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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AD UN PELLEGRINAGGIO DEI
LAVORATORI DELL'ILVA DI BAGNOLI*

Basilica Vaticana - Domenica, 4 maggio 1957

 

Vi diamo il Nostro paterno affettuoso benvenuto, diletti figli dello Stabilimento ILVA di Bagnoli. Quando Ci fu comunicato che avevate richiesto di incontrarvi col vostro Padre e Pastore, Noi non potemmo esimerCi dall'accogliere il vostro desiderio. Voi venite, infatti, da una regione a Noi particolarmente cara, non solo perchè necessita di aiuti materiali per essere sostenuta nello sforzo diuturno e generoso tendente al miglioramento delle sue condizioni generali, ma soprattutto perchè è bisognosa di aiuti morali, di aiuti spirituali, essendo particolarmente insidiata dalle forze del male.

L'incontro sarà pur troppo breve, a causa della scarsità del tempo di cui al presente possiamo disporre; ma servirà egualmente a ridirvi con quanto affetto Noi seguiamo le vostre sorti, godendo delle vostre gioie, provando le vostre stesse ansie, soffrendo i vostri stessi dolori. Le Nostre semplici parole vogliono essere anzitutto di congratulazione per il cammino percorso nello sviluppo del vostro lavoro; poi di esortazione alle vostre anime.

1° – La siderurgia — o metallurgia del ferro — cominciò ad essere praticata fin già dai tempi più remoti, ma soltanto negli ultimi cento anni si è potuto assistere ai più rapidi e grandiosi progressi che determinarono, tra l'altro, l'accresciuta estensione degl'impieghi del ferro e l'aumento imponente della produzione; in tempi recenti poi, si è aggiunta la larga utilizzazione dei sottoprodotti.

Come abbiamo potuto rilevare dal materiale cortesemente inviatoCi, il vostro complesso industriale è il più grande d'Italia in questo settore e occupa un posto di primato nazionale per la continua attività dei suoi quindici Stabilimenti, tutti volti non solo alle produzioni fondamentali e tipiche della siderurgia, ma anche a una serie multipla e varia di produzioni successive. La tendenza originaria è stata quella della produzione dell'acciaio; ma nel dopoguerra essa ha dato sempre più la preferenza al procedimento cosiddetto « a ciclo integrale », che muove direttamente dal minerale, piuttosto che a quello « della carica solida », nella quale ha gran parte il rottame. È merito di questa accresciuta tendenza, se all'ILVA e alla sua produzione ha potuto giungere l'apprezzamento dell'Alta Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio nel quadro della sua politica concernente gli scopi generali della produzione siderurgica.

La sanità del vostro quadro economico è dimostrata anche dall'aumento crescente dell'esportazione, dovuto alla intelligenza e alla tenacia, con le quali avete superato difficoltà e raggiunto un confortante grado di efficienza. Tale condizione vi consente di guardare oggi, con serena fiducia, all'avvenire delle Aziende e delle Maestranze.

A Bagnoli, lungo il mare, sulla spiaggia di Coroglio, ferve l'opera del più grande Stabilimento dell'ILVA, l'unico centro siderurgico italiano, che produce acciaio Thomas. La lavorazione è basata sul ciclo siderurgico integrale, che va dal minerale alla ghisa liquida e all'acciaio, e tutto fa prevedere che la potenzialità produttiva crescerà notevolmente di grado per effetto di nuovi lavori di ampliamento e di sviluppo.

Come vogliono i giusti criteri naturali, e specialmente in conformità alle norme cristiane, non sono mancati considerevoli sforzi diretti alla sicurezza fisica dei lavoratori, alla creazione e allo stabilimento di relazioni umane tra superiori e dipendenti, all'equo trattamento retributivo delle prestazioni, oltre che all'assistenza assicurativa nei confronti degli infortunati, degli invalidi, di coloro che lasciano l'Azienda per limiti di età.

2° - Ma il cospicuo progresso fatto e i conseguenti miglioramenti economici ottenuti per voi e per le vostre famiglie, non sarebbero certamente nè completi nè genuini, se non si accompagnassero con la necessaria conservazione e il conveniente sviluppo della vita divina nelle vostre anime. Come abbiamo detto in altre occasioni, non è Nostra intenzione qui di entrare nei particolari « tecnici » dei problemi riguardanti il trattamento umano e cristiano dei lavoratori; ma anche oggi, pur guardandoCi dall'indicare a voi mète irraggiungibili che potrebbero generare prima l'illusione e poi, inevitabilmente, la delusione, abbiamo il dovere di ammonire che nulla venga omesso allo scopo di rendere sicuro e sereno il vostro lavoro, non di rado particolarmente disagiato e pericoloso.

