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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI
,
SEGRETARIO DI STATO

 

Al Venerato Fratello
Cardinale Agostino Casaroli,
Segretario di Stato.

Sono vivamente lieto di apprendere che ella sia in procinto di recarsi a Faenza per presiedere col prestigio del suo alto incarico alle solenni onoranze che la diocesi intende tributare agli illustri fratelli i Cardinali Gaetano e Amleto Giovanni Cicognani di cui si ricorda il centenario della nascita.

Se la comunità ecclesiale di Faenza rende meritato onore agli illustri porporati, esprimendo la fierezza di aver loro offerto una solida e duratura formazione, è altresì conveniente che la Santa Sede manifesti, mediante la qualificata rappresentanza del Segretario di Stato, la propria stima per l’opera svolta dai due porporati, come pure la sentita gratitudine per un servizio generoso prestato ai miei venerati predecessori sulla Cattedra di Pietro, dall’inizio di questo secolo.

Nel riandare col pensiero al prolungato impegno dei Cardinali Cicognani, come non sottolineare l’apporto fondamentale e insostituibile che alla loro iniziale formazione umana e cristiana, come anche al successivo germinare della vocazione sacerdotale, ebbe a dare la famiglia, dove la figura della madre occupava un ruolo prevalente?

Desidero, altresì, rilevare come sia determinante, per la crescita della medesima vocazione, la presenza di sacerdoti, operosi pastori del Popolo di Dio, che costituiscano un invito esemplare e vivente a dedicarsi totalmente al Regno di Dio e alle anime.

Bisognerà, ancora, richiamare l’attenzione su un altro apporto di prim’ordine, quello offerto dal seminario della diocesi di Faenza dove i fratelli Cicognani trovarono un ambiente equilibrato, saturo di saggezza e di pietà come pure di vasta cultura.

A tale formazione diocesana fece seguito quella romana con i suoi insostituibili apporti di prospettive universali, e di un più approfondito e direi visibile legame col successore di Pietro, a cui compete di confermare i fratelli in virtù della preghiera stessa di Cristo (cf. Lc 22, 32). Da questo terreno romano così ricco di linfe vitali per la conferma della propria “religio in requirendis Dei rebus” (Innocenzo I, Epist. 29: PL 20, 282), i Cardinali Cicognani trassero l’illuminata determinazione e il fervoroso amore di un servizio che, seguendo le linee imperscrutabili della Provvidenza, li portò ai vertici della responsabilità ecclesiale, ma soprattutto alla dedizione generosa di un’autentica diaconia.

Personalità con interessi vasti e tenaci per il mondo culturale, il Cardinale Gaetano recò un ardore ancora giovanile nell’esercizio della propria missione di Nunzio in Bolivia e Perù affrontando problemi legati alla crescita religiosa di quei Paesi. Ma è nelle missioni di Austria e di Spagna, quest’ultima iniziata in momenti cruciali e protratta per quindici anni, dove si misero in luce la franchezza del suo temperamento, l’amore fervido con cui si immedesimava delle istanze più vive e gravi, e soprattutto la fedeltà alla Sede Apostolica.

Uguale lungimirante visione, pari conoscenza degli uomini e stessa fedeltà alla dottrina il Cardinale Gaetano recò nei suoi compiti di Pro-Prefetto del Supremo tribunale della Segnatura Apostolica e di Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, accompagnando i primi passi della Riforma liturgica e preparando la costituzione conciliare sulla sacra liturgia.

Grande ed eletto servitore della Santa Sede mostrò, altresì, il fratello Cardinale Amleto Giovanni. Egli, dopo un servizio più che ventennale prestato nella Curia Romana, fu, per un quarto di secolo, Delegato Apostolico negli Stati Uniti d’America, dove venne circondato da profonda considerazione e vivo affetto per la sua azione instancabile, diuturna, sempre rispettosa, che tanto contribuì al fiorire di una felice stagione ecclesiale. Durante l’ultimo conflitto mondiale egli fu là portavoce ascoltato delle ansie e delle aspirazioni del Papa Pio XII per alleviare le ferite della guerra e per accelerare i tempi della pace.

Fu poi, per otto anni, Segretario di Stato dei Sommi Pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI e, durante gli anni del Concilio Ecumenico Vaticano II, offrì ad essi, anche quale Presidente della Commissione di coordinamento, un costante discreto apporto di consiglio sapiente e sacerdotale.

Di questi sacerdoti esemplari, servitori e rappresentanti integerrimi della Chiesa Cattolica, di cui fecero propria la missione di letificante salvezza, e che hanno onorato ed esaltato i compiti propri del Sacro Collegio accanto al Vicario di Cristo, mi è stato gradito ricordare i meriti, soprattutto a quanti, i più giovani, hanno lo sguardo costantemente rivolto al futuro della Chiesa, per procurare a tale Madre un avvenire di vera gloria e di profonda consolazione.

Considerando i tempi e i luoghi dove i due porporati svolsero il loro servizio, conforta il rilevare che la Chiesa, anche in mezzo a difficoltà talvolta soverchianti, non cessa di adoperarsi per intessere rapporti equi e positivi con le autorità civili, validi per l’annunzio del Vangelo e per la promozione umana; di dilatare, inoltre, gli spazi della dottrina e della carità cristiana; di suscitare infine nuovi fermenti di apostolato cattolico, a felice incremento delle vocazioni sacerdotali e religiose.

Nella cornice di questa riflessione, rivolgo il mio invito a tutti i partecipanti alla solenne commemorazione e a tutti i faentini a volersi unire a me nella preghiera, affinché il Signore, per intercessione della cara “Madonna delle Grazie” tanto venerata in codesta terra, conceda a Faenza e alla Chiesa intera numerosi e santi testimoni della fede, apostoli dell’eterna salvezza.

In pegno dei desiderati favori celesti, imparto a lei e ai signori Cardinali presenti, al Vescovo diocesano, ai suoi degni predecessori, come pure agli Arcivescovi e Vescovi, alle autorità, al clero e al diletto popolo faentino la mia affettuosa benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 5 maggio 1983. 

IOANNES PAULUS PP. II

 

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