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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE FRANJO KUHARIĆ, IN OCCASIONE DELL'APERTURA
DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE CROATO

 

Al venerabile nostro fratello cardinale Franjo Kuharić,
arcivescovo di Zagabria
e presidente della Conferenza episcopale jugoslava.

Con sincero gaudio mi unisco a te e a tutti i vescovi, al clero, ai religiosi e alle religiose, e a tutti i fedeli in occasione della storica triplice ricorrenza che la Chiesa cattolica in Croazia celebra quest’anno nel santuario di Marija Bistrica: la conclusione della pluriennale celebrazione dei tredici secoli di cristianesimo nel vostro popolo (641-1941), il Congresso eucaristico nazionale croato, e il tricentenario del ritrovamento della miracolosa statua della Madonna di Marija Bistrica.

Con questo messaggio, cari fratelli e sorelle croati, che affido al mio inviato speciale, il signor cardinale Franz König, sono oggi spiritualmente con voi, mentre nutro vivo desiderio di recarmi in un futuro non lontano presso codesto santuario, quando, rispondendo all’invito rivoltomi dai vescovi della vostra Conferenza episcopale e alla cortese disponibilità manifestata dalle autorità statali, potrò compiere la desiderata visita pastorale in Jugoslavia.

1. Tredici secoli di cristianesimo nel popolo croato! È questa una grazia immensa e motivo di imperitura gratitudine alla divina Provvidenza che ha tratto dalle tenebre del paganesimo il popolo croato, primo tra i popoli slavi, e lo ha introdotto nella luce della vera fede. Questo vostro grande giubileo cadeva nel 1941 ma, per le circostanze di quel tempo, si è dovuto rinviare e voi lo avete celebrato nel corso degli ultimi nove anni, iniziando dal santuario mariano di Gospa od Otoka a Solin nel 1976. Avete poi continuato queste solenni manifestazioni di fede a Biskupija presso Knin nel 1978, e soprattutto con la celebrazione dell’anno di Branimiro, che avete commemorato nel 1979 con me, qui a Roma presso la tomba di san Pietro e nella vostra patria a Nin, ricordando la data storica dell’anno 879 quando il principe Branimiro legò con vincoli indissolubili il popolo e la Chiesa croata alla Chiesa di Roma e alla Sede di Pietro. Sempre nel quadro di queste celebrazioni novennali, nel 1981 avete festeggiato in Bosnia ed Erzegovina il primo centenario della ricostituzione della gerarchia cattolica ordinaria in quelle regioni. E quest’anno la veneranda diocesi di Trebinje in Erzegovina ha celebrato il millennio della sua esistenza. Sono state queste le tappe più significative della celebrazione della vostra storia religiosa lunga tredici secoli e ricca di molti eventi, tragici ed eroici.

Quando, agli inizi del VII secolo, i vostri avi, provenienti dalla regione carpatica della Croazia Bianca - non lontana dal mio luogo natale - giunsero nell’attuale vostra “Lijepa Domovina” (Bella Patria), essi vennero a contatto con il cristianesimo che in quelle regioni aveva gettato profonde radici sin dall’epoca apostolica. La terra fecondata dal sangue dei martiri di Salona, dell’Istria, di Sciscia, del Sirmio e di tanti altri, divenne la patria del vostro popolo. Ricevendo il Battesimo e professando l’unica fede cattolica, apostolica e romana, i croati vennero altresì in contatto con la cultura romana-occidentale ed entrarono a far parte integrante della comunità dei popoli cristiani dell’Europa che proprio allora si stava formando come unità spirituale e culturale e aveva le sue radici precisamente nella fede cristiana. Quale enorme importanza abbia avuto questo evento per la vostra storia religiosa e culturale e per lo sviluppo e la conservazione della vostra identità come popolo lo hanno rilevato già nel 1939 i vescovi nella lettera pastorale in preparazione alla celebrazione giubilare dell’evangelizzazione. Ricordando i primi vostri contatti con la Sede di Pietro, essi scrivevano:

“Questo fu un evento di capitale importanza per i croati, perché da quel momento accettarono con grande prontezza il Vangelo di Cristo come veniva propagato e insegnato da Roma. La fede cattolica ha permeato la vita nazionale dei croati” (Lettera pastorale in preparazione dell’Anno Giubilare, Zagreb, 16 marzo 1939).

