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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
 DI SAN FRANCESCO A RIPA GRANDE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 1° dicembre 1991

 

1. “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21, 28).

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di S. Francesco d’Assisi a Ripa Grande, questa visita pastorale, che ho la gioia di compiere nella vostra comunità, coincide con l’inizio del Tempo liturgico dell’Avvento.

La parola Avvento, cara al cuore dei cristiani per la pregnante realtà che essa esprime in vista dell’attesa del Natale di Gesù, è anche annuncio di un ritorno del Signore: ritorno del Redentore alla fine dei tempi; ritorno continuo del Figlio di Dio e Salvatore nella nostra storia nei giorni che ci riguardano. Il Signore è già venuto, il Signore viene, il Signore verrà di nuovo, “con potere e gloria grande” (Lc 21, 27), e noi lo attendiamo pieni di speranza gioiosa, poiché confidiamo che egli “ci chiami accanto a sé nella gloria, a possedere il regno dei cieli”, come si esprime la preghiera della Colletta odierna.

2. Risuona fra noi quest’oggi la parola di Dio sul mistero dell’Avvento. Lo ascoltiamo confortati dall’esempio di fede e disponibilità al servizio di Giuseppe e di Maria, sorretti anche noi dal modello di umiltà e di dedizione del Cristo.

Dalla città di Gerusalemme desolata e sconvolta, il profeta Geremia assicura agli esuli di Babilonia il compimento delle promesse divine: il Messia redentore verrà, “eserciterà il giudizio e la giustizia . . . Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla” (Ger 33, 15-16). È una promessa di consolazione, che, però, non si attuerà senza prove. Alla fine del tempo la venuta del Signore sarà accompagnata da sconvolgimenti nei cieli e da angoscia di popoli in ansia sulla terra.

L’Evangelista, secondo lo stile e le formule delle descrizioni profetiche ed apocalittiche antiche, riassume nell’immagine della catastrofe il messaggio della necessaria purificazione e del giudizio sul mondo. Annuncia allo stesso tempo la vittoria di Dio su ogni forza del male, con l’apparire dei cieli nuovi e terre nuove. Lo sconvolgimento del cosmo e il turbamento dei cuori sono anzi ricordati come preludio all’apparire del Figlio dell’uomo.

“Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”: la fiducia e la vigilanza sono le virtù richieste dall’Avvento. Vigilanza soprattutto nella preghiera, che ci fa degni di comparire davanti al Salvatore e Giudice di tutti, il quale vuole che siano “saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità” (1 Ts 3, 13).

3. Confermata la nostra fede nel Signore che viene, ribadita la certezza della sua perenne presenza nella storia e della sua venuta alla fine del tempo, eccoci pronti ad accogliere le parole dell’Apostolo che poc’anzi abbiamo ascoltato.

Paolo chiede al Signore di farci non solo crescere, ma abbondare nell’amore. Domanda che questo amore sia vicendevole, dentro la comunità e verso tutti, rivolto cioè ai credenti e ai non credenti.

Facciamo in modo, carissimi Fratelli e Sorelle, che i nostri cuori non si appesantiscano nelle dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita (cf. Lc 21, 34)! L’Avvento del Cristo non ci trovi lontani dalla fede e disattenti al messaggio della sua parola! Non trionfino su di noi i nemici della nostra salvezza, perché solo chi spera in Dio non resterà deluso (cf. Ant. dell’Introito).

4. A tutti voi, cari fedeli qui presenti, auguro che l’Avvento porti abbondanti frutti di conversione, spirito di vigilanza, impegno di preghiera, attenzione alla divina parola. Come ci esorta l’odierna liturgia, possa il Signore farvi conoscere le sue vie, vi guidi nella verità, si riveli a chi lo cerca e a chi lo teme, faccia conoscere a tutti la sua alleanza (cf. Sal 24).

Assieme con il Cardinale Vicario, Camillo Ruini, e il Vescovo ausiliare di questo Settore pastorale, Mons. Filippo Giannini, saluto il Parroco, padre Antonio Raimondo Sbardella e i suoi collaboratori, e lo ringrazio per avermi ricordato la storia della vostra chiesa, dimora romana di San Francesco e sede poi di una insigne comunità francescana.

