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VIAGGIO APOSTOLICO
A CAPO VERDE, GUINEA BISSAU, MALI, BURKINA FASO E CIAD

CELEBRAZIONE DELLA MESSA NELLO STADIO NAZIONALE «24 SETTEMBRE»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Bissau (Guinea Bissau) - Sabato, 27 gennaio 1990

 

Carissimi fratelli e sorelle in Nostro Signore Gesù Cristo,
“Considerate la vostra vocazione!”
(1 Cor 1, 26).

1. Queste parole, indirizzate dall’Apostolo Paolo ai primi cristiani di Corinto, sono rivolte dalla Chiesa, in questa quarta domenica dell’anno liturgico, a quanti prendono parte a questa celebrazione eucaristica. E le ripete oggi il Vescovo di Roma, Successore di Pietro, in questa visita che vi rendo qui, nella Guinea-Bissau: “Guardate chi siete voi, chiamati da Dio”.

Siate colmi di fiducia nel considerare la vostra vocazione! “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1 Cor 1, 27). Ha scelto voi che, umili e poveri, non vi coprite di gloria davanti agli uomini, ma soltanto davanti al Signore Gesù Cristo certi che Egli è per voi “sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1, 30).

Che Dio vi benedica e vi renda felici, fratelli e sorelle, dei vari gruppi etnici che compongono il popolo della Guinea-Bissau: Balantas e Fulas, Manjacos e Mandingas, Pepeis e tutti gli altri!

Siate tutti benvenuti a questa celebrazione eucaristica: voi che appartenete alla Comunità cattolica; voi fratelli delle altre confessioni cristiane, che volete condividere la nostra preghiera; e voi, che ancora attendete dalla Chiesa la luce di Cristo e l’annuncio della sua Parola.

Il mio saluto si estende inoltre agli amici musulmani, così come a quanti, pur seguendo altri credo religiosi, specialmente i più tradizionali dell’Africa, adorano l’unico Dio: Creatore del cielo e della terra, il Dio vivo, misericordioso e onnipotente, che si è rivelato agli uomini.

Saluto in particolare le Autorità: il Signor Presidente della Repubblica, i rappresentanti del Governo e delle pubbliche istituzioni. Ad essi va la mia gratitudine per l’accoglienza e l’ospitalità. Chiedo a Dio che si mantengano e progrediscano in questo luogo la concordia e lo spirito di collaborazione tra tutti coloro che sono al servizio di questo popolo e della Comunità ecclesiale.

2. Considerate - prosegue l’Apostolo - la nostra vocazione in Gesù Cristo: Egli “è diventato per noi la sapienza che viene da Dio, come anche giustizia, santificazione e redenzione. Ed in tal modo, come sta scritto, «chi si vanta si vanti nel Signore»” (1 Cor 1, 30-31).

E qual è la nostra vocazione in Gesù Cristo?

È Egli stesso, il Signore, che ci dà una risposta molto profonda nel discorso della montagna, col messaggio delle otto beatitudini. Oggi stesso lo abbiamo udito nella lettura del Vangelo del giorno:

beati i poveri nel loro intimo, nello spirito,
beati quelli che piangono,
beati i miti, gli umili,
beati quelli che hanno fame e sete di giustizia,
beati i misericordiosi,
beati i puri di cuore,
beati gli operatori di pace,
beati coloro che patiscono persecuzioni per amore della giustizia.

Queste beatitudini - le otto beatitudini del discorso della montagna - mostrano, in forma molto chiara, quale sia in questo mondo la nostra vocazione in Gesù Cristo.

La vocazione cristiana ci è data nel sacramento del Battesimo e confermata con quello della Cresima. Ma si esprime nella sua pienezza attraverso l’Eucaristia il sacramento che stiamo celebrando. Questi tre sacramenti vengono chiamati “i sacramenti dell’iniziazione cristiana”.

