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VISITA PASTORALE A PISA, VOLTERRA E LUCCA

CELEBRAZIONE NELLA PIAZZA DEI PRIORI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Volterra (Lucca) - Sabato, 23 settembre 1989

 

1. “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione” (Ap 7, 14).

Tra coloro che sono già passati “attraverso la grande tribolazione” e si sono trovati davanti al trono di Dio (cf. Ap 7, 9), desideriamo venerare oggi in modo particolare san Lino.
Questo Vescovo di Roma - primo dopo la morte dell’apostolo Pietro - è patrono della vostra diocesi.

Oggi, essendo concesso a me - lontano successore di Pietro nella Sede romana - di celebrare l’Eucaristia in mezzo a voi, desidero venerare insieme con voi il santo martire Lino.
Lo faccio con una commozione particolare.

Saluto la Chiesa che è in Volterra, stretta intorno al suo Pastore, monsignor Vasco Giuseppe Bertelli. Essa, venerando come suo patrono il primo successore di Pietro, porta in sé un singolare tesoro. È il tesoro dell’eredità apostolica, di cui vive l’intera Chiesa di Cristo. Quest’eredità costituisce il fondamento della sua continuità nel fluire dei secoli, la ragione della sua identità che permane immutabile nel mutare dei tempi e delle culture.

È questa eredità che ci permette di risalire - mediante gli apostoli, mediante Pietro allo stesso redentore e Signore nostro Gesù Cristo.
E perciò, salutandovi, ripeto a voi le parole di san Paolo nella lettera a Timoteo: “Il Signore Gesù sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!” (2 Tm 4, 22).

2. Il brano del Vangelo di san Luca ci ricorda la missione dei settantadue discepoli. Gesù “li inviò a due a due . . . in ogni città e luogo dove stava per recarsi” (Lc 10, 1).

Quest’avvenimento ha un significato profetico. Significa e preannuncia la futura attività missionaria della Chiesa, alla quale, a suo tempo, gli apostoli avrebbero dato inizio. Essi avrebbero sviluppato, sul fondamento posto da Cristo, quella costruzione che si è estesa ai diversi luoghi della terra, tra le diverse nazioni, nei diversi secoli: la santa madre Chiesa!

In continuazione e dappertutto si verificano le parole dette allora da Cristo: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la messe. Andate: ecco io vi mando . . .” (Lc 10, 2-3).

E Cristo dà ai suoi discepoli - a quelli d’allora e ai successivi, in ogni tempo - le indicazioni dettagliate sul modo in cui devono compiere la missione loro affidata. Come devono proclamare e convincere che “si è avvicinato . . . il regno di Dio” (cf. Lc 10, 9).

Dappertutto - e sempre - Gesù Cristo manda i suoi discepoli là dove egli stesso “sta per recarsi”.

3. Ed egli stesso, Gesù Cristo, decise di recarsi a Roma, capitale del mondo d’allora. Lo fece, dapprima, mediante il suo apostolo Simon Pietro! Lo fece, poi, anche mediante il suo apostolo Paolo di Tarso.

La Chiesa, che è a Roma, fa costantemente richiamo al ricordo di questi due apostoli. Nello stesso giorno celebra ogni anno la memoria del loro martirio. E mentre Paolo, apostolo dei gentili, mette in rilievo la missione di Roma nei confronti di tutti i popoli e nazioni, paesi e continenti - Pietro esprime la continuità della stessa Sede romana nella Chiesa. E lui è l’inizio della successione apostolica, che è collegata in modo particolare con Roma. Infatti lui, Simone, figlio di Giona, ricevette da Cristo particolari doveri e particolari promesse: “Pasci i miei agnelli . . . Pasci le mie pecorelle” (Gv 21, 15-16). “A te darò le chiavi del regno” (Mt 16, 19).

4. Nella Sede romana, Lino, il vostro santo patrono fu il primo Pastore dopo Pietro.
L’odierna lettura, tratta dalla lettera a Timoteo, è particolarmente attuale. L’Apostolo esprime in essa tutto ciò che unisce gli apostoli con i loro discepoli e successori.

Ciò che leggiamo nell’odierna liturgia della Parola può essere applicato al successore dell’apostolo Pietro, a Lino.
“Tu . . . mi hai seguito da vicino nell’insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell’amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze” (2 Tm 3, 10-11).

