Index   Back Top Print

[ IT ]

VISITA ALLA PARROCCHIA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE
DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 17 ottobre 1993

 

1. “Splendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita” (Fil 2, 15-16).

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia del Preziosissimo Sangue! Le parole del “Canto al Vangelo”, tratte dalla Lettera di San Paolo ai Filippesi, suonano come un programma di vita cristiana adatto a tutti i tempi, ma particolarmente al nostro, segnato ampiamente da dottrine e opinioni lontane dal Vangelo.

L’esortazione dell’Apostolo a “splendere come astri nel mondo” riecheggia una significativa consegna di Gesù, che è stata posta quale architrave in apertura del Libro del Sinodo, il libro che va considerato come il “breviario della nostra comunità diocesana, per il tempo che ci sta davanti”. Essa dice: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 14-16).

2. “Così risplenda la vostra luce...”. In realtà la nostra luce non viene da noi, ma è riflesso della luce di Cristo, di Lui che è chiamato nel Vangelo “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9). Occorre che la luce di Gesù e quella dei suoi seguaci siano della stessa natura, e per conseguire tale risultato la Chiesa deve lasciarsi guidare dalla verità del Vangelo, trasmessa fino ai nostri giorni dagli Apostoli e dai Vescovi loro successori.

È quanto ho esposto nell’Enciclica Veritatis splendor, appena pubblicata e offerta al popolo cristiano attraverso i Vescovi, come riflessione sul dono inestimabile della verità rivelata. L’insegnamento di Gesù, che irradia dalla sua esistenza e dalle sue parole, è il nostro più prezioso patrimonio spirituale. In esso ci è manifestata in modo autentico la realtà di Dio, dell’uomo e del mondo. Questa realtà, che contiene in sé una sua intrinseca e immutabile verità, è per ciò stesso sorgente della moralità ossia delle regole del bene e del male. Buono non è un comportamento, perché viene ritenuto tale da una singola persona, da un gruppo o anche da una maggioranza. Buono è un comportamento, perché risponde alla verità dell’uomo, del mondo, di Dio, come il nostro Salvatore ce l’ha fatta conoscere.

A ben riflettere, gran parte delle sofferenze dell’umanità deriva dal fatto che ci si allontana dal vero bene indicatoci nei Dieci Comandamenti e nella Legge evangelica dell’Amore. Tocca a noi cristiani tenere accesa questa luce e offrire un così importante servizio di salvezza e di vita, ascoltando l’insegnamento della Chiesa, riflettendo sulle ragioni che lo rendono valido e immutabile e mettendolo in pratica con perseveranza e gioia interiore.

3. Voglio esprimere la mia gioia di essere qui. Sono lieto di potervi incontrare in questa parrocchia del Preziosissimo Sangue, di potervi incontrare questa domenica, questa mattina, durante una visita pastorale che, se pur breve, sempre mi offre l’occasione di prendere contatto con i miei diocesani, con la Chiesa di Roma, con questa realtà viva delle nostre parrocchie romane.

Ancora saluto il Cardinale Vicario. Saluto poi il Vescovo Ausiliare del vostro Settore Nord, Monsignor Enzo Dieci, che prima era vostro parroco. Saluto insieme a lui l’attuale Pastore Don Michele Baudena, i vicari parrocchiali, che ho incontrato tutti e tre in questi ultimi giorni, poi saluto le religiose di Gesù e Maria, con le loro ammalate, con i loro alunni, i catechisti, i gruppi di attività liturgica, missionaria, i gruppi di preghiera, i gruppi di spiritualità familiare, i gruppi di volontariato. Così, attraverso questi gruppi, saluto tutta la comunità parrocchiale.

Sono cosciente che in tutti voi c’è un grande desiderio di contribuire alla crescita costante della “comunione“ e della “missione” che è propria della vostra Parrocchia, come di ogni Parrocchia di Roma e del mondo. Perciò vi esorto a continuare su tale cammino in piena sintonia con gli orientamenti scaturiti dalla celebrazione dell’assemblea sinodale. Questa è la prima Parrocchia che appartiene al ciclo delle visite postsinodali, la prima Parrocchia visitata dopo il Sinodo di Roma concluso in primavera, alla fine di maggio.

Inoltre vorrei esprimere un ringraziamento speciale perché in questo giorno, unitamente a tutta la Diocesi di Roma, avete voluto elevare a Dio speciali preghiere per il Papa nell’anniversario dell’inizio del suo ministero petrino. Mi ricordo sempre, stanno nel mio cuore, nella mia memoria quei momenti, quei giorni: il 16 ottobre il 22 ottobre. La Provvidenza divina e la debolezza umana: quei momenti di profondissima fede e speranza. “Aprite le porte, aprite le porte”: sono le prime parole che ho detto alla Chiesa di Roma e al mondo, attraverso la Chiesa di Roma. Vi ringrazio oggi, dopo quindici anni, vi ringrazio dal profondo del cuore. Vorrei invocare su tutti voi la benedizione più larga del Signore e della Madre celeste, la Vergine che noi invochiamo come “Salus Populi Romani”. Vorrei invocare, pregare affinché viva, cresca e fiorisca ogni iniziativa di bene e la vostra luce risplenda sempre più tra gli uomini. Che questo sia il frutto del Sinodo romano!