3. La vocazione di voi tutti che qui in Guinea-Bissau costituite la Chiesa di Cristo è quella dei “beati”.

Rimanete radicati in Cristo e siate vivificati per grazia Sua, come membra vive del suo Corpo, tralci della stessa vite, rami di ulivo innestati nell’unico tronco.

La vostra vocazione, pertanto, esige da voi che portiate frutto, in virtù del vostro modo specifico di essere in Cristo, ovvero in comunione con Lui. Dare frutto è un’esigenza essenziale della vita cristiana; in questo modo, comunione e missione vanno insieme e l’una comporta l’altra. Colui che non dà frutto, colui che si dispensa dal lavorare alla missione affidatagli da Cristo, o non risponde all’invito di annunciare il Vangelo, si autoesclude dalla vita e dalla comunione col Maestro. Egli è, allo stesso tempo, la sorgente e il frutto della missione (cf. Christifideles laici, 32).

Cari fratelli e sorelle della Guinea-Bissau, ho cercato di rendervi coscienti della vostra vocazione, che è essenzialmente missionaria: Cristo vi ha chiamati affinché, attraverso di voi, nella vostra terra tutti conoscano ed accolgano la nuova vita che è entrata nella storia del mondo mediante il Figlio di Dio.

4. Ho cercato di tener sempre presente la comunione missionaria che vi unisce a tutte le Chiese particolari dell’Africa e che impegna la vostra Comunità alla testimonianza di tanti altri fratelli del Continente. Siate quindi vigili, generosi e perspicaci nel discernere le funzioni e le responsabilità che vi furono affidate, per arrivare a conoscere qual è il significato autentico della vita cristiana nel cuore delle tradizioni culturali e religiose delle terre africane, felici di scoprire in esse i germi del Verbo. Osservate le profonde evoluzioni prodottesi nei tempi recenti, pronti ad interpretare ed illuminare le ricchezze ed i problemi con la luce del Vangelo, in un dialogo sincero ed aperto.

Come sapete, è questa una delle finalità che si propone l’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che tratterà il tema della Chiesa in Africa alle soglie del terzo Millennio. Ci avviciniamo sempre di più a questo avvenimento che costituirà per tutti i cristiani dell’Africa un momento privilegiato di responsabilità nel complesso cammino dell’evangelizzazione. Un’evangelizzazione attesa da molte amate popolazioni, alle quali mi sento oggi particolarmente vicino.

5. La Comunità cattolica della Guinea-Bissau vive in una società caratterizzata da un clima di pace, di tolleranza e di rispetto tra le comunità religiose presenti nella popolazione. Molti, qui, guardano alla Chiesa cattolica con interesse e viva speranza, fiduciosi nel suo messaggio. La guardano con simpatia molti fratelli musulmani. La interrogano, speranzosi, soprattutto coloro che, essendo eredi delle più antiche tradizioni animiste, proprio dalla Chiesa attendono una risposta chiarificatrice, ai loro molti dubbi sul mistero di Dio.

In questo territorio, la Chiesa sta inoltre percorrendo, con tutti gli uomini, il difficile cammino della liberazione, della conquista e della promozione dei diritti fondamentali dell’uomo, di ogni persona, e condivide l’aspirazione comune ad una autentica solidarietà e cooperazione sociale ed economica, frutto del superamento di ideologie statiche e condizionanti. Ci troviamo in un momento di ricerca di una giusta e pacifica convivenza, di partecipazione e di apertura, sulla strada di un autentico progresso umano.

6. Questo impegno caratterizza tutti i figli della Chiesa, e specialmente i laici. Essi devono sforzarsi di agire con senso di responsabilità, illuminati dalla fede e dalla dottrina sociale della Chiesa, per essere al servizio della persona umana e della società nella carità e nella verità.

La Chiesa è in cammino con tutti gli uomini, vive con loro ed è solidale con la loro storia; ma, allo stesso tempo, permane nella ferma coscienza che l’offerta della salvezza in Cristo e l’annuncio del suo Regno costituiscono il suo obbiettivo primario e la fonte, particolarmente efficace, della piena liberazione e della salvezza integrale di ogni uomo.

