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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI PER LA CONSEGNA DELL'«INSTRUMENTUM LABORIS»
DELLA VII ASSEMBLEA GENERALE
ORDINARIA DEL SINODO DEDICATO AL LAICATO

 

Venerato e caro fratello nell’episcopato!

Ancora una volta il Sinodo dei Vescovi convoca a Roma rappresentanti dell’episcopato mondiale per partecipare, in questa forma, alla sollecitudine per la Chiesa universale (cf. Lumen Gentium, 23; Christus Dominus, 5). Si ripete in tal modo un’esperienza di comunione felicemente radicata nella vita ecclesiale degli anni post-conciliari e rivelatasi di innegabile efficacia in rapporto alla vitalità pastorale richiesta dai problemi che interpellano la Chiesa e, in primo luogo, quanti siamo investiti di responsabilità magisteriali e di guida.

La prossima assemblea generale del Sinodo, che si svolgerà dall’1 al 30 ottobre, assume poi un’incidenza peculiare a motivo del tema prescelto, che, come le è noto, verte sulla “vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent’anni dal Concilio Vaticano II”. Riguarda infatti la componente più vasta del Popolo di Dio, i nostri fratelli e sorelle del laicato che, in virtù del battesimo, costituiscono insieme con noi la sola grande famiglia della Chiesa. Sappiamo che in essa vi è “diversità di ministeri ma unità di missione”. Ed in tale varietà e unità i laici, fortificati dai doni dello Spirito Santo, “esercitano l’apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine temporale” (Apostolicam Actuositatem, 2).

Ma la partecipazione dei laici alla missione della Chiesa riguarda da vicino, e per taluni aspetti in modo primario, anche noi che siamo stati costituiti nel ruolo di pastori, e quindi abbiamo il dovere di riconoscere e di promuovere concretamente la loro dignità e responsabilità e di aiutarli nell’assolvimento dei compiti che sono loro propri nella Chiesa e nelle realtà terrene (cf. Lumen Gentium, 37). È il Vaticano II che invita noi pastori a provare “gli spiriti per sapere se sono da Dio”; anzi ci ricorda il dovere di “scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici” e di “riconoscerli con gioia e fomentarli con diligenza” (Presbyterorum Ordinis, 9).

Il richiamo al Vaticano II, contenuto nel tema del Sinodo, pertanto, non è casuale, né consuetudinario né tanto meno rappresenta un semplice riferimento storico. Nel Concilio - come ho altre volte sottolineato - abbiamo contratto un debito con lo Spirito Santo, un debito che andiamo saldando nel costante sforzo di comprendere e attuare tutto ciò che lo Spirito ha suggerito alla Chiesa. I Sinodi episcopali ne sono strumenti, in certo modo, privilegiati. In quell’ambito lo Spirito parla ancora, in risposta ai quesiti ai quali si applica la coscienza ecclesiale.

Anche il prossimo Sinodo riguardante i laici aspira a confermare la vocazione della Chiesa, a corroborarla, a darle impulsi e motivi nuovi, perché possa rispondere alle esigenze pastorali con piena fedeltà allo Spirito che la guida.

L’impegno attivo con cui si seguirà la celebrazione del Sinodo e il lavoro collegiale che si svolgerà nell’aula prendono avvio dalla fase previa, nella quale ora ci troviamo. Essa si presenta come tempo di consultazione, che richiede preghiera, riflessione, scambio, meditazione.

Le Chiese particolari hanno ormai inviato alla Segreteria del Sinodo i frutti di tale attività preparatoria, dai quali è stato composto l’ultimo documento di studio del tema del Sinodo. Si tratta dell’Instrumentum laboris che con la presente lettera invio a lei, caro fratello, e a tutti i Vescovi. In esso, si trova la sintesi delle risposte ai “Lineamenta” che sono pervenute in tempo utile. Per natura sua è uno strumento di lavoro, che non può essere considerato un trattato esauriente o accademico sulla materia prescelta. È un testo che raccoglie organicamente l’abbondante mole dei contributi giunti dai vari ambienti della Chiesa universale. Esso servirà ai Padri sinodali, ai quali è per statuto destinato, alla vigilia del Sinodo e durante l’assemblea, perché li aiuti nei loro approfondimenti e fornisca un sussidio rispondente alle più avvertite necessità della Chiesa universale.

Tutto questo porta a concludere che l’Instrumentum laboris è anche segno e fattore di comunione. Esprime la voce della Chiesa e contemporaneamente favorisce un confronto, che arricchisce tale voce nella comune edificazione della carità, della riflessione, della preghiera. Proprio di questo dinamismo di comunione è intessuta l’intima struttura del Sinodo.

Conformemente a questo carattere della realtà sinodale, dispongo che l’Instrumentum laboris venga reso pubblico in modo che abbia larga diffusione in tutti i settori della vita ecclesiale.

È con intima letizia che le consegno questo testo, che esprime la comunione della Chiesa nella fase preparatoria del Sinodo mentre tutti, pastori, ministri, religiosi, laici, a livello diocesano e parrocchiale, nei movimenti e nelle associazioni, nei consigli pastorali, e in ogni altro “luogo” si ritrovano uniti a meditare le stesse parole e a pregare per la stessa intenzione. È questo, del resto, lo scopo della pubblicazione del documento: favorire un ulteriore contributo di approfondimento, di attenzione e di studio e soprattutto di sostegno attraverso la preghiera e l’annuncio. Pastori e responsabili della catechesi hanno a disposizione l’indispensabile strumento della parola per formare le coscienze nella preparazione al Sinodo. Al Vescovo di Roma torna opportuna l’occasione dell’Angelus domenicale per istruire, esortare, chiamare alla meditazione e all’impegno, sotto la protezione di Maria.

La celebrazione sinodale coinciderà col mese di ottobre, il mese del rosario, in pieno Anno Mariano che avrà inizio a Pentecoste. È un tempo prezioso per implorare la grazia dell’imitazione di Maria che - pellegrina nella fede conservando la parola di Dio nel suo cuore - è posta al centro della Chiesa in cammino: nel “comune cammino” del Sinodo.

Riuniti nell’assemblea sinodale i Padri dedicheranno i loro lavori alla vocazione e alla missione dei laici, tra i quali i giovani occupano un posto singolare per le energie della speranza che è in loro, come ha ricordato all’intera comunità ecclesiale la recente Giornata della Gioventù, che quest’anno ho celebrato a Buenos Aires.

Concludendo questa mia lettera, rinnovo l’esortazione alla preghiera. I pastori sollecitino la preghiera specialmente degli ordini contemplativi, dei malati, degli handicappati, dei bambini, perché non manchi alla Chiesa la grazia della docilità e fedeltà allo Spirito Santo di Dio. Interceda Maria, Madre della Chiesa; intercedano gli apostoli e in particolare Pietro, dalla cui sede mi è caro, invocando grazia e pace, impartire a lei, caro confratello, ed alla porzione di Chiesa affidata alle sue sollecitudini, l’apostolica benedizione.

Dal Vaticano, 22 aprile 1987

IOANNES PAULUS PP. II

 

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