Perciò, dopo tredici secoli di cristianesimo, che per i vostri avi sono stati anche secoli di dure lotte e sacrifici “per la croce venerabile e per l’aurea libertà”, è veramente degno e giusto innalzare un inno di lode e di ringraziamento al Padre celeste, datore di ogni bene, e al tempo stesso rinnovare il patto di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa sull’esempio dei vostri avi quando ricevettero il Battesimo. In questa solenne occasione vi ricordo le parole che vi indirizzai nella mia lettera per l’anno di Branimiro: “Con la vostra perseveranza avete stretto una specie di patto con Cristo e la sua Chiesa: dovete restare fedeli a questo patto quanto più i tempi vi si oppongono. Quali siete stati da quel glorioso anno 879, tali rimanete sempre” (Giovanni Paolo II, Lettera per l'anno di Branimir, 15 maggio 1979).

Nella lettera pastorale del 1976, i vostri vescovi hanno illustrato ampiamente il significato di questo giubileo, sottolineando il vostro debito nei confronti della preziosa e plurisecolare eredità cristiana, come pure gli impegni che ne conseguono per il vostro futuro. Riflettendo alla luce della parola di Dio sulla vostra storia e sulla vostra missione nell’ambito della Chiesa cattolica e di questa porzione dell’umanità dove la Provvidenza vi ha collocato, vorrei attirare la vostra attenzione su alcuni punti programmatici più importanti.

Le famiglie dei vostri avi si distinguevano per l’amore e l’apertura generosa alla vita con numerosa figliolanza, pur vivendo in tempi più difficili e poveri dei presenti, mentre oggi anche nel vostro popolo sono sempre più rare le famiglie con molti figli. Non permettete che tra di voi vincano l’egoismo e la cultura della morte! La terra è dei vivi, non dei morti o dei non nati, e la benedizione di Dio scende sui popoli e sulle famiglie che collaborano generosamente al suo piano.

La divina Provvidenza ha posto il vostro popolo tra Occidente e Oriente, a contatto con popoli e culture diverse, e perciò con una qualche vocazione e missione di mediazione. Nel grande movimento ecumenico cattolico promosso dal Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha incoraggiato un sincero e aperto dialogo con i fratelli cristiani di altre confessioni, con i fedeli di altre religioni non cristiane e con gli stessi non credenti, voi potete svolgere un ruolo particolarmente importante: vivete infatti in uno Stato pluriconfessionale, qual è la Jugoslavia, accanto a cristiani ortodossi e riformati, accanto a islamici e a non credenti. Come cattolici siete chiamati, nella piena coscienza della vostra identità di fede, di cultura e di nazione, a testimoniare uno stile di vita di reciproco rispetto e comprensione, di amicizia sincera, di collaborazione al bene comune, comportandovi in tutto con vero spirito evangelico e secondo le direttive del Concilio Ecumenico Vaticano II e dei vostri pastori. Così sarete veramente figli della pace e strumento di pacificazione, degni della beatitudine evangelica.

La Chiesa rivolge una particolare attenzione ai giovani e ai loro problemi. In questa solenne occasione mi rivolgo in modo speciale a voi, giovani, con grande fiducia e affetto. Nella Chiesa cattolica e nel vostro popolo avete un esaltante compito in questo particolare momento della vostra storia: siate fieri di appartenere alla nobile Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, e a un popolo di una storia e tradizione cristiane così antiche e nobili; non lasciatevi fuorviare da visioni del mondo che contrastano con quella di Cristo, Signore della storia e dell’universo! Su di voi grava la responsabilità di trasmettere alle future generazioni la fiaccola della fede, che dai vostri padri avete ricevuto intatta e luminosa. Con i vostri vescovi vi ripeto: io ripongo in voi grandi speranze per il rinnovamento evangelico del vostro popolo, il cui futuro dipende molto da voi.