La Chiesa sa molto bene quanto il cristiano può e deve offrire alla sua società concreta, nel cammino del progresso e dello sviluppo; sa quanto l’immagine cristiana dell’uomo, della sua dignità e del suo destino, si proietti, in certo qual modo, in tutti i settori della vita. Cristo rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso. E l’annuncio di questa rivelazione che porta l’uomo a incontrare di nuovo i valori propri della sua umanità. In questo modo, Cristo migliora ed eleva la persona umana; e, attraverso i rapporti sociali, consolida la collaborazione organica e disinteressata nelle strutture che si occupano del bene comune.

È necessario poi che venga debitamente esaltata l’inviolabile dignità della persona umana, in modo che tutti siano portati a riscoprirla alla luce del Vangelo. Ponete in questo, carissimi fratelli e sorelle, il vostro impegno prioritario ed unificante, al servizio del bene comune della vostra diletta Nazione.

Sforzatevi di agire nel pieno rispetto dell’ordine morale, come cittadini che obbediscono ad una autorità. Allo stesso tempo, tuttavia, dovete sentire una sollecitudine responsabile per l’autentica libertà, impegnati come lo siete ora nell’affermazione dei diritti di tutti, e disposti a collaborare per ottenere ciò che è buono e giusto per tutti.

Siate vigilanti e non lasciatevi vincere dalle tentazioni della corruzione e dell’abuso di potere e dalla ricchezza. Contrastate sempre, cristianamente, ciò che è lesivo dei diritti e dei beni indispensabili alla dignità di tutti i vostri fratelli. Siate fermi nel mantenere il principio secondo cui “la dignità personale è proprietà inalienabile di ogni essere umano”; per questo, la persona è assolutamente irriducibile a tutto ciò che pretenda di schiacciarla o annullarla nell’anonimato della collettività, dell’istituzione, della struttura, del sistema (cf. Christifideles laici, 37).

7. Siate in Cristo Gesù (cf. 1Cor 1,30). Siate testimoni del suo amore. Anche di quell’amore divino col quale Cristo stesso vuole restituire al matrimonio tutta la sua dignità ed alla famiglia tutta la sua solidità.

La famiglia cristiana è segno ed annuncio del profondo rapporto esistente tra il matrimonio e il mistero di Cristo e della Chiesa. Amatevi, quindi, “come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5, 25). Specialmente nel mondo missionario, la famiglia cristiana rappresenta un luogo particolarmente privilegiato per far conoscere il valore salvifico del Vangelo.

Cristo proclama l’unità dell’amore coniugale e la sua fedeltà assoluta, in un mondo in cui sovente vengono presentati altri modelli di cultura e di morale; un mondo che ha accettato le tradizioni poligame, ed ha ammesso e tollerato il disprezzo della donna, spesso considerata più come un oggetto che come una persona, per servire gli interessi di una cultura del potere. “Il cristiano poi è chiamato a sviluppare un atteggiamento di amore nuovo, manifestando verso la propria sposa la carità delicata e forte che Cristo ha per la Chiesa” (Familiaris Consortio, 25).

Fatevi difensori coraggiosi di questo annuncio liberatore della famiglia, di tutte le famiglie! Siate pronti a superare, con energia, tutte le forme di disuguaglianza discriminante, di maltrattamenti, di disprezzo e di negligenza per la dignità della sposa, dei bambini, dei minori! Testimoniate, in modo chiaro ed evidente, la stima che avete per la vita, impegnandovi a proteggerla, sin dal suo inizio, e rifiutando ogni sorta di disinteresse o di trascuratezza nei confronti dei più piccoli!

