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 VISITA PASTORALE A SAN MARINO E RIMINI

SANTA MESSA A RIMINI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Rimini, 29 agosto 1982

 

1. “Chi abiterà nella tua tenda? / Chi dimorerà sul tuo santo monte?” (Sal 14 [15], 1) chiede il Salmista, nell’odierna liturgia, al Dio di Israele e Dio dell’alleanza.

E a tale domanda riceve questa risposta:
- Ecco, sul santo monte dimorerà “Colui che cammina senza colpa, / agisce con giustizia e parla lealmente, / non dice calunnia con la lingua” (Sal 14 [15], 2-3).

- Sul santo monte, nella tenda di Dio abiterà colui che “Non fa danno al suo prossimo / e non lancia insulto al suo vicino. / Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, / ma onora chi teme il Signore” (Sal 14 [15], 3-4).

- Sul santo monte, nella tenda di Dio abiterà, infine, colui che “Anche se giura a suo danno, non cambia; / che presta denaro senza fare usura / e non accetta doni contro l’innocente. / Colui che agisce in questo modo - conclude il Salmista - / resterà saldo per sempre” (Sal 14 [15], 4-5).

Sono quindi due le dimensioni con cui il Salmista giudica le opere dell’uomo: una dimensione che è nell’uomo stesso ed è la coscienza, la quale, mediante la voce interiore cerca la certezza del bene e del male. La seconda dimensione è in Dio, ed è la prospettiva del monte santo sul quale sale ogni uomo da lui guidato con l’appello dei comandamenti e chiamato, al tempo stesso, dalla voce della coscienza. Sale secondo il ritmo delle sue opere giuste e degne. Nel caso opposto discende in basso e non c’è per lui luogo nella tenda santa di Dio.

2. Così la liturgia dell’odierna domenica parla a noi tutti, qui riuniti. Così parla agli abitanti della città di Rimini, della diocesi e dei dintorni. Così parla anche a quanti sono qui venuti da diverse parti d’Italia e da diversi paesi d’Europa. Rimini infatti è un ben noto centro turistico, particolarmente in estate.

Il Salmo responsoriale dell’odierna liturgia diventa così un particolare saluto, a tutti e a ciascuno.

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Benvenuto colui che sale sul monte del Signore!
Benvenuti voi tutti che siete qui radunati per questa celebrazione eucaristica!.

Willkommen, wer hinauf will auf den heiligen Berg des Herrn!
Willkommen ihr alle, die ihr euch zu diesem Gottesdienst eingefunden habt!

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Sì, questa liturgia si rivolge alle persone, alle famiglie di lingua francese, in viaggio o in vacanza in questa ospitale regione, che sono i benvenuti qui!.

Oui, cette liturgie s’adresse aux personnes, aux familles de langue française, en voyage ou en repos en cette région hospitalière, qui sont les bienvenus ici.

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Saluto inoltre i visitatori di lingua inglese presenti a questa celebrazione liturgica: che l’amore di Dio si effonda nei vostri cuori!

I also greet the English-speaking visitors present at this liturgical celebration: may God’s love be poured into your hearts.

 

Il mio saluto va con particolare affetto al Vescovo, Monsignor Locatelli, al clero, ai religiosi, alle religiose ed agli operatori pastorali: esso si estende poi con deferenza alle Autorità civili e vuol giungere a tutti i presenti.

Ognuno di voi, da qualunque parte venga, per partecipare all’Eucaristia di questa sera, porta in sé profondamente inciso quell’invito e quella chiamata che lo incamminano verso il monte santo, alla Casa del Signore.

La vita passa, di giorno in giorno, tra impegni e svaghi diversi, tra il riposo e il contatto con la natura - qui con il bel mare Adriatico - . . . e quest’invito, questa chiamata s’inscrivono costantemente nell’insieme della nostra esistenza.

Quest’invito all’incontro con Dio passa attraverso l’intimità dell’uomo, risuona nella sua coscienza. Più a lungo l’uomo convive con esso, più profondamente lo scruta, più diventa consapevole che quell’invito al santo monte, alla casa di Dio, non lo conduce fuori di se stesso. Esso infatti si identifica, più profondamente, con ciò che ciascuno è e con ciò a cui, in definitiva, aspira.

Perciò vi saluto, cari fratelli e sorelle, sulla scia di questo invito. Vi ringrazio di essere venuti. Io stesso vengo qui per incontrarmi con voi, seguendo le orme del Salmo liturgico, e per rispondere all’invito di Dio che opera in ciascuno di noi.

Dobbiamo incontrarci, come cristiani, nell’Eucaristia. Anche se ci conosciamo soltanto di sfuggita, dobbiamo riconoscerci molto profondamente “nello spezzare il pane” (Lc 24, 35).

