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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A MONSIGNOR DOMENICO BARTOLUCCI,
MAESTRO DELLA CAPPELLA MUSICALE PONTIFICIA

 

Al diletto Figlio
Monsignor Domenico Bartolucci
Maestro Direttore Perpetuo
della Cappella Musicale Pontificia

La celebrazione del quarto centenario della morte di Giovanni Pierluigi da Palestrina, mentre propone alla considerazione della Comunità cristiana e del mondo l’abbondanza della produzione musicale e la qualità dello stile, delle ricerche, degli approfondimenti e delle elaborazioni del grande Compositore, invita a riscoprire la permanente attualità dello straordinario contributo che egli ha offerto alla cultura musicale e alla tradizione liturgica della Chiesa. A 400 anni dalla morte, Giovanni Pierluigi rimane infatti un maestro sempre attuale, capace di dettare insegnamenti utili soprattutto al musicista liturgico ed al credente, sulle soglie ormai del terzo millennio cristiano.

Cresciuto alla scuola contrappuntistica e vocale della prima metà del’500, Pierluigi da Palestrina seppe armonizzare lo sviluppo di eccezionali talenti artistici con i contenuti di una salda formazione di fede. La sua vita di compositore fu segnata da due costanti, la cui importanza permane al di là dei limiti di spazio e di tempo: una diuturna laboriosità a servizio del culto del popolo cristiano ed una vigile attenzione alla Parola di Dio.

Con pazienza egli si impegnò nello studio di quanto poteva accrescere in lui una solida preparazione, sempre adattandosi e alle esigenze della celebrazione liturgica e alla cultura del popolo di Dio nella Chiesa particolare in cui si trovava ad operare. Così lo vediamo in contatto con Mantova seguendo in parte programmi musicali diversi da quelli già a lui familiari per l’attività romana nella Cappella Giulia della Basilica Vaticana e nella Cappella Sistina per le celebrazioni papali.

La Parola di Dio fu da lui conosciuta ed amata a partire dalla proclamazione liturgica e, in modo singolarmente intenso, dai testi che la lunga tradizione del culto aveva inserito nel cuore dei riti, per cantare i misteri del Signore. I numerosi Mottetti mostrano con quanta intensità ed efficacia il sapiente Compositore sia riuscito ad esprimere la verità contenuta nel messaggio della Parola divina.

Attraverso la ricchezza e l’originalità della struttura polifonica, la musica sacra fa percepire al credente in religioso ascolto il contenuto denso ed emozionante del testo, coinvolgendolo nel mistero. Allo stesso modo, la fede della Chiesa, comunicata attraverso gli inni e i canti della Messa e della liturgia di lode, si radica nelle coscienze e consolida l’unità dell’assemblea orante, convocata come corpo mistico di Cristo, per rendere, in comunione con il suo Signore, il culto dovuto all’Eterno Padre (cf. Sacrosanctum Concilium, 7).

Infaticabile lavoratore, Pierluigi da Palestrina condusse un’esistenza segnata da febbrile attività e da costante fervore apostolico. Maestro geniale, e nello stesso tempo permanente ricercatore di nuove espressioni nell’arte, egli seppe trovare soluzioni originali per la polifonia corale, scegliendo con sapienza fra le ampie risorse contrappuntistiche correnti quanto di volta in volta poteva meglio aiutarlo nel rigoroso impegno di comunicare agli uomini la Parola rivelata in piena sintonia con la fede della Chiesa. Egli, pertanto, non trascurò lo studio e la ricerca di nuove soluzioni per un fecondo ed adeguato rapporto tra il testo e la musica. Per questo l’arte di Palestrina si propone ancor oggi non solo come sublime manifestazione di fede accolta e testimoniata, ma anche come una permanente espressione di musica religiosa.

Dalla linfa feconda del repertorio gregoriano, assimilato durante i numerosi anni di servizio presso le Cappelle romane in qualità di Cantore, di Maestro e soprattutto di Compositore, egli seppe trarre temi suggestivi e fortemente connessi con la tradizione del canto sacro.

Soprattutto, egli si lasciò guidare dallo spirito liturgico per la ricerca di un linguaggio che, senza rinunciare all’emozione ed all’originalità, non cadesse in soggettivismi esasperati o banali. Queste qualità, sempre presenti nella sua vasta opera musicale, hanno contribuito a creare uno stile divenuto classico, universalmente riconosciuto come esemplare nell’ambito della composizione destinata alla chiesa.

È a questa scuola che occorre rivolgersi ancora nel nostro tempo, per essere discepoli e continuatori dell’opera di Giovanni Pierluigi da Palestrina, in sintonia con il rinnovamento liturgico e musicale auspicato dal Concilio Vaticano II: “La musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia esprimendo più dolcemente la preghiera e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri” (Sacrosanctum Concilium, 112).

Oggi come ieri, i musicisti, i compositori, i cantori delle Cappelle liturgiche, gli organisti e gli strumentisti di chiesa devono avvertire la necessità di una seria e rigorosa formazione professionale. Soprattutto dovranno essere consapevoli che ogni loro creazione o interpretazione non si sottrae all’esigenza di essere opera ispirata, corretta, attenta alla dignità estetica, sì da trasformarsi in preghiera adorante quando, all’interno dell’azione liturgica, esprime nel suono il mistero della fede. Ogni credente, che nella celebrazione eucaristica trova la fonte e il culmine della manifestazione della propria adesione a Dio e che nella vita quotidiana è chiamato a tradurre il messaggio assimilato nell’assemblea mediante il canto sacro, saprà così profittare con gioia del servizio autentico della musica sacra e potrà ripetere anche nel suo animo il canto che esalta la Parola divina e la fede cristiana.

Nell’attuale momento di impegno per una nuova evangelizzazione e di ricerca di rinnovati canoni estetici per tutta l’arte sacra, sono persuaso che il centenario palestriniano offrirà un contributo opportuno e significativo. Come è noto, la Chiesa di Roma, sede del Successore di Pietro, fin dai tempi antichi ha dimostrato grande attenzione e stima per la musica destinata al culto, ed ha via via proposto modelli cospicui di canto liturgico, preoccupata di offrire validi spunti anche per le altre Comunità ecclesiali. Questa singolare tradizione trova nella storia di codesta antica ed illustre Cappella Musicale la testimonianza più evidente. Sono perciò convinto che essa, fedele all’eredità lasciatale da Palestrina, continuerà ad impegnarsi con ardore rinnovato a promuovere il decoro del solenne servizio liturgico nel Tempio maggiore della Cristianità.

Nell’esprimere a Lei, Monsignore, ed ai Componenti della Cappella Musicale il mio vivo apprezzamento, auspico che le celebrazioni giubilari palestriniane diventino un’opportuna occasione per incoraggiare rinnovati propositi artistici e spirituali.

Con tali voti imparto volentieri a Lei, ai componenti del Coro ed a coloro che in tutte le chiese cantano le lodi di Dio nella musica sacra e nel servizio liturgico, una speciale benedizione apostolica, con l’augurio che il Signore accompagni e renda fecondo il loro impegno per lo splendore del culto divino.

Dal Vaticano, 2 Febbraio 1994.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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