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VIAGGIO PASTORALE IN SENEGAL, GAMBIA E GUINEA

SANTA MESSA DINANZI AL SANTUARIO MARIANO
DEDICATO A NOSTRA SIGNORA DELLA LIBERAZIONE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Poponguine (Senegal) - Venerdì, 21 febbraio 1992

 

1. “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5). Le letture della liturgia di oggi ci portano a Cana di Galilea. In questa città ebbe luogo un matrimonio e la madre di Gesù fu invitata con suo Figlio e i primi discepoli. Questo succedeva all’inizio dell’attività messianica di Gesù di Nazaret. Cana, come Nazaret, si trova in Galilea. È lì che Gesù fece il suo primo miracolo: “Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli” (Gv 2, 11) che avrebbero accompagnato tutta la sua attività messianica in Israele. La liturgia di oggi ci fa rivivere questo evento in Africa, sulla terra del Senegal, a Poponguine, dove si trova il vostro santuario mariano. Si potrebbe dire che il popolo di Dio del Senegal ha invitato qui in maniera particolare la Madre di Gesù e che Maria ha accettato l’invito. Essa è presente qui con suo Figlio e con gli Apostoli, come a Cana di Galilea. Come allora a Cana, anche qui i pellegrini le comunicano i loro molteplici bisogni ed essa li sottopone al Figlio. E ripete costantemente a tutti: “Fate tutto ciò che vi dirà mio Figlio”.

2. Cari fratelli e sorelle, nella gioia di trovarmi con voi in questo santuario di Nostra Signora della Liberazione di Poponguine, vi saluto con tutto il cuore. Rivolgo il mio cordiale saluto al Cardinal Giacinto Thiandoum, Arcivescovo di Dakar, a Monsignor Teodoro Adriano Sarr, Presidente della Conferenza episcopale, ai Vescovi presenti e a tutti i concelebranti. Al Signor Presidente della Repubblica, alla Signora Elisabeth Diouf, prima dama di questo paese, e alle Autorità civili venute a prendere parte a questa celebrazione, presento i miei deferenti saluti. Infine saluto i Capi musulmani e li ringrazio per questo gesto cortese. Nel guardare intorno a me e nel contemplare la vostra assemblea, non posso impedirmi di ripetere, come Monsignor Picarda, fondatore di questo luogo di pellegrinaggio: “Che posto magnifico per un santuario alla Vergine!”. Dal 22 maggio 1888, data dell’inaugurazione del santuario di Poponguine, oltre cento anni di pietà mariana hanno unito le comunità cattoliche senegalesi nella stessa professione di fede e nella stessa volontà di radicare il Vangelo nel paese. Proveniente dalla diocesi di Bayeux, in Normandia, il culto di Nostra Signora della Liberazione vi unisce ai vostri fratelli e sorelle della Francia. Vi unisce anche ai vostri fratelli e sorelle delle Antille, dove è venerato nel santuario della Martinica di Morne Rouge, dove Monsignor Picarda è stato vicario per dieci anni. In questo 1992 in cui si celebra l’incontro dei popoli delle due coste dell’Atlantico, voglia Nostra Signora della Liberazione, venerata e pregata nei tre continenti dell’Europa, dell’Africa e dell’America, conservare tutti i suoi figli nell’amore e nell’unità!

3. Oggi, la prima lettura della liturgia ci porta anche a Gerusalemme, nel Cenacolo. Maria, la Madre di Gesù, si trova lì con gli Apostoli. Ma Gesù non c’è più. Tutti i presenti, con lo stesso cuore, sono raccolti in preghiera (cf. At 1, 14), come Gesù aveva chiesto loro prima di tornare verso il Padre (cf. At 1, 4). Fra l’avvenimento di Cana in Galilea e quello del Cenacolo a Gerusalemme, è trascorso un certo periodo di tempo. Gesù di Nazaret ha compiuto la sua missione messianica sulla terra e l’ha suggellata con il sacrificio della sua morte per i peccati del mondo intero. Gerusalemme è stata testimone degli eventi sconvolgenti di Pasqua, quando è stato condannato a morte e crocifisso Colui “il quale passò beneficando e risanando” (cf. At 10, 38). In questo modo, ha reso testimonianza: era partito dal Padre e, giunta l’ora, è tornato al Padre (cf. Gv 14, 28), dopo aver vinto la morte. Con la Risurrezione, il Padre ha esaltato il Cristo crocifisso, e il Redentore risuscitato rimane nella gloria del Padre al fine di intercedere per noi. Lasciando i suoi che rimanevano nel mondo, chiese loro di testimoniare la sua risurrezione davanti a tutte le nazioni della terra. E affinché avessero la forza di rendere questa testimonianza, inviò loro lo Spirito Santo. Dal giorno della Pentecoste lo Spirito Santo agisce nella Chiesa; è con gli Apostoli; è con il popolo di Dio tutto intero di generazione in generazione.