3. “Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?” (Dt 4, 7).

Celebrare l’Eucaristia significa: testimoniare la vicinanza di Dio. Si può dire: la vicinanza penetrante di Dio!

Colui che abita sul santo monte, Colui verso il quale pellegriniamo con tutta la nostra esistenza, ubbidendo alla nostra coscienza e compiendo le opere della nostra vita, è, al tempo stesso, vicino in modo penetrante.

È vicino con l’alimento del Pane e del Vino, che riceviamo con la bocca, per accogliere, con la nostra anima e il nostro cuore, lui, il Dio Vivente.

“E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?” (Dt 4, 8) chiede Mosè agli Israeliti pellegrinanti dalla schiavitù d’Egitto verso la Terra Promessa.

E similmente chiede Cristo indicando il Vangelo della grazia e dell’Amore: “Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo” . . . Invece “tutte le cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo” (Mc 7, 14-15.23).

4. Così dunque siamo invitati a riflettere ancora una volta, al cospetto dell’Eucaristia, al cospetto di Dio che è vicino in modo così penetrante, sul problema del bene e del male.

Forse ciò è contrario ai nostri desideri. Forse siamo venuti in questo luogo di riposo per essere possibilmente lontani da questo problema, per dimenticare il bene, e particolarmente il male che è nel mondo e in noi stessi.

Tuttavia l’uomo non può sfuggire in nessuna parte a se stesso. Non può separarsi dal mondo che, in qualche modo, ciascuno forma.

Riposarsi non vuol dire separarsi da se stesso. Anzi, riposarsi significa incontrarsi con se stessi e riconciliarsi con il proprio intimo. Soltanto allora riposiamo veramente.

L’invito che proviene da Cristo, conduce all’Eucaristia. Soltanto dinanzi all’Eucaristia, partecipando ad essa, possiamo meditare sulla questione del bene e del male, senza arrenderci all’avvilimento, ma rafforzandoci nella speranza.

5. Riflettiamo, ancora una volta, con più grande attenzione, quale è il mondo che la parola della liturgia delinea davanti a noi nell’odierna domenica.

Sì. È il mondo in cui il bene è separato dal male, e gli è contrapposto, per volontà stessa di Dio.
Questa volontà si è espressa nelle parole di Mosè, come riporta la prima lettura:
“Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica . . .

Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non toglierete nulla . . .

Le osserverete . . . e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli . . .” (Dt 4, 1-2.6).

Il bene è contrapposto al male, e il male al bene, per volontà di Dio stesso.

L’unico luogo nel mondo in cui questa contrapposizione diventa una realtà sperimentabile è l’intimo dell’uomo.

Cristo dice: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive, prostituzioni, furti, omicidi, adultèri . . .” e continua a nominare una serie di trasgressioni e di colpe.

L’uomo è quindi chiamato a giudicare il suo intimo, a scrutare il suo cuore e a formare in sé una coscienza matura.

Se l’uomo è chiamato sul santo monte, se è invitato all’Eucaristia, allora in questo invito è contenuto, al tempo stesso, per lui un appello ad analizzare il suo intimo con lo sguardo della fede e con la luce del Vangelo.

Dio sta vicino in modo così penetrante a ciascuno di noi, affinché in ciascuno il male venga separato dal bene e perché il male sia sradicato, perché il bene si rafforzi e metta più profondamente le radici.

6. Sì. La realtà che ci viene proposta dalle parole della odierna liturgia, è il mondo del bene e del male. Il male è contrapposto al bene, il bene al male. E tutto ciò avviene nell’uomo.

Tuttavia la liturgia di oggi proclama, al tempo stesso, il primato del bene.

Ecco, leggiamo:
“Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Gc 1, 17).

Sì. In Dio non c’è variazione né cambiamento. Non c’è la contrapposizione del bene e del male.

Dio è il Bene stesso.

La liturgia di oggi non soltanto ci invita a meditare sulla questione del bene e del male che sono nell’uomo e nel mondo.

Essa ci invita a guardare tutta la nostra realtà - quella dell’uomo e quella del mondo - alla luce di Dio!

Allora si riconferma il primato del bene.

Dio infatti è il Bene stesso.

Dio è il Dono.

Ecco, “di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature” (Gc 1, 18).

Dio è il Padre del dono.

E Dio è, in questo dono, il Padre dell’uomo.

Bisogna quindi che guardiamo l’uomo e il mondo in cui l’uomo dimora alla luce di Dio.

7. Allora ci si sveleranno pienamente quelle “risorse dell’uomo” di cui, nel corso dei giorni passati, si è tanto parlato, proprio qui, a Rimini.

