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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI
S. MARIA DELLA CONSOLAZIONE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 15 febbraio 1987

 

1. “Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5, 17).

Sono le parole del discorso della montagna. Gesù di Nazaret insegna. Proclama la legge che proviene da Dio ed è destinata all’uomo. All’uomo di tutti i tempi. “Finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto” (Mt 5, 18).

Gesù è maestro del popolo di Dio. Egli è insieme il primo tra coloro che osservano e insegnano a osservare tutto ciò che proviene da Dio ed è destinato all’uomo (cf. Mt 5, 19): la ricca eredità dell’antica alleanza. La Legge e i profeti.

La sorgente di quest’eredità è il Dio dell’alleanza. Le parole che provengono da lui “sono spirito e vita” (Gv 6, 63). Sono le “parole di vita eterna” (Gv 6, 68). La vita eterna è il regno di Dio, il regno dei cieli. Le parole di Cristo nel discorso della montagna indicano all’uomo la via che porta a questo regno.

2. L’alleanza . . . il regno . . . sono le espressioni-chiave del Vangelo, di tutta la Bibbia, della Rivelazione.

Dio che parla all’uomo, “e ha parlato molte volte . . . per mezzo dei profeti . . . ultimamente . . . per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2), rivela se stesso, svela il suo disegno salvifico nei riguardi dell’uomo.

Chi è l’uomo?

L’uomo è, in tutto l’universo visibile, un essere singolare. Il Creatore gli ha donato la capacità di conoscere la verità, e in particolare la verità sul bene e sul male. E gli ha donato la libertà: la capacità di scegliere. Dovrebbe scegliere ciò che conosce come il vero bene. Ma può scegliere contro tale verità. Può fare il male.

Tale è l’uomo.

E tale sta, fin dall’inizio, al cospetto del suo Creatore.

Oggi leggiamo nel libro del Siracide:

“Egli ti ha posto davanti il fuoco e l’acqua: là dove vuoi stenderai la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte” (Sir 15, 16-17).

La verità e il bene aprono davanti all’uomo la via della vita. Il male e il peccato aprono la via della morte.

Dio infatti “conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare” (Sir 15, 19-20).

3. Sullo sfondo di questa verità sull’uomo, sulla libertà umana e sulla coscienza, il salmista spiega, nell’odierna liturgia, l’importanza della Legge divina:

“Tu hai dato i tuoi precetti / perché siano osservati fedelmente”. Perciò: / “Beato l’uomo . . . che cammina nella legge del Signore. / Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti / e lo cerca con tutto il cuore” (Sal 119, 4.1-2).

La Legge divina esprime ciò che è il vero bene e perciò deve essere principio del comportamento umano. La grandezza della Legge, la sua forza obbligatoria s’uniscono alla verità sul bene. Dio ha rivelato questa verità all’uomo. L’ha anche scritta “nei cuori” umani che non conoscono la rivelazione, come ricorda san Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 2, 15).

Ogni legge umana trova qui la sorgente della sua forza morale. Essa è retta e giusta quando esprime una norma vera circa il bene che dovrebbe realizzarsi nel comportamento dell’uomo.

4. La liturgia dell’odierna domenica ci indirizza in modo particolare a Dio come Inizio e ultima Sorgente del vero bene. Dio è la prima Sorgente della Legge. Di qui la conferma della forza indistruttibile della Legge divina nelle parole di Gesù: “Non passerà dalla legge neppure un iota - o un segno - senza che tutto sia compiuto” (Mt 5, 19).

E la fervente preghiera del salmista:

“Siano diritte le mie vie / nel custodire i tuoi decreti . . . / Aprimi gli occhi perché io veda / le meraviglie della tua legge. / Indicami, Signore, la via dei tuoi precetti / e la seguirò fino alla fine. / Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge / e la custodisca con tutto il cuore” (Sal 119, 5.18.33-34).

5. Gesù proclama il discorso della montagna. Lo proclama non soltanto ai suoi contemporanei, ma a tutte le generazioni e a tutta l’umanità.

Insegna ad ammirare la Legge divina.

Fa vedere come occorre rispettarla.

Rileggiamo spesso le parole che abbiamo ascoltato nell’odierna liturgia. Rileggiamole e meditiamole. Esse sono veramente “spirito e vita”. Sono “le parole di vita eterna”.

Quando Gesù di Nazaret svela dinanzi ai suoi ascoltatori il profondo significato dei comandamenti: “non uccidere”, “non commettere adulterio”, “non spergiurare”, ai nostri occhi si manifesta l’abbondanza della giustizia, che rende l’uomo maturo per il regno di Dio, per il regno dei cieli.