4. Cari fratelli e sorelle, lo Spirito Santo è con il popolo di Dio in tutto il continente africano. È con voi qui nel Senegal. La sorprendente storia dell’arrivo del Vangelo nel vostro paese e la crescita della Chiesa testimoniano la sua presenza attiva. È nel quindicesimo secolo che furono edificate le prime case di Dio, quando i Portoghesi toccarono le coste senegalesi. Nel 1763, la Chiesa di Gorée aveva il suo sacerdote e nel 1779 Saint-Louis aveva il suo. Ma il vero fondatore della cristianità senegalese è Monsignor Kobès, Spiritano, Vicario apostolico del Senegambia. Primo paese africano ad accogliere i padri spiritani, il Senegal deve molto ai figli spirituali di Padre Libermann per il quale l’annuncio del Vangelo doveva sfociare nella creazione di una chiesa che avesse il suo vescovo, i suoi sacerdoti e i suoi laici. I Padri spiritani diedero alla Chiesa locale solide basi. Grazie all’aumento di vocazioni in Francia, molti giovani Spiritani partono per il Senegal. Il Beato Daniel Brottier, futuro direttore dell’opera degli Orfani-Apprendisti di Auteuil, vi si dedica intensamente dal 1906 al 1911. La “Casamance” che beneficia di un importante sforzo di evangelizzazione, fornirà i primi sacerdoti e vescovi africani del Senegal. Dopo gli anni lontani di Libermann con i suoi primi Spiritani, sono venuti i Padri del Sacro Cuore di Issoudun, gli Oblati di Maria immacolata, i Domenicani - fra cui Padre Lebret che molto ha fatto per lo sviluppo del Senegal - e tanti altri. Ringraziamo Dio per l’opera compiuta da questi portatori della Buona Novella.

5. I cristiani del Senegal sono consapevoli della loro esiguità numerica quanto della loro ricchezza. Orgogliosi della loro fede, riconosciuti dalla Costituzione senegalese, arricchiti dai loro legami familiari, spesso con genitori musulmani, sono chiamati, più degli altri africani, al dialogo e alla comprensione. Le vocazioni sacerdotali si affermano e preparano il clero di domani. La vita religiosa si sviluppa, permeando di fede le culture affinché, dall’interno, queste producano frutti di cristianità. Nella sua forma monastica, in particolare, essa già porta avanti un’acculturazione degna di lode. I laici hanno la possibilità di approfondire la loro fede a contatto con associazioni private di fedeli in cui si cerca di unire liturgia, catechesi e contemplazione. Nelle diocesi, le direttive pastorali, nate dalle aspirazioni dei cristiani e dalle riflessioni dei loro pastori, servono all’impegno quotidiano delle religiose, dei catechisti e delle persone che animano le comunità. Attraverso tutto questo, in un paese musulmano, la Chiesa senegalese compie la propria missione con convinzione e modestia allo stesso tempo. In questo santuario di Nostra Signora della Liberazione, rendo grazie a Dio con voi, cari fratelli e sorelle, per l’annuncio del Vangelo e per la crescita della Chiesa nel paese. Affido alla Vergine Maria tutti gli operatori dell’evangelizzazione: insieme a voi la prego affinché continui a promuovere lo sbocciare di generose vocazioni sacerdotali e religiose in tutto il Senegal, come ha fatto per il villaggio di Poponguine, che ha dato alla Chiesa in terra senegalese il suo primo sacerdote nella persona del caro Cardinale Giacinto Thiandoum.

