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GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 17 dicembre 1989

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Il periodo liturgico dell’Avvento ci aiuta a comprendere le esigenze della formazione sacerdotale, che saranno studiate dal Sinodo del prossimo anno. Tra queste esigenze ve n’è una che si accorda particolarmente con la nostra preparazione al Natale: la fede. In effetti, non si può accogliere la venuta di Cristo se non con la fede; in questi giorni che ci separano dal Natale, ci impegniamo a rinnovare la nostra fede, a risvegliarla, nella sempre maggiore convinzione che tutta la nostra vita dipende dal Salvatore.

Se la nostra fede ci apparisse troppo debole o vacillante, possiamo sempre ricorrere a Maria che - ancor prima della nascita di Gesù - è stata proclamata beata per aver creduto: nella sua fede, infatti, l’attesa del popolo di Israele ha raggiunto il suo culmine ed ha trovato il suo compimento.

2. L’importanza fondamentale della fede è particolarmente evidente nella formazione dei futuri sacerdoti. Se, infatti, questa virtù è necessaria per tutti, lo è specialmente per il presbiterio, che ha la missione di comunicare la fede agli altri con l’annuncio della Parola. Egli non può predicare il Vangelo in maniera efficace, se non ne ha assimilato profondamente il messaggio. Il sacerdote è chiamato a dare testimonianza della fede con la sua attività e con tutta la sua vita. Quando celebra l’Eucaristia e amministra i sacramenti, egli manifesta la sua fede. Nei suoi contatti pastorali deve sostenere i fratelli nella fede, rispondere ai loro dubbi ed obiezioni, rafforzare coloro che sono turbati o esitanti.

Quando le persone si recano dal sacerdote per chiedergli un consiglio o per confidargli le loro difficoltà, attendono non una semplice risposta di buon senso, ma una parola di fede. Esse sono deluse quando non trovano in lui un atteggiamento di fede; al contrario, quando riconoscono in lui un testimone della fede, si sentono confortate nelle loro convinzioni.

3. Ogni sacerdote deve essere, per la comunità cristiana, un animatore della fede. È una missione molto alta e una grande responsabilità, alla quale deve prepararsi con cura. Occorre pertanto che nei seminari la dottrina rivelata sia insegnata in modo tale che i giovani capiscano bene ciò che forma l’oggetto della loro fede.

È pure necessario che, nella preparazione al ministero sacerdotale, si provveda alla educazione della fede. I giovani destinati ad annunciare il Vangelo, devono impegnarsi a sviluppare la loro vocazione in un clima di fede. Di qui l’esigenza che i corsi di studio non solo siano ispirati dalla fede, ma conducano a una fede sempre più solida, meglio fondata sulla rivelazione.

Ricorriamo alla Vergine dell’Annunciazione, che ha risposto con fede alla chiamata divina, perché rafforzi in questa virtù tutti coloro che sono incaricati della formazione sacerdotale e perché guidi il Sinodo a formulare le proposte adatte a favorire la formazione dei futuri sacerdoti alla fede.  

Un accorato appello alla comunità internazionale perché sia presto raggiunta “una soluzione più rispettosa della dignità dell’uomo” al problema delle migliaia di rifugiati vietnamiti minacciati di rimpatrio forzato è lanciato da Giovanni Paolo II durante l’Angelus di questa mattina. Queste le parole pronunciate da Giovanni Paolo II.  

Oggi desidero che vi uniate a questa preghiera alla Vergine Maria anche per una intenzione che mi sta particolarmente a cuore.

Si tratta della sorte di migliaia di rifugiati vietnamiti che, attualmente ospitati nei campi di accoglienza di Hong Kong, sono minacciati di essere rimpatriati forzatamente, come è accaduto nei giorni scorsi per un piccolo gruppo di persone, Il nostro cuore non può rimanere insensibile e indifferente di fronte a simili gravi decisioni che incidono così drammaticamente sulla vita di tante persone, donne e bambini inclusi.

Voglia il Signore Gesù, che ha sperimentato la difficile vita del profugo, illuminare le menti di coloro che reggono le sorti dei popoli, perché a questo grave e complesso problema umano sia finalmente trovata una soluzione più rispettosa della dignità dell’uomo. Voglia altresì suscitare, a tal fine, la partecipazione della comunità internazionale la quale, nel prendere ancor più coscienza della propria corresponsabilità, non può esimersi dal dare il suo generoso contributo.

La solidarietà internazionale si è già espressa attraverso valide iniziative di paesi e di organismi vari. Ci auguriamo che nascano subito altre concrete iniziative, con la pronta collaborazione di tutti, per affrontare sempre meglio e dare una soluzione a tale grave problema umanitario.

A te, Regina del Vietnam, affidiamo queste nostre fervide preghiere.

Come è consuetudine ormai dall’inizio del suo Pontificato Giovanni Paolo II benedice questa mattina dopo la recita dell’“Angelus” le statuette del Bambino Gesù portate da migliaia di fanciulli romani. Si rinnova così un appuntamento che ogni anno vede i ragazzi delle parrocchie, delle scuole e degli istituti cittadini riuniti in Piazza San Pietro per offrire al Papa, insieme con i “Bambinelli” da deporre nei Presepi, l’augurio e l’abbraccio affettuoso per il Santo Natale. Statuette piccole e grandi, immagini di Gesù Bambino di sembianze e colori diversi, adagiate in piccole culle di vimini o avvolte in fasce, sono alzate verso l’alto quando Giovanni Paolo II invoca la Benedizione del Padre. Queste le parole con cui Giovanni Paolo II saluta i piccoli presenti.  

Cari bambini, la vostra presenza, i vostri canti ci immergono nel clima natalizio. Siete venuti qui, accompagnati dai vostri familiari, dai vostri parroci, dagli insegnanti delle vostre scuole, per far benedire dal Papa le statuine del bambino Gesù, che nella notte santa collocherete nel presepe, che avete allestito nelle vostre case. Questa felicità che invade i vostri cuori, in questo periodo, inondi anche il cuore di tanti bambini sparsi nel mondo, che soffrono a causa della povertà, della guerra, o della emarginazione. Con la vostra solidarietà e le vostre preghiere fate sì che tutti possano godere della gioia e della pace che viene dalla culla di Betlemme. Vi ringrazio per la vostra visita, ed auguro tutto il bene alle vostre famiglie, a tutti i presenti dico “Buon Natale”, specialmente a voi, bambini della Chiesa di Roma.

Sia lodato Gesù Cristo.

 

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