Saluto la comunità dei Frati e in special modo il Ministro Generale P. Hermann Schalueck. Vi che esorto a camminare sempre sulle tracce del Serafico Poverello di Assisi nella piena testimonianza d’amore e di fedeltà a Cristo e alla Chiesa; ad operare con vigore apostolico al servizio delle anime, come “frati, minori di nome e di fatto, che per amore di Dio e ispirazione dello Spirito Santo . . . si chineranno ad ogni umiltà e sottomissione e servizio dei loro fratelli” (cf. Specchio di perfezione: FF 1707).

La vostra premurosa presenza in questo quartiere, giustificata in passato come un umile servizio dovuto ai più poveri, acquista oggi il significato di una nuova evangelizzazione. A Trastevere, come è noto, accanto ad operai ed artigiani legati alle tradizioni della vecchia Roma, va crescendo una popolazione di impiegati e pubblici dipendenti, di famiglie immigrate, spesso con diverse origini culturali. A loro voi dovete annunciare Cristo e il suo Vangelo; attirare la loro attenzione mediante una catechesi che si diriga ai lontani dalla fede, e capace di cogliere ogni occasione per trasmettere a tutti la singolare esperienza della carità di Gesù Crocifisso. A tal fine prezioso è l’aiuto che offrite voi, collaboratori laici della parrocchia: il Consiglio Pastorale, i Catechisti, l’Azione Cattolica, l’Ordine Secolare Francescano e i vari Gruppi delle attività formative, culturali e ricreative per i giovani. Vi saluto cordialmente. Saluto, inoltre le Famiglie Religiose maschili e femminili che qui operano: i Missionari d’Africa del Pontificio Istituto di Studi Arabi; i Missionari Scalabriniani; gli Oblati di San Francesco di Sales e le numerose comunità delle Suore, che con le loro scuole, Confraternite ed Associazioni portano alla parrocchia un servizio qualificato e significativo.

5. Con la mia gratitudine, esprimo a tutti l’incoraggiamento a perseverare in ogni opera buona, elevando costantemente al Signore la mente e il cuore. Le difficoltà che incontriamo, come ricorda la liturgia dell’Avvento, sono prove momentanee, sintomi di una realtà che va interpretata alla luce della Parola del Signore. Egli ci esorta a vegliare e pregare affinché il giorno della sua venuta non ci “piombi addosso improvviso” (Lc 21, 34). Per questo i tempi richiedono dedizione e fervore, e non consentono al discepolo di Cristo di contentarsi nella mediocrità o di rifugiarsi nel disimpegno. Che il Signore ci “faccia crescere ed abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti” (1 Ts 3, 12).

A così attuale vigilanza e a così impegnativa missione è di stimolo il cammino sinodale che la comunità diocesana va percorrendo sin dalla Pentecoste del 1986.

Voi avete partecipato alle Commissioni preparatorie; pure la vostra Parrocchia ha contribuito a individuare i temi e le proposizioni studiati poi nelle assemblee di Prefettura. Le più recenti indicazioni del Cardinale Vicario hanno aiutato a completare la preparazione sinodale in vista delle Assemblee plenarie. Come Vescovo di Roma, a Dio piacendo, prenderò personalmente parte alla fase finale del Sinodo, guardando con interesse alla Città che attende con urgenza una coraggiosa e nuova evangelizzazione.

6. “A te, Signore, elevo l’anima mia” (Introito)
La Chiesa ha iniziato oggi il cammino dell’Avvento.

Si prepara con fiducia alla venuta del Signore. Si prepara rinnovandosi, alla luce della Sacra Scrittura.

A Lui, al Signore, eleviamo anche noi il nostro spirito.

In lui, nella sua parola e nel suo esempio, cerchiamo la risposta per il cammino che ci attende.

In lui confido”.

Sarà forse confusa la nostra mente se ci lasciamo illuminare dalla luce del Verbo che si fa carne? Sarà forse confuso il nostro impegno morale, se la voce di Cristo guiderà le nostre scelte? Sarà forse confusa la nostra parola davanti agli uomini, se lo Spirito del Signore guiderà la nostra voce?

No, la speranza di chi confida in Cristo non sarà delusa.

A te, Signore, innalziamo il nostro spirito”.

Amen.

 

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