Frutto speciale di queste celebrazioni deve essere una maggiore consapevolezza dell’universale vocazione alla santità. Nella vostra lunga storia cristiana avete innumerevoli esempi di testimonianza di fede dei vostri connazionali, martiri, santi e araldi del Vangelo, per la maggior parte ancora da riscoprire e riproporre all’imitazione e venerazione. Per fermarci solo al nostro secolo, mi è caro ricordare san Leopoldo Mandic, eroico ministro della Riconciliazione, che ho avuto il privilegio e la gioia di inserire nel catalogo dei santi della Chiesa universale; ricordo pure zelanti ed esemplari pastori e laici che hanno segnato con la loro santità e impegno apostolico le pagine più belle del movimento cattolico nel vostro popolo durante questo secolo. Il loro esempio e la loro testimonianza sono oggi particolarmente validi. Infatti, il Concilio Ecumenico Vaticano II ha indicato magistralmente quale ruolo non solo gli ecclesiastici e i religiosi e le religiose, ma anche i laici sono chiamati a svolgere nella moderna società e nelle loro Chiese particolari. In una società esposta alla tentazione del materialismo di vari segni, il laico cattolico è chiamato a testimoniare, a fronte alta e con coerenza di vita, che “non vi è salvezza in nessun altro se non in Cristo Gesù” (cf. At 4, 12) e che non possiamo andare da nessun altro fuorché da lui che ha parole di vita eterna (cf. Gv 6, 68).

2. Voi concludete questa celebrazione giubilare con il Congresso eucaristico nazionale al quale vi siete preparati nel corso di questi ultimi quattro anni. Avete scelto il miglior modo per coronare le celebrazioni di questa ricorrenza perché così attirate l’attenzione di tutta la comunità dei credenti sulla realtà essenziale della nostra fede: la santissima Eucaristia! Essa infatti riassume in sé tutti gli aspetti fondamentali della nostra salvezza; nell’Eucaristia si attualizza continuamente l’azione salvifica di Cristo in ogni tempo e generazione. E proprio perché il sacrificio eucaristico è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (Lumen Gentium, 11) e perché in esso “è racchiuso tutto il bene della Chiesa cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo” (Presbyterorum Ordinis, 5), la Chiesa impegna ogni fedele a partecipare all’Eucaristia domenicale. I vostri vescovi vi hanno ricordato in modo speciale questa esigenza a Nin con il noto programma di vita: “La famiglia cattolica croata prega ogni giorno e la domenica celebra l’Eucaristia”. La fedele osservanza del precetto cristiano domenicale e festivo di partecipare alla santa messa, la quotidiana preghiera in comune nella famiglia, la catechesi familiare e la frequenza convinta e coraggiosa al catechismo parrocchiale: ecco l’impegno e il proposito irrinunciabile, per ognuno di voi e per ognuna delle vostre famiglie, da mettere in pratica a conclusione e a suggello di queste vostre celebrazioni.

Sia per tutti voi questo Congresso eucaristico una tappa d’arrivo e al tempo stesso un punto di partenza. Nutritevi di questo cibo eucaristico, che vi farà camminare sulle strade del mondo sempre uniti nella fede dei padri, sempre fedeli a Dio e alla sua Chiesa, sempre attivi nella costruzione del regno di Dio, ritenendovi privilegiati se talvolta il Signore permette che la vostra fede venga messa a dura prova. Solo chi persevera sarà degno di partecipare al banchetto dell’Agnello (cf. Ap 19, 9). Rinfrancati nello spirito, continuate su questa vostra terra benedetta la grande opera della salvezza che ci è stata affidata da Cristo Signore!