È stata una iniziativa molto opportuna, profondamente coerente con la parola dell’odierna Eucaristia. Nei tempi che sembrano portare in sé una crescente tensione tra il bene e il male, bisogna guardare l’uomo e il mondo nell’orizzonte del Primato del Bene.

Bisogna che un tale sguardo si comunichi non soltanto a tutti i partecipanti all’incontro di Rimini, ma anche a tutti coloro che adesso partecipano all’Eucaristia: agli abitanti di Rimini e a quanti sono qui convenuti.

L’uomo può affrontare l’orrore del male, anzi può vincere il male soltanto rafforzando in sé la testimonianza del Primato del Bene.

La testimonianza che ci dà, una volta per sempre, Cristo.

Sulla base di questa testimonianza si svelano pure straordinarie risorse dell’uomo.

8. E perciò permettetemi di ripetere ancora alla fine di questa riflessione, le frasi della lettera di san Giacomo apostolo, che oggi abbiamo sentito leggere:
“Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime . . .
Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi” (Gc 1, 21-22).

Che l’invito che avete accolto, contribuisca al rinnovamento della vostra “religiosità”, sia nel senso “ontologico” sia in quello “etico”. Secondo le parole dello stesso apostolo Giacomo sia questa la “religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre”. Essa si esprime nel “soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni”: così scrive l’apostolo (Gc 1, 27). Quante afflizioni ci sono nel mondo odierno, e quanti sono gli uomini, nostri fratelli e sorelle, che portano su di sé il peso di queste pene!

Infine, questa “religione pura e senza macchia” si potrebbe definire in linguaggio moderno: il cristianesimo maturo dal punto di vista ontologico ed etico, che si esprime nel “conservarsi puri da questo mondo” (Gc 1, 27).

Si dovrà, allora, parlare della paura del mondo, di fuga dal mondo?

No.

Soltanto è necessario essere consapevoli che il Padre “di sua volontà ci ha generati con la parola di verità” (Gc 1, 18).

E ci ha generati nel mondo:
“perché noi fossimo come una primizia delle sue creature”.

Perché, in tutto il creato, anche in questo difficile mondo contemporaneo, si rinnovi, mediante la nostra fede e il nostro servizio, il Primato del Bene!

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Liebe Mitchristen deutscher Sprache! Die biblischen Texte der Eucharistiefeier, die uns hier versammelt hat, ließen mich über den Gegensatz zwischen Gut und Böse sprechen. Dieser ist im Urlaub genau so aktuell wie zukause. Denn nur in der Entschlossenheit zum Guten bin ich ganz ich selbst. Und in dieser Entschlossenheit erfahre ich Gott, der mich zum Guten verplichtet und der mir zum Guten hilft. In ihm sind wir stärker als alles Böse!

Cari fratelli di lingua tedesca! I testi biblici della celebrazione eucaristica che ci ha qui riuniti mi danno l’occasione di parlare del contrasto tra bene e male. Ciò è attuale in vacanza come a casa. Perché soltanto nella decisione per il bene io sono pienamente me stesso. E in questa decisione io faccio esperienza di Dio che mi impegna e mi indirizza a fare il bene. In lui noi siamo più forti di ogni male!

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Chers Frères et Sœurs, la Parole di Dieu s’adresse aujourd’hui à la conscience de chacun d’entre nous, pour nous faire désirer le bien, nous faire retrouver éventuellement le chemin du bien, nous convaincre que, avec l’aide de Dieu, le bien peut et doit l’emporter sur le mal. C’est la pratique du bien, connu par la conscience et la Parole de Dieu, qui fait la vraie religion, qui donne à l’homme sa dignité, sa maturité, qui le sauve et qui sauve le monde.

Cari fratelli e sorelle, la Parola di Dio si rivolge oggi alla coscienza di ciascuno di noi, per farci desiderare il bene, per farci ritrovare eventualmente il cammino del bene, per convincerci che, con l’aiuto di Dio, il bene può e deve vincere il male. È la pratica del bene, conosciuto attraverso la coscienza e la Parola di Dio, che fa la vera religione, che dà all’uomo la sua dignità, la sua maturità e che salva il mondo.

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Dear brothers and sisters, today’s liturgy brings us face to face with the good and evil in man’s heart. Strengthened by the Eucharist, we must take courage from the guarantee given in God’s word that good will conquer evil. What is at stake is man’s freedom, his dignity, his destiny. Let us be doers of the word, and not hearers only.

Cari fratelli e sorelle, la liturgia di oggi ci pone a faccia a faccia con il bene e il male presenti nel cuore dell’uomo. Rafforzati dall’Eucaristia, dobbiamo prendere coraggio dalla promessa presente nella Parola di Dio che il bene vincerà il male. È in gioco la libertà dell’uomo, la sua dignità, il suo destino. Siamo costruttori della parola e non soltanto ascoltatori!

 

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