare a quelli comprovati dalla tradizione; intraprendere nuove imprese, ma senza distruggere le antiche. La vostra regione è un'antica e salda conquista della Chiesa, vanto e decoro della sua storia. Per quanto urgenti ed importanti possano essere le sollecitudini del Vicario di Cristo nella incertezza dei tempi presenti, il vostro popolo e i vostri bisogni non saranno mai dimenticati nè negletti. RivolgendoCi, in particolare, ai vostri esimi Pastori ed ai cattolici più ferventi, vorremmo esortarli a persuadersi che la sola tradizione non dà sicurezza, ma occorre raddoppiare lo sforzo e la vigilanza per mantenerla e tutelarla. Nessuno si lasci tentare dal pensiero che ciò che oggi si perde, sarà ricuperato domani, nè dalla opinione che il bene, la verità, il buon senso finiscono sempre col prevalere per sè stessi. Se, con lo straordinario potere di ricuperamento dimostrato dal vostro popolo, è stato possibile di ricostruire in un decennio una grande città materialmente devastata, non è così per le rovine delle anime, delle tradizioni, dei buoni costumi, della vita spirituale.

« Vigilate et orate » (Matth. 26, 41): vi ripetiamo dunque col Divino Maestro.

Con questi propositi, con questo spirito, tornerete alle vostre incantevoli città, alle leggiadre marine ed isole, alle ubertose campagne, alla terra particolarmente benedetta da Dio, per operare ciò che Dio vi ha manifestato di volere. La sua grazia ed i suoi favori vi accompagnino e vi sostengano!

 


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XX,
Ventesimo anno di Pontificato, 2 marzo - 9 ottobre 1958, pp. 11-19
Tipografia Poliglotta Vaticana;
A.A.S., vol. L (1958), n. 5, pp. 205-212.

  



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