6. E nello stesso tempo - mediante la piena verità sul bene a cui l’uomo è chiamato dalla Legge divina - si svela più pienamente la verità sull’uomo stesso. Vediamo chiaramente in che cosa consiste la sua maturità spirituale. La sua vera dignità.

L’uomo rivelato da Cristo, mediante le parole del discorso della montagna, è un essere chiamato all’intimità, mediante la verità e il bene con Dio che è la pienezza stessa della verità e del bene. È chiamato all’intimità con Dio durante il pellegrinaggio terrestre, e nell’eternità.

7. Questa mia visita pastorale vuole essere anch’essa un pellegrinaggio alla vostra comunità cristiana, a questa parrocchia di santa Maria della Consolazione a Tre Pini. Sono venuto infatti in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle, non solo per venerare la Vergine santissima, ma anche per vedere e incoraggiare voi, che già avete iniziato la preparazione al prossimo Anno Mariano. Ne avete un titolo speciale, essendo questa vostra comunità sotto la protezione di Maria santissima della Consolazione.

Unitamente al card. vicario Ugo Poletti e al vescovo ausiliare mons. Clemente Riva, porgo un affettuoso saluto al reverendissimo padre generale, al vostro parroco, il padre Angelo Legorburo, ai suoi vice-parroci, i quali in piena e fraterna collaborazione dedicano qui tutte le loro energie, fin da quando nel 1964 questa parrocchia fu fondata e affidata all’Ordine degli Agostiniani Recolletti, al quale essi appartengono. Un cordiale saluto giunga a tutti voi qui presenti e agli appartenenti ai movimenti operanti nell’ambito delle attività parrocchiali: il gruppo catechistico, che cura l’istruzione religiosa dei bambini e ragazzi; il gruppo liturgico; i “Cursillos” di cristianità; il gruppo “Buona Volontà”; quello dei donatori di sangue e del volontariato negli ospedali; il gruppo Caritas, che si avvicenda nel servizio della mensa di via delle Sette Sale; il gruppo missioni, il quale si propone di far conoscere la vita e i problemi dei territori di missione. A tutti questi gruppi esprimo la mia gratitudine e il mio incoraggiamento a ben continuare nell’attività loro assegnata, prestando il loro specifico contributo affinché la comunità parrocchiale sia sempre più viva e vitale, e sempre più cosciente della propria vocazione a seguire Gesù e a partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa.

8. Ogni cristiano infatti deve sentire una sua corresponsabilità per il bene comune della comunità parrocchiale; deve sentirsi membro attivo e partecipe dei problemi del proprio quartiere. La vostra parrocchia ha avuto di recente la sua bella chiesa materiale, quale punto di riferimento e di incontro. Ma è necessario che essa diventi ora una chiesa di anime, un luogo di preghiera e di elevazione spirituale. A nulla gioverebbero le strutture materiali, se esse fossero destinate a restare vuote, fredde e senza vita. Non trascurate di frequentare la vostra chiesa: anzitutto per le celebrazioni eucaristiche, in cui si rinnova il sacrificio della morte e risurrezione del Cristo, ma anche per capire e approfondire meglio il proprio essere e agire da cristiani, il proprio essere Chiesa di Cristo, al servizio dei propri fratelli, così che tutti si sentano accolti come amici nella casa di Dio e come figli nella casa del Padre.

So che il gruppo catechistico è molto attivo: me ne compiaccio, perché la catechesi aiuta a diventare cristiani pienamente maturi. Occorre però favorire incontri di catechesi non solo per ragazzi e per adolescenti, ma anche per giovani e per adulti. La cultura religiosa allarga la mente e il cuore per una migliore comprensione del valore della vita e delle proprie responsabilità davanti a Dio e davanti alla società. Non basta però l’opera dei catechisti e delle catechiste, è necessario che i genitori e tutti i membri della famiglia si sentano educatori dei propri figli, anche in campo religioso.

Ai giovani, per la cui partecipazione alla liturgia e alla vita dei gruppi desidero esprimere il mio compiacimento, va la mia esortazione a sentirsi personalmente responsabili dei loro coetanei che non hanno ancora conosciuto la gioia che proviene dall’amicizia con Cristo.

O giovani carissimi, portate Cristo ai vostri amici, portate i vostri amici a Cristo! È questo il dono, l’offerta più gradita che potete presentare a Gesù.

9. Tra poco ci accosteremo all’altare per portare le offerte per il sacrificio: è il dono eucaristico del pane e del vino in cui si manifestano i doni interiori del cuore umano.

Mettete nel calice anche le vostre intenzioni e le vostre offerte con animo rinnovato e riconciliato.

Cristo dice: “Se . . . presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5, 23-24).

Vogliamo adeguarci fedelmente a tali parole!

Le tue parole, Signore, sono “spirito e vita”.

 

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