Mi hai seguito da vicino! Quest’imitazione non viene meno di fronte alla persecuzione, al martirio. “Tutti quelli che vogliono vivere pianamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Tm 3, 12).
Dato che lo Spirito Santo ha chiamato - dopo Pietro - Lino, a essere Vescovo della Chiesa in Roma, il motivo di questa vocazione doveva essere proprio una tale testimonianza.

5. Soltanto un uomo disposto a rendere una tale testimonianza poteva proclamare la salvezza che otteniamo in Cristo Gesù.
Egli “è risuscitato dai morti, secondo il mio Vangelo . . . Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anche egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2 Tm 2, 8. 11-13).

E soltanto per un uomo che, come Paolo e Pietro, aveva portato “le catene come un malfattore”, “la parola di Dio non era incatenata” (cf. 2 Tm 2, 9).
Un tale uomo ebbe la piena libertà interiore di proclamare questa Parola. Era infatti disposto a pagare per la verità il prezzo della propria vita, così come gli apostoli. Così come Cristo stesso.

6. Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Volterra! Guardando al vostro grande conterraneo Lino, voi non potete evitare di interrogarvi sul vostro presente. Possedete in voi la libertà interiore che ebbe lui nel proclamare la Parola del Vangelo? Siete voi disposti a pagare quel che lui pagò per non tradire la verità di Cristo?

I vostri antenati hanno saputo trarre frutto dalla lezione offerta alla Chiesa da Papa Lino. La vostra città è un monumento straordinario di ciò che la fede cristiana sa esprimere quando è accolta e vissuta con coerenza. Essa permea le varie culture nobilitandole con la ricchezza della Rivelazione divina. Così qui, in questa vostra terra, la fede ha saputo accogliere ed amalgamare in sintesi armoniosa i valori offerti dalla religiosità etrusca con gli elementi durevoli della civiltà romana.

La stessa fede ha qui forgiato, nel corso dei secoli, forti personalità di santi, che si sono rivelati campioni ed artefici di libertà e di pace: san Giusto, all’epoca delle grandi migrazioni di popoli, da cui è nata l’Europa; sant’Ugo, nella stagione che ha visto fiorire l’anelito delle singole comunità all’indipendenza.

In questa fede ha trovato ispirazione il genio dei molti artisti che, in ogni tempo, hanno dato splendore al volto civile ed ecclesiale di Volterra e del suo territorio.

7. Fratelli e sorelle carissimi! Di questa eredità meravigliosa voi dovete sentirvi i custodi e i continuatori. Dall’epoca di san Lino e dei primi martiri fino ad oggi Volterra ha custodito la fede e l’ha trasmessa di generazione in generazione. Siate i degni eredi dei vostri padri! Serbate integra quella fede, per cui essi hanno versato, quando è stato necessario, il loro sangue! Vivete la vostra fede in piena sintonia con la Chiesa, di cui Lino fa chiamato ad essere il capo visibile subito dopo il martirio di Pietro.

Senza Cristo e la sua Chiesa sarebbe incomprensibile il patrimonio prezioso della vostra arte, diventerebbe inspiegabile il senso più profondo della vostra storia. Non tradite voi stessi, la vostra identità, la vostra ricchezza. La fede in Cristo è stata e deve rimanere l’essenziale nota qualificante e la più vera ragion d’essere della città di Volterra!

E rimanete in comunione con la Sede di Roma. I vostri santi sono sempre ricorsi con fiducia al successore di Pietro per avere conferma nella fede e per consolidare i vincoli di unità con il loro popolo. Continuate questa comunione con entusiasmo, senza riserve, con cuore aperto e sincero.

8. Il brano del libro dell’Apocalisse presenta “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello”. Essi, tutti insieme, professano: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono e all’Agnello . . . Lode, gloria, sapienza, azione di grazia, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli” (Ap 7, 9-10. 12).

In mezzo a quella moltitudine immensa a cui fa riferimento la visione apocalittica c’è uno, il cui nome rimane a voi, qui a Volterra, particolarmente vicino:
Lino!
Chi sono e donde vengono quelli che sono vestiti di bianco? (cf. Ap 7, 13). Chi è, tra loro, Lino?
“Signore . . . tu lo sai” (cf. Ap 7, 14).

“Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione ed hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi” (Ap 7, 14-17).

9. Città di Volterra! Chiesa, che ti sei legata al nome di san Lino, martire e successore di san Pietro a Roma!
Gesù Cristo sia sempre con te! Amen.

 

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