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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
A SUA SANTITÀ BARTHOLOMAIOS I,
PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI

 

A Sua Santità Bartolomeo I,
Arcivescovo di Costantinopoli,
Patriarca Ecumenico.

“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” (Fil 4, 4).

Questo sollecito invito rivolto da San Paolo ai primi cristiani di Filippi si concretizza ogni volta che celebriamo l’opera salvifica del Signore e la testimonianza resa dai suoi Santi.

Nell’accogliere l’esortazione rivoltaci dall’Apostolo delle Genti, desidero unirmi di tutto cuore a Sua Santità, al Santo Sinodo, a tutto il Clero e al popolo dei fedeli di Costantinopoli per partecipare con voi tutti alla celebrazione della santa memoria dell’apostolo Andrea, il primo ad avere avuto la gioia di essere chiamato dal Signore stesso a seguirlo. Questo appello è giunto sino a noi e si è esteso a tutti gli uomini della terra, perché si raccolgano nell’unità dell’unico popolo di Dio.

La delegazione guidata dal Cardinale Edward Idris Cassidy presenterà a Lei e a tutta la sua Chiesa in festa, il saluto e l’affetto della Chiesa di Roma nella comunione della fede e nella venerazione della testimonianza di vita che l’apostolo Andrea, fratello di Pietro, mantenne fino al martirio.

Ogni anno celebriamo la festa di Sant’Andrea e quella di San Pietro, illustri fondatori delle nostre Chiese, con lo scambio di delegazioni, intendendo così testimoniare il nostro profondo desiderio di piena comunione.

Non posso non ricordare che, quest’anno, Lei ha voluto partecipare personalmente alla celebrazione della festa dei Santi Pietro e Paolo a Roma. Desidero nuovamente porgerLe i miei sentiti e fraterni ringraziamenti. L’entusiasmo con cui il popolo dei fedeli di Roma l’ha accolta è segno sicuro della comunione sempre più grande che unisce le nostre Chiese e traduce il nostro desiderio di ulteriori progressi per giungere al giorno in cui potremo insieme offrire al Signore il Sacrificio di lode e rendere grazie.

Il Signore stesso ci invita a cercare questa unità (cf. Gv 17, 21). Verso questa meta finale tendono i nostri comuni sforzi nella preghiera, nel dialogo e nella collaborazione fraterna.

Tra qualche giorno, il 7 dicembre 1995, saranno trascorsi trenta anni da quando, per l’ispirazione profetica di Papa Paolo VI e del Patriarca Atenagora I, le nostre due Chiese, velando d’oblio le antiche scomuniche, si sono, con nuovo avvio, incamminate insieme verso il compimento della piena comunione. Questo atto ecclesiale ha rivestito un’importanza decisiva, avendo reso più sicuri i nostri passi e avendo fatto prendere, a noi, coraggio. Insieme a Sua Santità, desidero rendere grazie al Signore e affidargli i nostri fratelli Paolo e Atenagora, ormai uniti nella comunione di coloro che sono ammessi a vivere della sua luce eterna.

In questa prospettiva fraterna desideriamo continuare il dialogo teologico e le relazioni tra cattolici e ortodossi. Da parte nostra siamo determinati a impegnarci a ciò con tutta la nostra volontà. E necessario intensificare, in maniera coordinata e armoniosa, i nostri sforzi perché il nostro dialogo e le nostre relazioni tendano sempre più verso la piena comunione della fede.

La celebrazione del grande giubileo che si svolgerà all’inizio del nuovo millennio dovrebbe dare nuovo slancio a questo processo. Sarebbe davvero una grande gioia, se quel giorno potessimo essere realmente più vicini alla piena unità. Personalmente desidero contribuire, con la mia assidua preghiera, al rafforzamento di tutto ciò che possa far progredire in questa direzione. Desidero in particolar modo pregare per queste intenzioni in questo giorno benedetto della festa dell’apostolo Andrea, solennemente celebrato dalla Chiesa sorella di Costantinopoli.

Con questi sentimenti di comune gioia, di impegno per l’avvenire e di fiducia nel Signore, desidero confermarLe, Santità, tutta la mia affezione.

Dal Vaticano, 26 novembre 1995.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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