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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Quattro modelli

Martedì, 14 gennaio 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.010, Mart. 15/01/2014)

 

La gente segue chi insegna come Gesù, il quale porta con sé la novità della Parola di Dio, il suo amore. E non chi — laico, cristiano, sacerdote o vescovo che sia — è un corrotto e ha il cuore corrotto. Papa Francesco è tornato a parlare della testimonianza di fede che devono offrire quanti, soprattutto in ragione della loro missione, sono chiamati a trasmetterla al popolo di Dio. E durante l’omelia della messa celebrata questa mattina, martedì 14 gennaio, nella cappella di Santa Marta, ha ripetuto che non c’è altra via oltre quella insegnata da Cristo.

A questo insegnamento fanno riferimento le due letture proposte dalla liturgia, tratte dal primo libro di Samuele (1, 9-20) e dal Vangelo di Marco (1, 21b-28). In esse, ha notato il Pontefice, sono descritti «quattro modelli di credenti predicatori: Gesù, gli scribi, il sacerdote Eli, e dietro di lui — non è esplicito, ma ci sono — i due figli di Eli, sacerdoti».

Gli scribi insegnavano e predicavano ponendo sulle spalle della gente dei pesi gravosi. «E la povera gente — ha detto il Papa — non poteva andare avanti». Il rimprovero che Gesù fa a costoro è di non muovere neanche un dito per aiutare queste persone. E alla gente poi dirà: «Fate quello che dicono, ma non quello che fanno». Gente incoerente, ha spiegato il Pontefice parlando degli scribi e dei farisei, che si comportavano «come se bastonassero le persone». E Gesù li avvertiva «dicendo loro: così facendo, voi chiudete le porte dei cieli; non lasciate entrare nessuno e neppure voi entrate».

È così che ancora oggi, ha sottolineato il Papa, si usa questo modo sbagliato di predicare, di insegnare, di dare testimonianza della propria fede. «E quanti ce ne sono — si è lamentato — che pensano che la fede sia così».

Poi il vescovo di Roma si è soffermato sul modo di agire di Eli, «un vecchio... poveretto» che — ha confessato — «a me fa una certa tenerezza», ma che tuttavia «non era un brav’uomo davvero: era un povero prete, debole, tiepido e lasciava fare, non aveva forza. Lasciava fare tante cose brutte ai suoi figli.» Il Santo Padre ha raccontato l’episodio di Eli che scambia per ubriaca una povera donna che pregava in silenzio, muovendo appena le labbra per chiedere al Signore la grazia di un figlio. Essa «pregava come prega la gente umile, semplicemente, dal cuore, con angoscia e muoveva le labbra. Tante donne buone pregano così nelle nostre chiese e nei nostri santuari. E questa pregava così, chiedeva un miracolo. E l’anziano Eli, poveretto, non aveva niente da fare. La guardava e pensava: questa è un’ubriaca. E la disprezzò. Lui era il rappresentante della fede», colui che avrebbe dovuto insegnare la fede, ma «il suo cuore non sentiva bene e disprezzò questa signora. Le dice: vai via, ubriaca!».

«Quante volte il popolo di Dio — ha constatato il Santo Padre — si sente non ben voluto da quelli che devono dare testimonianza, dai cristiani, dai laici cristiani, dai preti, dai vescovi!». Tornando allora ad Eli, Papa Francesco ha spiegato perché prova per lui una certa simpatia: «Perché nel cuore ancora aveva l’unzione. Quando la donna gli spiega la propria situazione, Eli le dice: vai in pace, e il Dio di Israele ti conceda quello che hai chiesto. Viene fuori l’unzione sacerdotale. Povero uomo, l’aveva nascosta dentro la sua pigrizia. È un tiepido. E poi finisce male, poveretto!».

Nel brano della scrittura, ha osservato il Pontefice, i suoi figli non si vedono, ma erano quelli che gestivano il tempio. «Erano briganti. Erano sacerdoti — ha detto — ma briganti. Andavano dietro al potere e dietro ai soldi; sfruttavano la gente, approfittavano delle elemosine e dei doni. Dice la Bibbia che prendevano i pezzi più belli dei sacrifici per mangiare loro. Sfruttavano. Il Signore li punisce forte, questi due!».

Per il Papa essi rappresentano «la figura del cristiano corrotto, del laico corrotto, del prete corrotto, del vescovo corrotto. Approfittano della situazione, del privilegio della fede, di essere cristiani. E il loro cuore finisce corrotto. Pensiamo a Giuda: ha incominciato forse la prima volta per gelosia, per invidia, a mettere la mano nella borsa», e così «il suo cuore ha incominciato a corrompersi. Giovanni — l’apostolo buono che ama tutto il mondo, che predica l’amore — di Giuda dice: era un ladro. Punto. È chiaro: era corrotto. E da un cuore corrotto esce anche il tradimento. Tradisce Gesù».

E infine il modo di predicare di Gesù. Cosa ha di speciale? Perché la gente dice: «Questo insegna come uno che ha autorità; questo è un insegnamento nuovo»? Gesù — ha affermato il Pontefice — insegnava la legge, insegnava Mosè e i profeti. Dove è il nuovo? Ha potere, il potere della santità, perché gli spiriti impuri se ne vanno. La novità di Gesù è che porta con sé la parola di Dio, il messaggio di Dio, cioè l’amore di Dio per ognuno di noi. Avvicina Dio alla gente. E per farlo si avvicina lui. È vicino ai peccatori, va a pranzo con Matteo, un ladro, traditore della patria; perdona quell’adultera che la legge diceva che doveva essere punita; parla di teologia con la Samaritana che non era un “angioletto”, aveva la sua storia». Gesù dunque «cerca il cuore delle persone, Gesù si avvicina al cuore ferito delle persone. A Gesù interessano soltanto la persona e Dio. E cerca di avvicinare Dio alle persone e le persone a Dio».

E ancora: «Gesù è come il buon samaritano che guarisce le ferite della vita. Gesù è l’intercessore che va solo a pregare in montagna per la gente, e dà la vita per la gente. Gesù vuole che la gente si avvicini e la cerca; e si sente commosso quando la vede come pecore senza pastore. E tutto questo atteggiamento è quello che la gente definisce un atteggiamento nuovo. No, non è nuovo l’insegnamento, è il modo di farlo nuovo. La trasparenza evangelica».

«Chiediamo al Signore — ha concluso Papa Francesco — che queste due letture ci aiutino nella nostra vita di cristiani», perché ognuno, nel ruolo che è chiamato a svolgere nella missione della Chiesa, non sia semplicemente legalista, puro ma ipocrita come gli scribi e i farisei. L’invito del Pontefice è «a non essere corrotti come i figli di Eli; a non essere tiepidi come Eli; ma a essere come Gesù, con quello zelo di cercare la gente, guarire la gente, amare la gente».

 



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