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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Il tempo di Dio

Lunedì, 27 maggio 2013

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 121, Lun.-Mart. 27-28/05/2013)

 

Il fascino del provvisorio, la sensazione di essere padroni del tempo, e la cultura del benessere a tutti i costi spesso impediscono all’uomo di oggi di seguire da vicino Gesù. «Ci sembrano due ricchezze» ma in realtà non ci fanno «andare avanti», ha detto Papa Francesco commentando, lunedì mattina 27 maggio, il racconto del vangelo di Marco (10, 17-27) proclamato durante la messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae.

L’evangelista narra dell’uomo ricco che si avvicina a Gesù per chiedergli come raggiungere la vita eterna. «Questo — ha spiegato il Pontefice — era un uomo buono: va a trovare Gesù e si getta in ginocchio davanti a lui; un uomo che aveva pietà nel suo cuore; un uomo religioso; un giusto. Ma va da Gesù perché sente qualcosa dentro; sente la voglia di andare più avanti, di seguire Gesù più da vicino: era proprio lo Spirito Santo che lo spingeva».

L’uomo assicura Gesù di seguire i comandamenti. E gli domanda come andare avanti. Ma alla richiesta di Gesù, «che lo ama», di vendere tutti i suoi beni prima di seguirlo, «quest’uomo buono, uomo giusto — un uomo spinto dallo Spirito Santo per andare più avanti, più vicino a Gesù — si scoraggia: a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato. E Gesù volgendo lo sguardo attorno disse a suoi discepoli: quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio» ha ricordato il Santo Padre.

Dunque «le ricchezze — ha spiegato — sono un impedimento, qualcosa che non rende facile il cammino verso il regno di Dio. Ognuno di noi ha le sue ricchezze, ma si tratta spesso di ricchezze che impediscono di andare vicino a Gesù» e che a volte portano persino «tristezza».

«Tutti — ha esortato il Santo Padre — dobbiamo fare un esame di coscienza su quali sono le nostre ricchezze che ci impediscono di avvicinare Gesù nella strada della vita». Si tratta di ricchezze che derivano dalla nostra cultura. La prima ricchezza «è il benessere. La cultura del benessere che ci fa poco coraggiosi, ci fa pigri, ci fa anche egoisti». A volte «il benessere ci anestetizza», perché in fin dei conti «stiamo bene nel benessere». Anche di fronte alla scelta di avere un figlio, ci si lascia spesso condizionare dal benessere. Il Papa ha immaginato un dialogo tra una coppia di sposi: «No, no, più di un figlio, no! Perché non possiamo fare le vacanze, non possiamo andare qua, non possiamo comprare la casa; no! Va bene seguire il Signore, ma fino a un certo punto...». E ha commentato: «È questo che fa il benessere. Tutti sappiamo bene come fa il benessere. Ma questo ci getta giù, ci spoglia di quel coraggio, di quel coraggio forte per andare vicino a Gesù». Eppure «questa è la prima ricchezza della nostra cultura d’oggi. La cultura del benessere».

Oltre a questa, il Pontefice ne ha indicata un’altra, che «ci impedisce di andare vicino a Gesù: è il fascino del provvisorio. Noi siamo innamorati del provvisorio», mentre le proposte di Gesù sono definitive. Il provvisorio ci piace «perché abbiamo paura del tempo di Dio», che è un tempo definitivo.

E come spesso accade, il Papa ha proposto un ricordo della sua esperienza personale: «Ho sentito di uno che voleva diventare prete, ma per dieci anni, non di più». E lo stesso accade per tante coppie che si sposano pensando: «finché dura l’amore e poi vediamo». È questo «il fascino del provvisorio» la seconda «ricchezza» che affascina gli uomini di oggi; e li spinge, in particolare, a «diventare padroni del tempo: facciamo piccolo il tempo al momento».

Benessere e provvisorietà sono appunto le due ricchezze che nella società contemporanea «ci impediscono di andare avanti». Di contro, il pensiero del Pontefice è andato ai «tanti uomini e donne che hanno lasciato la loro terra per andare come missionari, per tutta la vita»; e ai «tanti uomini e donne che hanno lasciato la loro casa per fare un matrimonio e per tutta la vita sono arrivati fino alla fine». Questo — ha affermato — «è seguire Gesù da vicino, è il definitivo». Mentre «il provvisorio non è seguire Gesù; il provvisorio è territorio nostro», nel quale noi «siamo padroni».

Da qui l’esortazione del Pontefice: «Davanti all’invito di Gesù, davanti a queste due ricchezze culturali, pensiamo ai discepoli», che «erano sconcertati. Anche noi possiamo essere sconcertati per questo discorso di Gesù; e quando Gesù ha spiegato qualcosa, erano ancora più stupiti». Allora — è stato l’invito conclusivo — «chiediamo al Signore che ci dia il coraggio di andare avanti, spogliandoci di questa cultura del benessere con la speranza», la quale è «la fine del cammino dove lui ci aspetta, nel tempo; non con la piccola speranza del momento, che non funziona più».

Con Papa Francesco hanno concelebrato, tra gli altri, il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, e l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Tra i presenti, collaboratori del dicastero della pastorale della salute, dipendenti della direzione Servizi economici del Governatorato e un gruppo di volontari del dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano.

 



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