3. Come avete iniziato le vostre celebrazioni giubilari nel santuario mariano di Gospa od Otoka, così ora le concludete sempre sotto lo sguardo della Madonna a Marija Bistrica, nel vostro santuario mariano nazionale, presso la statua miracolosa della Madonna. Questa statua lignea, che i vostri avi furono costretti a nascondere dinanzi al pericolo della profanazione e della distruzione, rappresenta, in un certo senso, tutta la sofferta storia del vostro popolo durante i trascorsi tredici secoli. E come questa sacra immagine, nel corso di questi 300 anni dal ritrovamento, ha rafforzato la fede di centinaia di migliaia di vostri antenati infondendo loro speranza e coraggio, così essa continui ad alimentare la vostra vita cristiana e a promuovere l’unità spirituale di tutti voi,

Dove c’è Maria ivi è anche il suo Figlio. Continuate perciò a pellegrinare con spirito di fede e di penitenza ai numerosi santuari mariani, piccoli e grandi, sparsi dappertutto nella vostra patria: Marija Bistrica, Otok k. Solina, Trsat, Sinj, Barban, Gerovo, Vepric, Skrpiel, Olovo, Rama, Kondzilo, Siroki Brijeg, Donje Hrasno, Tekije, Aljmas, Vecin, Molve, Remete e tanti altri, che testimoniano nei secoli la pietà del vostro popolo verso la Madonna, che i vostri avi chiamarono “Advocata Croatiae fidelissima”. Nella fedeltà alla Madonna voi troverete il presidio più sicuro per la conservazione e il progresso della vostra fede plurisecolare.

Il mio pensiero e il mio paterno saluto va, in quest’occasione, anche ai numerosi cattolici croati sparsi nelle varie parti del mondo. Questo giubileo del Battesimo del popolo dal quale provengono sia per essi fonte di incoraggiamento per un’autentica vita cristiana e per una coraggiosa testimonianza di fede nelle diverse nazioni dove vivono e operano, e sia un continuo stimolo a ricordare e amare fattivamente la Chiesa e la patria.

E, infine, in questa solenne occasione invio il mio saluto cordiale e benedicente anche a tutti i cattolici di altre nazionalità che si sono uniti fraternamente a voi in questa celebrazione. Ricordo pure con affetto i fratelli cristiani ortodossi, i fedeli delle altre confessioni cristiane, e i fedeli di religione islamica che vivono in Jugoslavia. A coloro, poi, che si professano non credenti, ma che sinceramente si riconoscono nel rispetto della dignità della persona umana, vorrei dire: fratelli, non abbiate paura di coloro che credono in Dio e desiderano professare e praticare liberamente la loro fede! La Chiesa non cerca potere e privilegi terreni ma, anzitutto, la salvezza eterna degli uomini. Sia questa celebrazione una spinta verso una sincera e duratura riconciliazione tra tutti i fratelli credenti e non credenti, nel pieno e mutuo rispetto dei diritti e della dignità umana di ciascuno. Così potrete progredire insieme nel bene comune e nella pace armoniosa e costruttiva.

Cari fratelli e sorelle: “Rimanete fedeli a Dio e a san Pietro fino alla morte”. Queste parole che il mio predecessore papa Giovanni VIII indirizzava nell’anno 879 ai sacerdoti e all’intero popolo croato, oggi io faccio mie; e ve le ripeto ricordandovi, come già fecero i vostri vescovi nel 1939, che voi siete “il popolo di san Pietro”, chiamati perciò come il principe degli apostoli a rendere una speciale testimonianza a Cristo. In stretta e filiale unione ai successori di Pietro e ai vostri vescovi custodite gelosamente questa vostra preziosa e antica eredità cristiana trasmettendola incorrotta e arricchita alle future generazioni.

Il Papa vi vuole veramente bene, ha fiducia in voi, vi saluta e di cuore vi benedice.

Dal Vaticano, 22 agosto 1984.

GIOVANNI PAOLO II

 

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