Il Papa — voi lo sapete — rappresenta il Verbo di Dio incarnato sulla terra. I suoi pensieri dunque devono essere i pensieri di Gesù; i suoi voleri i voleri di Gesù; le sue azioni le azioni di Gesù. Ora Gesù è venuto sulla terra, affinchè le anime abbiano la vita divina, e sovrabbondante : « ut vitam habeant et abundantius habeant » (Io. 10, 10). Al conseguimento di questo fine anche Noi dobbiamo dedicare la Nostra vita, diletti figli; di questo dobbiamo occuparCi, per questo dobbiamo essere in ansia; per questo dobbiamo talvolta alzare la voce. Tali Nostre sollecitudini sono per tutti i fedeli di ogni ceto e condizione; tutti figli Nostri amatissimi, perchè tutti redenti col sangue di Cristo, tutti insidiati da Satana, nemico di Cristo e degli uomini. Ma voi non ignorate che una particolare tenacia viene usata nei confronti vostri. Il mondo del lavoro, nel suo arduo cammino verso giuste mète, è pur troppo oggetto di continue insidie da parte di coloro che dicono di volere il bene vostro, ma in realtà vi mettono in cuore l'agitazione inconsulta, l'odio verso i vostri simili, oltre che il desiderio della sovversione e dello sconvolgimento. In particolare si cerca di rendere sempre meno consistente, sempre meno manifesta alla vostra mente la realtà del vostro spirito, le sue esigenze, le sue aspirazioni. Vi sono alcuni che negano la luce del Vangelo; altri che, pur non negando la luce, chiudono gli occhi dinanzi ad essa ed escludono il suo influsso nella loro vita pratica.

Non sappiamo, diletti figli, se tra voi qui presenti, vi sia qualcuno cui manca pur troppo la luce e la vita di Dio; se così fosse, e specialmente perché siamo nel tempo pasquale, vorremmo indurlo con affettuosa premura a rivolgersi a Gesù risorto. Dica così: « O Signore, che sei veramente risorto da morte, fa che la mia anima ritorni anch'essa alla vita. O Gesù, che una volta risorto non sei più soggetto al dominio della morte, fa che anch'io, ritrovata la vita divina, non torni a perderla mai più. O Gesù, che rendesti manifesta a molti la tua risurrezione, fa che anch'io, risorto nello spirito, appaia tale a quanti mi conoscono e mi amano: fa che possa cooperare a muoverli, a trascinarli sulla via del bene ».

A coloro invece, e sono certamente tanti fra voi, che stanno già sulla retta via, Noi rivolgiamo una calda esortazione, affinchè, non contenti della vita che posseggono, cerchino con ogni mezzo di accrescerla e di donarla ad altri, moltiplicandola quanto è possibile.

Per tutti cade opportuna, Ci sembra, la preghiera della Chiesa nella odierna Liturgia.

« O Dio — così abbiamo pregato nella Santa Messa — concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi, e di desiderare quel che prometti; affinchè tra il fluttuare delle cose mondane, i nostri cuori rimangano fissi là ove si trovano i veri gaudii » (Or. in Missa Dom. IV p. Pascha).

a) Il Signore vi conceda anzitutto di amare ciò che egli comanda. Talvolta vi sembrerà che voglia quasi coartarvi con le sue leggi, come con altrettante strettoie, capaci soltanto di impedirvi il cammino e ogni altro movimento. Non è così, diletti figli. La legge di Dio è il binario, sul quale, come su strada sgombra di ostacoli, voi potrete camminare spediti e felici. « Beati coloro — canta il Salmista —, di cui la via è immacolata, che camminano nella legge del Signore! » (Ps. 118, 1).

b) Questa legge di Dio verrà più facilmente amata, anzi sarà tanto più profondamente scolpita nei vostri cuori « lex tua... in praecordiis meis » (Ps. 39, 9), se saprete guardare al cielo e, intravedendo, per quanto è possibile ad umane creature illuminate dalla fede, quel che Dio ha preparato a coloro che lo amano (cfr. 1 Cor. 2, 9), alimenterete il vivo desiderio di ciò che forma l'oggetto finale della nostra speranza: la vita nell'eterna luce, nell'eterno amore, nell'eterno gaudio. Perchè tale vita di luce, di amore e di gaudio vi attende solo in fondo alla strada, sulla quale camminerete « immacolati » (Ps. 118, 1), e cioè amando e seguendo la legge del Signore.

Camminando, incespicherete forse, od anche potrete cadere : ma allora dovrete risollevarvi subito, riprendere sempre il cammino; vi sostenga la fiducia che, dopo i sacrifici e le privazioni, sarà premio per voi un Paradiso di delizie. Infatti non vi è proporzione tra quel che si deve soffrire nel tempo presente e la futura gloria nella eternità (cfr. Rom. 8, 18). Non date dunque ascolto a coloro che, negando queste immortali speranze, accomunano la loro sorte, la vostra sorte, a quella degli animali bruti, proclamando che anche per l'uomo tutto finisce quaggiù.

Alzate, diletti figli, i vostri occhi al cielo. Non certamente per dimenticare la terra, non per trascurare la vita, non per rinunziare all'azione : guardate l'eternità, per dare l'esatto valore al tempo; considerate lo spirito, per valutare giustamente la materia; meditate sul fine, per apprendere il retto uso dei mezzi. L'eterno, lo spirito, il fine supremo, il gaudio vero, la felicità, non sono soggetti alle facili mutazioni. È necessario tener fissi là i vostri pensieri, saldare là i vostri cuori.

Allora il vostro lavoro, il vostro faticoso lavoro, vi apparirà sotto una nuova luce. Vi apparirà come un atto di obbedienza a Dio, come servizio di Dio, come amore per lui, come preghiera. Vi apparirà come servizio del prossimo, come amore del prossimo. Lavorare così sarà per voi un camminare sulla terra per arrivare al cielo.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XX,
Ventesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1958-9 ottobre 1958, pp. 153-157
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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