6. Questo Vangelo che avete accolto deve ora mettere radici in voi. Come ho detto mercoledì, appena arrivato, l’albero cresce solo se affonda le radici nella terra che lo nutre. Spetta a voi fare in modo che la Buona Novella penetri profondamente nelle comunità, nelle famiglie e in ogni persona: è il compito esaltante che vi attende. È il compito, oggi, di tutta l’Africa impegnata nei preparativi dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi. Attraverso la riflessione e la preghiera di tutti i suoi membri, la Chiesa di questo continente cerca di approfondire il senso della sua “missione di evangelizzazione nella prospettiva dell’anno 2000”. So che vi siete interessati molto a questo lavoro, che vi ha permesso di inserirvi nel grande movimento ecclesiale suscitato a livello africano, e me ne congratulo con voi. La realizzazione di queste grandi riunioni è un segno eloquente della vitalità della Chiesa che raggiungerà un traguardo decisivo nell’annuncio del Vangelo alla vigilia del terzo millennio. Come sottolinea la Redemptoris missio: “Bisogna, dunque, rivolgere l’attenzione missionaria verso quelle aree geografiche e quegli ambienti culturali che sono rimasti al di fuori dell’influsso evangelico. Tutti i credenti in Cristo debbono sentire, come parte integrante della loro fede, la sollecitudine apostolica di trasmetterne ad altri la gioia e la luce. Tale sollecitudine deve diventare, per così dire, fame e sete di far conoscere il Signore, quando si allarga lo sguardo agli immensi orizzonti del mondo non cristiano” (n. 40).

7. In questo annuncio, la Chiesa ha la viva consapevolezza di dover proclamare il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia. Il brano evangelico che abbiamo ascoltato ci mostra che uno dei primi gesti di Gesù all’inizio del suo ministero è stato quello di assistere a delle nozze. Vi si è recato con la Madre e i suoi discepoli, per sottolineare con la sua presenza e quella di tutta la Chiesa la grande considerazione che ha del matrimonio e della famiglia, uno dei beni più preziosi dell’umanità. Da parte vostra, abbiate considerazione del matrimonio cristiano: evangelizza l’amore fra l’uomo e la donna e lo rende ancora più umano. La grazia del sacramento consacra l’impegno degli sposi e li aiuta a costruire il focolare stabile di cui ogni coniuge ha bisogno per aprirsi. Assicura ai figli quell’ambiente di amore consolidato al quale hanno diritto per aprirsi anch’essi e per essere in grado di affrontare l’esistenza. Come vi hanno chiesto spesso i vostri pastori, vivificate la vostra famiglia schiudendo i vostri cuori di sposi e di genitori alla presenza di Dio, fonte del vero amore!

8. Sempre il brano delle nozze di Cana ci mostra il ruolo discreto ma efficace di Maria, la nuova Eva, la Madre dei viventi. Esercitando in maniera esemplare il servizio dell’intercessione, essa viene in aiuto con successo alla giovane coppia che l’aveva invitata. Giovani donne senegalesi, vi esorto a contemplare Maria e a imitarla. Come lei, accogliete la parola di Dio e meditatela nel vostro cuore. Siate responsabili e generose per riuscire nella vita. Come Maria, pensate agli altri. E voi, donne senegalesi, madri orgogliose dei vostri figli, inquiete per alcuni, schiacciate dal dolore per altri, continuate a contemplare Maria, nei giorni gloriosi di suo Figlio Gesù, ma anche nelle ore meste della Passione, per restare in piedi. Casalinghe, impegnate nelle faccende domestiche umili ma indispensabili, ricordatevi di Maria a Nazaret. Donne del Senegal sempre più impegnate nella vita sociale, sempre portatrici comunque delle tradizioni e della saggezza popolare, contemplate Maria, voi che formate la sensibilità, l’intelligenza e il cuore dei vostri figli. In questo santuario mariano caro alle popolazioni del Senegal, affidiamo a Nostra Signora le attività esercitate da tutti nel paese. La preghiamo per quelli e quelle che lavorano per lo sviluppo del paese nei progetti più diversi riguardanti l’agricoltura, l’allevamento, l’artigianato, l’idraulica rurale, i bacini d’acqua, i depositi di cereali, l’industria e anche l’alfabetizzazione, la salute e l’igiene. Che Nostra Signora della Liberazione vegli sui bisogni materiali di tutti, come fece a Cana! Che continui ad essere una madre per tutti! Sarà la preghiera che formulerò dal profondo del cuore mentre incoronerò la sua statua.

9. La liturgia di oggi ci ha portati a Cana di Galilea. Abbiamo ricordato il primo miracolo, il primo segno che vi compì Gesù. Abbiamo meditato sulle parole di sua Madre che intercedeva per coloro che si trovavano nel bisogno. Alla fine, l’evangelista Giovanni scrive: a Cana di Galilea, “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2, 11).

Che questo santuario in terra senegalese che ci ricorda Cana di Galilea sia tra voi un luogo in cui Gesù Cristo manifesta la sua gloria, un luogo in cui la fede dei discepoli risponda a questa manifestazione di Cristo su tutta la terra africana!

“Fate tutto quello che vi dirà”!

 



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