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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANTA BERNARDETTA SOUBIROUS

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 16 dicembre 1990

 

“Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui” (Gv 1, 6-8).

1. “Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di Santa Bernardetta Soubirous, nel cammino di fede dell’Avvento, la Chiesa offre al suo popolo, pellegrino verso il regno, testimoni e maestri di vita, a cui ispirarsi nella preparazione alla venuta del Salvatore. In questa terza domenica, come del resto in quella precedente, domina come modello la figura di Giovanni Battista. Soffermiamoci sulla sua testimonianza che certamente ci aiuterà a comprendere e approfondire ciò che l’uomo deve compiere per disporsi ad accogliere il Signore e per annunciarlo a tutti.

2. Giovanni inizia la sua missione nella regione della Giudea. Annuncia con coraggio la venuta del regno di Dio, nella persona di Cristo. Domanda a tutti un cambiamento radicale di mentalità e di stile di vita. Di fronte alla sua persona e alle sue parole, molti rimangono perplessi e sconcertati; la maggior parte, anche tra le autorità di Gerusalemme, gli pone l’interrogativo: “Chi sei tu? . . . Cosa dici di te stesso?”. Giovanni, non volendo sottrarsi alla provocazione, risponde: “Io non sono il Cristo . . . Non sono Elia o il profeta!”. Dissipa gli equivoci insinuatisi tra la gente, confessando la sua identità: non è la Luce, ma un Testimone della luce. La luce vera è Cristo, egli distrugge le tenebre del peccato e della morte e offre un orientamento di vita a tutti gli uomini che, in lui e per lui, scoprono la loro origine divina, la loro piena dignità e altissima vocazione, il loro destino trascendente.

3. Il Battista rivela la persona e il compito del Messia con le parole del profeta Isaia, ascoltate nella prima lettura: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore” (Is 40, 3). Come non è lui la Luce, così egli non è la Parola, il Verbo di Dio, ma soltanto una voce, un tramite cioè, attraverso il quale la piena e definitiva rivelazione di Dio può raggiungere ogni uomo.

Ascoltiamo, al riguardo, il commento di sant’Agostino: “Giovanni è la voce che passa. Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola che cosa resta? . . . La voce senza la parola colpisce l’udito, ma non edifica il cuore” (Sermo 293, 3).

Sì, la voce è solo uno strumento che dà espressione e consistenza concreta alla Parola vivente; uno strumento tuttavia indispensabile affinché questa Parola risuoni su tutta la terra e instauri un dialogo salvifico tra Dio e l’umanità. Ogni messaggio, e soprattutto quello della salvezza, passa sempre attraverso la testimonianza di vita e attraverso la parola umana annunciata con coerenza e con coraggio. Ciò è ancor più necessario là dove l’ambiente, a cui la parola si rivolge, è un deserto arido, nel quale non è facile aprire un varco e tracciare una strada al Signore che viene.

4. Per voi, cari fedeli di questa parrocchia, e per tutta la Chiesa di Roma, che è incamminata verso la celebrazione del Sinodo pastorale diocesano, la testimonianza e la parola di Giovanni Battista costituiscono uno stimolo particolare per ravvivare l’impegno missionario; per riscoprirsi sempre più come popolo che “si fa Sinodo”, che cammina insieme verso la piena e definitiva comunione con il Signore; e per associare a questo cammino di salvezza tutti coloro che hanno perduto la strada che conduce a lui; quelli che sono tentati di imboccare altre vie più facili, con la pretesa di “realizzarsi” come uomini o come gruppi sociali; quelli, in fine, che vivono nel “deserto” dell’indifferenza, della solitudine, della povertà spirituale e materiale.

Per questo se volete vivere e realizzare il Sinodo, dovete impegnarvi ad evangelizzare, ad indicare Cristo come Redentore dell’uomo, come Colui che è venuto, che viene e che verrà per liberare gli uomini da ogni forma di male, prima fra tutte il peccato. Giovanni Battista vi ricorda pure che la strada privilegiata per un rinnovato annuncio è la testimonianza umile e forte da rendere a Cristo. A colui che, come Via, conduce all’incontro con Dio, che libera e fa alleanza; come Verità, rivela l’amore del Padre e dà pienezza di significato all’esistenza umana e alla storia; come Vita, riempie di gioia e di pace.

Ma la vostra missione risulterà tanto più efficace e conforme a quella di Cristo se, alla testimonianza, si accompagneranno i segni messianici della venuta del regno già predetti dai profeti, e cioè: la cura delle piaghe dei cuori spezzati, la liberazione degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri. Questa grande opera avrà come frutto la gioia, la gioia che sboccia dalla venuta del Signore e dall’incontro con lui. Solo così potrà inaugurarsi “l’anno di misericordia del Signore”, un tempo “nuovo” anche per la Chiesa di Roma; un evento di riconciliazione e di pace per tutti.

5. Anche a voi, cari fedeli della parrocchia di Santa Bernardetta, auguro che possiate vivere questa “nuova” stagione spirituale, alla luce del mistero del Natale, che reca ai nostri cuori gioia e salvezza. Insieme al card. vicario, Ugo Poletti, e al vescovo ausiliare del Settore Nord, mons. Salvatore Boccaccio, saluto tutti voi qui presenti e i vostri familiari, specialmente i bambini, gli anziani e i malati. Saluto, in particolare, il vostro zelante parroco, don Carlo Lombardi, e i sacerdoti che lo aiutano nella cura pastorale di questo popoloso quartiere del Tiburtino Sud. Saluto i religiosi e le religiose che operano nell’ambito di questa circoscrizione e che portano il loro contributo alle iniziative promosse dalla parrocchia. Ringrazio soprattutto le suore Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, che si rendono utili con l’insegnamento della catechesi in parrocchia e della religione nelle scuole elementari. Ringrazio pure tutti i gruppi parrocchiali che si dedicano alle opere di misericordia e che lavorano in favore di coloro che si trovano in situazioni difficili.

Tutti esorto a far sì che la parrocchia sia veramente un “camminare insieme”, un fare Sinodo, nella consapevolezza che così si vive in pienezza la comunione ecclesiale. A questo fine cercate di favorire sempre più la corresponsabilità da parte di tutti, affinché ciascuno si senta interpellato e coinvolto secondo le proprie capacità personali e le possibilità.

Invoco su di voi la materna assistenza della Beata Vergine, per intercessione di santa Bernardetta Soubirous, vostra celeste patrona, perché ciascuno si ponga sulla via del Signore che viene: ne imiti l’esempio, ne custodisca gli insegnamenti e ne accolga l’invito alla santità.

6. Sì, accolga l’invito alla perfezione, perché, come esorta san Paolo: “questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione” (1 Ts 4, 3). Il Papa oggi è venuto tra voi per ricordarvi questo impegno che si traduce in testimonianza gioiosa e fervida, come si addice ai veri seguaci di Cristo. Vi raccomando, perciò, con le parole dello stesso apostolo Paolo: “siate sempre lieti, pregate incessantemente . . . Non spegnete lo Spirito . . . Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile fino alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che è fedele farà tutto questo!” (1 Ts 5, 23). Amen!

 

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