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PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI DIRIGENTI E AGLI ATLETI DELLE NAZIONALI
DI RUGBY DI ARGENTINA E ITALIA

Sala Clementina
Venerdì, 22 novembre 2013

 

Cari amici Buongiorno,

vedo con piacere che tra l' Italia e l' Argentina ci sono diversi incontri sportivi! Questo è buono, buon segno, segno anche di una grande tradizione che continua tra queste due Nazioni.

Vi ringrazio di essere venuti a salutarmi, con l’aiuto del Signor Ambasciatore, e anche dell’iniziativa caritativa che avete preso.

Il rugby è uno sport molto simpatico, e vi dico perché lo vedo così: perché è uno sport duro, c’è molto scontro fisico, ma non c’è violenza, c’è grande lealtà, grande rispetto. Giocare a rugby è faticoso, no es un paseo, non è una passeggiata! E questo penso che sia utile anche a temprare il carattere, la forza di volontà.

Un altro aspetto che risalta è l’equilibrio tra il gruppo e l’individuo. Ci sono le famose “mischie”, che a volte fanno impressione! Le due squadre si affrontano, due gruppi compatti, che spingono insieme uno contro l’altro e si bilanciano. E poi ci sono le azioni individuali, le corse agili verso la “meta”. Ecco, nel rugby si corre verso la “meta”! Questa parola così bella, così importante, ci fa pensare alla vita, perché tutta la nostra vita tende a una meta; e questa ricerca, ricerca della meta, è faticosa, richiede lotta, impegno, ma l’importante è non correre da soli! Per arrivare bisogna correre insieme, e la palla viene passata di mano in mano, e si avanza insieme, finché si arriva alla meta. E allora si festeggia!

Forse questa mia interpretazione non è molto tecnica, ma è il modo in cui un vescovo vede il rugby! E come vescovo vi auguro di mettere in pratica tutto questo anche fuori dal campo, metterlo in pratica nella vostra vita.

Io prego per voi, vi auguro il meglio. Ma anche voi pregate per me, perché anch’io, con i miei collaboratori, facciamo una buona squadra e arriviamo alla meta!

Grazie, e che domani sia una bella partita!

 



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