4. Alla vostra comunità parrocchiale, generosa e fervente, desidero applicare le parole proclamate poco fa nella Seconda Lettura: “Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 1, 2-3). Mi è ben noto l’impegno profuso dal vostro parroco e dai vostri sacerdoti, per imprimere alla Parrocchia un alto tono cristiano: nell’ambito della catechesi, della liturgia, della carità, dell’attenzione missionaria.

Se è motivo di rammarico il costatare che anche qui una parte considerevole di fedeli non prende parte assiduamente alla vita della comunità ecclesiale, vi spinga a vivere con coerenza la vostra fede l’invito evangelico ad essere lievito: “Il Regno dei cieli si può paragonare al lievito che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti” (Mt 13, 33).

Vorrei augurare a tutti che siano lievito in famiglia, nel lavoro, nella Parrocchia, nella Città di Roma, sempre più grande, più numerosa. Vi auguro di essere forze vive al servizio del Regno di Dio. Con l’umiltà di chi riconosce “Siamo servi inutili Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 13, 10). Queste sono le parole predilette del vostro Papa: “Sono servo inutile”.

5. C’è ancora una parola importante nella Liturgia di oggi. Su di essa vorrei attirare la vostra attenzione. Dice Gesù: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21).

Come sapete, il divino Maestro era stato provocato da alcuni farisei a pronunciarsi sulla liceità del pagamento del tributo a Cesare, l’imperatore pagano che aveva sottomesso militarmente la Palestina. Con la sua risposta Gesù offre l’indicazione di una linea di comportamento valida non solo per la situazione storica del momento, ma anche per il nostro tempo e per tutte le epoche. Egli afferma che il mondo della religione e quello della politica sono distinti tra loro, ciascuno con finalità proprie, e ciascuno con il potere di vincolare, per la sua parte, la coscienza delle persone.

Religione e politica devono rimanere ambiti distinti. Ma l’uomo religioso e il cittadino si fondono nella stessa persona e ogni persona deve essere consapevole e sollecita sia delle proprie responsabilità religiose come di quelle sociali, economiche e politiche. Questo è importante in tutti i tempi e forse adesso è ancora più importante.

Il Libro del Sinodo, nella parte terza, dedicata agli ambiti privilegiati dell’azione pastorale, spiega molto bene quali sono, al riguardo, le responsabilità dei cristiani. Esso esorta a “pensare la Città nel suo complesso, alla luce della dottrina sociale cristiana”; indica “le sfide della vita economica”; traccia le linee per il “rinnovamento morale” e per l’“impegno politico”; progetta i modi della “formazione all’impegno sociale e politico” (nn. 86-90). Presenta poi una serie di indicazioni pastorali, destinate a tradurre in pratica i principi enunciati (nn. 40-42).

Tutto ciò ha sempre di mira l’autentico bene comune nel rispetto pieno della dignità d’ogni essere umano. A nessuno sfugge quanto sia importante approfondire una tale tematica, soprattutto nel difficile momento che l’umanità attraversa. Ai cristiani viene domandata coerenza e fedeltà al Vangelo per essere forza di rinnovamento e di speranza, mediante una sincera dedizione al servizio dei fratelli.

6. Di tale dedizione, carissimi fedeli la vostra Parrocchia offre una singolare testimonianza, grazie all’impegno missionario che l’anima. Voi seguite infatti la costruzione della nuova parrocchia di Ithanga, in Kenya con corale partecipazione spirituale ed economica. Non solo dunque vi sforzate di “rendere testimonianza e annunciare il Vangelo nella società secolarizzata” (Libro del Sinodo, n. 37), ma date anche un concreto sostegno alla missione ad gentes e curate “la formazione allo spirito missionario” (Ivi, 38). Il Signore benedica e ripaghi largamente questa vostra generosità, donando alla vostra comunità vocazioni sacerdotali e religiose sempre più numerose e guidando le famiglie nel loro cammino di santità, di amore e di apertura alla vita.

Iddio ugualmente ricompensi quanti – gruppi di fedeli, associazioni, o singole persone – operano attivamente nell’assistenza agli anziani, handicappati, poveri, carcerati, nomadi, nella donazione di sangue e nella conduzione di centri di ascolto per ogni categoria di bisognosi. Per qualsiasi gesto di attenzione rivolto al prossimo dice Gesù: “L’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

7. Il Vangelo “non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione” (Is 1, 5).

Rendiamo grazie a Dio per i prodigi che Egli opera con il suo Spirito. Ringraziamolo per il bene che viene compiuto in questa Parrocchia del Preziosissimo Sangue.

“Io sono il Signore – ricorda Jahvè – e non v’è alcun altro” (Is 45, 6).

Il Signore Dio, Creatore del mondo, Signore Onnipotente, Signore Redentore nostro, Signore Padre, Figlio, e Spirito Santo, Signore che è Amore, Egli è grande e degno di ogni lode. Non si può non amare, non lodare questo Dio che non solamente può il bene, ma Egli stesso è il Bene. Noi manifestiamo con la nostra presenza e con la nostra partecipazione anche la nostra confidenza in Dio per la sua Grazia. E speriamo che in questo mondo “come astri” anche noi cristiani di Roma, noi cristiani della Parrocchia del Preziosissimo Sangue possiamo “tenere alta la parola della vita”.

Amen!

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana