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CELEBRAZIONE COMUNITARIA CON GLI AMMALATI
NELLA BASILICA VATICANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Festività liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes
Lunedì, 11 febbraio
1985

 

“Come una madre consola il figlio, così io vi consolerò” (Is 66, 13.3).

Miei cari ammalati!

1. Con queste rassicurati parole del profeta Isaia, che abbiamo ascoltate nella prima lettura di questa celebrazione eucaristica in onore della beata Vergine Maria di Lourdes, vi esprimo il mio affettuoso saluto e la mia profonda gratitudine per il dono della vostra presenza, così preziosa per la Chiesa che è chiamata a continuare l’opera della salvezza in mezzo al mondo: voi infatti col vostro dolore purificate la Chiesa e le imprimete una forza specifica nella sua azione salvifica.

Saluto di cuore anche tutti gli assenti: i religiosi, le religiose, i medici, gli infermieri, i barellieri e tutti gli altri collaboratori e ausiliari che, guidati dai dirigenti dell’UNITALSI, ogni anno rinnovano qui in basilica questa testimonianza di carità e di solidarietà cristiana; saluto parimenti i dirigenti dell’Opera romana pellegrinaggi, i quali hanno il merito di aver dato inizio, anni orsono, a questo incontro annuale e oggi sono qui con un folto gruppo di aderenti all’Opera medesima.

A tutti voi dico: “Grazia e pace in abbondanza” (1 Pt 1, 2), augurando che questa celebrazione liturgica sia un momento forte di preghiera e di riflessione per comprendere sempre meglio l’importanza della delicata missione accanto ai fratelli ammalati, che sono le membra sofferenti del Cristo crocifisso.

2. Oggi ricordiamo la ricorrenza della prima apparizione della beata Vergine Maria a santa Bernardetta Soubirous nella grotta di Massabielle, a Lourdes. Numerose altre apparizioni si susseguirono, nel corso delle quali santa Bernardetta divenne la confidente, la collaboratrice e lo strumento della materna sollecitudine della Vergine per l’estensione della misericordiosa opera salvatrice del suo Figlio.

In ordine a questa salvezza è quanto mai significativo quello che la beata Vergine disse alla piccola veggente tra i tanti messaggi a lei affidati: “Io non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell’altro”. La Madonna l’associò così ai misteri dolorosi della passione del suo Figlio. E difatti tutta la vita della santa fu profondamente segnata dal dolore e dalla sofferenza. La croce di Cristo fu fonte della sua continua ispirazione durante la sua vita religiosa nella congregazione delle Suore della Carità e dell’Istruzione cristiana di Nevers; fu il segreto della sua riuscita nella via della perfezione cristiana. Esclamava, nelle sue annotazioni spirituali: “Croce del mio Salvatore, croce santa, croce adorabile, in voi solo io pongo la mia forza, la mia speranza e la mia gioia. Voi siete l’albero della vita, la scala misteriosa che unisce la terra al cielo e l’altare al quale voglio sacrificarmi, morendo per Gesù” (S. Bernardetta Soubirous, Note Intime, p. 20).

3. Ma pur chiamandola alla sofferenza redentrice, il Signore non le fece mancare le consolazioni e le gioie purissime che egli riservava alle anime più generose. Per cui anch’ella poteva ripetere con l’apostolo Paolo: “Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda la nostra consolazione” (2 Cor 1, 5). Gesù eucaristico costituiva il suo sollievo, il suo riposo e il suo abbandono: “Gesù mi dona il suo cuore, io sono dunque cuore a cuore con Gesù, amica di Gesù cioè un altro Gesù” (S. Bernardetta Soubirous, Note Intime, p. 14).

È questa la gioia promessa ai santi e alle anime fedeli! È la gioia che abbiamo ascoltata nella prima lettura: “Sfavillate di gioia . . . voi tutti che avete partecipato al suo lutto” (Is 66, 10). È la gioia annunziata dalla Madonna nel Vangelo di oggi: “Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore” (Lc 1, 47). Il cristianesimo è intessuto di dolore e di gioia, della passione e della risurrezione.

4. Cari ammalati, sappiate accogliere questo messaggio spirituale, che oggi viene a voi dalla festa della beata Vergine di Lourdes e che può essere riassunto nelle parole dell’apostolo Pietro: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1 Pt 4, 13). La Vergine santissima che veneriamo nel mistero delle sue apparizioni a Lourdes, ci è in questo di magnifico esempio. Ella sta in piedi accanto alla croce, associata in modo eminente al sacrificio del suo Figlio, ella è madre dei dolori. Ma ella è anche aperta alla gioia della risurrezione; è assunta, corpo e anima, alla gloria del cielo. Prima creatura redenta, immacolata fin dalla concezione, ella è il tipo perfetto della Chiesa terrena e di quella glorificata.

Ella perciò ci esorta al coraggio e alla fiducia, e ci ricorda che non si arriva alla gioia senza passare per il sentiero obbligato della sofferenza: “per crucem ad lucem”. La vostra vita non è diversa da quella della Madonna e di santa Bernardetta; guardatela con i loro stessi occhi. La malattia non è un’inutile fatalità; non è qualcosa che opprime senza lasciare nulla di positivo. Al contrario, se sopportata in comunione con Cristo, diventa sorgente di speranza, di salvezza e di risurrezione per voi e per l’umanità intera.

Anche voi tutti, fratelli e sorelle qui presenti insieme con i cari ammalati, che avete avuto la fortuna di recarvi come pellegrini a Lourdes, in quella privilegiata cittadella di Maria, sapete bene come e quanto questo specifico messaggio della Madonna sia fecondo di grazie, di conversioni e di santi propositi. Cercate di assorbirne sempre più lo spirito e di interiorizzarne le esigenze; testimoniatelo con una condotta di vita che sia veramente degna della nostra Madre celeste.

5. Si compie oggi un anno dalla pubblicazione della mia lettera apostolica Salvifici doloris, sul dolore umano, avvenuta appunto l’11 febbraio 1984. In attuazione di alcune istanze colà espresse, ho istituito, in data odierna, una Pontificia commissione per la pastorale degli operatori sanitari, la quale ha il compito di coordinare tutte le istituzioni cattoliche impegnate nella cura dei malati. Questa nuova istituzione vuole essere viva espressione della sollecitudine della Chiesa per chi soffre.

I problemi, i bisogni, le aspettative, che emergono dal vasto continente della sofferenza umana, sono molteplici e urgenti. Occorre prendere atto con sempre più vigile coscienza, per farvi fronte con risposte tempestive ed efficaci. Il mondo cristiano ha sempre mostrato viva sensibilità verso i malati, nei quali Cristo ha voluto identificarsi (cf. Mt 25, 36). Questa sensibilità chiede, oggi, di mostrarsi in un modo più organico e qualificato, in sintonia del resto con i nuovi assetti che la società è andata assumendo sia a livello nazionale che internazionale. Occorre stimolare e promuovere l’opera di formazione e di studio che le diverse istituzioni cattoliche svolgono in campo sanitario; occorre diffondere e difendere gli insegnamenti della Chiesa in questa materia; occorre soprattutto suscitare e coordinare le energie vive presenti nella Chiesa, perché si volgano con rinnovato spirito di servizio verso le sorelle e i fratelli colpiti dalla malattia, vedendo in essi le membra di Cristo sofferente. Con queste finalità nasce il nuovo organismo della Santa Sede, che muove proprio oggi i suoi primi passi, sotto la guida del cardinale Edoardo Pironio, presidente, e dell’arcivescovo Fiorenzo Angelini, propresidente. Vi invito a pregare perché la nuova Pontificia commissione possa raggiungere pienamente il suo scopo, quello cioè di migliorare ed estendere l’assistenza materiale e spirituale che la Chiesa da sempre promuove in favore dei malati.

Questi voti e queste speranze vogliamo ora deporre, sull’altare, dove rinnoviamo il sacrifico eucaristico, perché salgano al Signore come offerta a lui gradita, a gloria di lui e a nostra redenzione.

Amen.

 

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