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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

La calunnia uccide

Lunedì, 15 aprile 2013

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 88, Lun. – Mart. 15-16/04/2013)

 

La calunnia distrugge l’opera di Dio, perché nasce dall’odio. Essa è figlia del «padre della menzogna» e vuole annientare l’uomo, allontanandolo da Dio. Se la calunnia è un venticello, come canta Basilio nel Barbiere di Siviglia, per Papa Francesco essa è un forte vento. Lo ha detto lunedì mattina, 15 aprile, durante la consueta messa, celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae. Tra i presenti, dipendenti e responsabili dei Servizi telefoni e Servizio internet del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, con padre Fernando Vérgez Alzaga, direttore della Direzione delle Telecomunicazioni del Governatorato, che ha concelebrato, e alcuni familiari del cardinale argentino Eduardo Francisco Pironio, di cui è appena trascorso il quindicennio dalla morte.

La calunnia è antica quanto il mondo e se ne trovano riferimenti già nell’Antico Testamento. Basti pensare all’episodio della regina Jezabel con la vigna di Naabot, o a quello di Susanna con i due giudici. Quando non si poteva ottenere qualcosa «per una strada giusta, una strada santa», si utilizzava la calunnia, che distrugge. E «questo — ha commentato il Papa — ci fa pensare: noi tutti siamo peccatori, tutti. Abbiamo peccati. Ma la calunnia è un’altra cosa». È un peccato, ma è anche qualcosa di più, perché «vuole distruggere l’opera di Dio e nasce da una cosa molto cattiva: nasce dall’odio. E chi fa l’odio è Satana». Menzogna e calunnia vanno di pari passo, perché hanno bisogno l’una dell’altra per andare avanti. E senza dubbio, ha aggiunto il Pontefice, «dove c’è calunnia c’è Satana, proprio lui». Papa Francesco ha poi preso spunto dal salmo 118 letto nella liturgia del giorno, per spiegare lo stato d’animo del giusto calunniato: «Anche se i potenti siedono e mi calunniano, il tuo servo medita i tuoi decreti. I tuoi insegnamenti sono la mia delizia». Il giusto, in questo caso è Stefano, il protomartire, a cui faceva riferimento la prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli. Stefano «guarda il Signore e obbedisce alla legge». Egli è il primo di una lunga serie di testimoni di Cristo che hanno costellato la Storia della Chiesa. Non solo nel passato, ma anche ai nostri giorni ci sono molti martiri. «Qui a Roma — ha aggiunto il Santo Padre — abbiamo tante testimonianze di martiri, cominciando da Pietro. Ma il tempo dei martiri non è finito: anche oggi possiamo dire, in verità, che la Chiesa ha più martiri che nel tempo dei primi secoli».

La Chiesa, infatti, «ha tanti uomini e donne che sono calunniati, che sono perseguitati, che sono ammazzati in odio a Gesù, in odio alla fede». Alcuni vengono uccisi perché «insegnano il catechismo», altri perché «portano la croce». La calunnia trova spazio in tanti Paesi, dove i cristiani vengono perseguitati. «Sono fratelli e sorelle nostri — ha sottolineato — che oggi soffrono, in questo tempo dei martiri. Dobbiamo pensare a questo». Il Pontefice ha poi fatto notare che la nostra epoca è caratterizzata da «più martiri che non quella dei primi secoli. Perseguitati per l’odio: è proprio il demonio che semina l’odio in quelli che compiono le persecuzioni».

Parlando ancora di santo Stefano, il Papa ha ricordato che era uno dei diaconi ordinati dagli apostoli. «Si mostra pieno di grazia e di potenza — ha aggiunto — e faceva grandi prodigi, grandi segni tra il popolo, e portava avanti il Vangelo. Allora, alcuni incominciarono a discutere con lui su Gesù: se Gesù era il messia o no». Quella discussione però divenne impetuosa e quanti «discutevano con lui non riuscivano a resistere alla sua potenza, alla sua saggezza, alla sua scienza». E cosa hanno fatto? si è chiesto il Papa. Invece di chiedergli spiegazioni sono passati alla calunnia per distruggerlo. «Siccome non andava bene la lotta pulita, la lotta tra uomini buoni, sono andati per la strada della lotta sporca: la calunnia». Trovarono falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo, contro la legge di Mosè, contro questo, contro quello». Lo stesso avevano fatto con Gesù.

Nella nostra epoca caratterizzata da «tante turbolenze spirituali», il Papa ha invitato a riflettere su un’icona medievale della Vergine. La Madonna che «copre con il suo manto il popolo di Dio». Anche la prima antifona latina della Vergine Maria è Sub tuum presidium. «Noi preghiamo la Madonna che ci protegga — ha detto il Pontefice — e nei tempi di turbolenza spirituale il posto più sicuro è sotto il manto della Madonna. È, infatti, la mamma che cura la Chiesa. E in questo tempo di martiri, lei un po’ la protagonista della protezione: è la mamma».

Il Papa ha quindi invitato ad avere fiducia in Maria, a rivolgerle la preghiera, che inizia con «Sotto la tua protezione», e a ricordare quell’antica icona dove «con il suo manto copre il suo popolo: è la mamma».

«è proprio lo Spirito Santo dentro di noi che ci dà forza per andare». Il vangelo di Giovanni (3, 31-36), proclamato nella celebrazione, con una bella espressione assicura: «“Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito”. Nostro Padre ci dà lo Spirito, senza misura, per ascoltare Gesù, sentire Gesù e andare per la strada di Gesù».

Papa Francesco ha concluso l’omelia con l’invito a essere coraggiosi nelle diverse situazioni della vita. «Chiediamo la grazia del coraggio. Sempre avremo peccati: siamo peccatori tutti». Ma serve «il coraggio di dire: “Signore, sono peccatore, alle volte obbedisco a cose mondane ma voglio obbedire a te, voglio andare per la tua strada”. Chiediamo questa grazia, di andare sempre per la strada di Gesù, e quando non lo facciamo, di chiedere perdono: il Signore ci perdona, perché Lui è tanto buono».

 


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