I vostri focolari domestici, i vostri nuclei familiari dovranno costituire un esempio di accoglienza, di amore e di servizio, come è proprio di una famiglia cristiana. Fate tutto il possibile perché la famiglia sia considerata come il primo nucleo della vita sociale. E che tutti, a partire dalle pubbliche autorità e dalle leggi della comunità, rispettino i suoi diritti naturali!

8. La Chiesa considera suo dovere preoccuparsi dello sviluppo degli uomini e dei popoli; e considera questa preoccupazione parte del suo compito pastorale. E l’amore di Cristo che la muove; alla luce di questo amore essa deve arrivare a conoscere l’autentica promozione umana.

È noto quanto le opinioni sullo sviluppo possono essere riduttive, il che avverrà se le vie del progresso garantiranno solo una maggiore disponibilità di beni materiali e di consumo, o se privilegeranno una mera espansione delle tecnologie in funzione della crescita economica.

Ma è chiaro che il mero possesso dei beni materiali se non è accompagnato dalla coscienza della dimensione morale, può facilmente portare l’uomo ad una schiavizzante avidità del possesso e del godimento immediati. Ora, questo conduce inevitabilmente al consumismo, e provoca, in ultima analisi, una radicale insoddisfazione nella vita stessa.

Il vero sviluppo umano esige che l’uomo riscopra il piano di Dio, che a lui affidò il creato, affinché lo conoscesse e lo dominasse, nel contesto della sapienza della sua legge divina. Dio vuole che l’uomo conosca i beni e le potenzialità energetiche della natura e se ne serva, considerandoli come un dono necessario alla sua realizzazione personale, senza che questo comporti un offuscamento dei valori dello spirito.

Per arrivare ad un rapporto armonioso tra l’uomo e il creato, è necessario percorrere le vie della cultura del pensiero e dell’amore; è in queste dimensioni che l’uomo si eleva alla sua dignità suprema, quella di essere spirituale e libero. Questa cultura progredisce sviluppando le conoscenze ed i mezzi di espressione, apprezzando il proprio patrimonio culturale, senza trascurare il dialogo, tanto favorito dal mondo moderno.

È questo ciò che si propongono le scuole che la Chiesa apre, per arricchire anche la popolazione della Guinea di questa “cultura animi” (Cicerone), ovvero di una solida preparazione umana e professionale in funzione del progresso, indispensabile perché ognuno possa realizzare la propria vocazione in modo autentico. Dalla stessa intuizione sono guidati i figli della Chiesa qui pellegrina, quando, specialmente nel settore sanitario, si sforzano di consolidare la loro vocazione con la pratica delle opere di misericordia (cf. 2 Pt 1, 10), in un lavoro che esorto vivamente a continuare e per il quale esprimo in questa sede il mio più sentito apprezzamento.

9. Consideriamo, fratelli e sorelle, la nostra vocazione in Cristo Gesù!

E tornando, ancora una volta, alle otto beatitudini del discorso della montagna, ascoltiamo il Maestro che ci dice: beati . . . perché di essi è il Regno dei Cieli; perché saranno consolati . . . saziati . . . otterranno misericordia . . . vedranno Dio . . . saranno chiamati figli di Dio, quelli che misero in pratica le beatitudini.

La nostra vocazione in Gesù Cristo è una vocazione per la vita eterna in Dio: “Rallegratevi ed esultate, poiché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 12). Questo ci dice il nostro Salvatore. Questo ci insegna il Redentore del mondo: Colui che ha parole di vita eterna!

Ascoltiamo le sue parole. Crediamo in Lui!

Infatti Dio è fedele in eterno alla sua Parola (cf. Sal 146, 6).

Per questo, col Profeta, dico qui, a quanti abitano nella Guinea-Bissau: “Cercate il Signore, voi tutti, poveri della terra . . . Cercate la giustizia, cercate l’umiltà . . .”. Ed abbiate fiducia nel nome del Signore (cf. Sof 2, 3; 3, 13).

“Dio è fedele per sempre!” (Sal 146, 6).

 



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