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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE REGIONALE CINESE
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 15 dicembre 1990

 

Cari confratelli Vescovi,

1. Questa è la terza volta nel corso del mio Pontificato che ci incontriamo in occasione della vostra visita “ad limina” quali Pastori della Chiesa in Taiwan. La vostra presenza qui è veramente motivo di gioia e di speranza. La gioia nasce dalla visione dell’amore inesauribile del nostro Padre celeste reso manifesto nelle vostre Chiese particolari, dell’intensa comunione dei fedeli cattolici con il Successore di Pietro, “principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione” (Lumen gentium, 18), delle numerose attività educative, di assistenza e sanitarie che vengono effettuate nelle vostre diocesi. La speranza nasce dalla vostra determinazione a continuare a rendere una forte testimonianza di fede e comunione con la Chiesa universale in mezzo alla grande famiglia cinese, tanto vicina al mio cuore. Tramite voi saluto i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Diocesi: “Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù” (1 Cor 1, 4).

2. Nel cercare un’unione ed una comprensione sempre più grandi tra di loro, i Vescovi hanno un ruolo essenziale nella costruzione e nella salvaguardia della comunione della Chiesa universale, “un popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen gentium, 4). Tale comunione è innanzi tutto una realtà spirituale e nasce dalla nostra partecipazione, attraverso l’opera dello Spirito Santo, ai doni che il Padre concede a quanti credono nel Figlio. È arricchita dalla diversità dei popoli e delle loro varie culture, che attraverso il Battesimo vengono incorporati in Cristo, “che è la luce del mondo: da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti” (Ivi, 3). In unione con Cristo e a servizio dell’unità della Chiesa, la comunità cattolica di Taiwan ha la vocazione specifica di far sì che il messaggio evangelico della salvezza venga proclamato ancor più chiaramente e venga fatto conoscere nei tesori e attraverso le ricchezze della vostra cultura cinese.

La Chiesa della vostra Regione ha una storia tutta particolare. La sua presenza risale al diciassettesimo secolo, ma è negli ultimi quarant’anni che la comunità cattolica ha assunto la sua forma attuale, nata sotto il segno della Croce, nella speranza della resurrezione che verrà. In questa situazione particolare, quali sono le priorità del vostro ministero episcopale in seno alla vostra società? È indubbio che tali priorità si traducano in due impegni fondamentali: il rinnovamento spirituale delle vostre Chiese particolari, e il grande compito dell’evangelizzazione e della espansione missionaria.

3. Sono gli stessi obbiettivi che vi siete posti al Simposio sull’Evangelizzazione che avete celebrato nel febbraio del 1988, per rispondere alla necessità di dare un rinnovato impulso al carattere missionario delle vostre comunità. Questo evento ecclesiale deve rappresentare un continuo punto di riferimento per la vita e l’attività dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici delle vostre Diocesi, e per le istituzioni attraverso cui si realizza la missione della Chiesa. Al tempo del Simposio, vi avevo scritto che avevate dinanzi due sfide, una pastorale o ad intra, e l’altra missionaria o ad extra (cf. Messaggio al Simposio sulla Evangelizzazione, 2 febbraio 1988). Adesso come allora questi due obbiettivi intimamente legati dipendono dalla vostra “ricerca di un rinnovamento spirituale e organizzativo di quelle forze già all’opera in mezzo a voi, e dalla promozione di nuovi programmi ed energie pastorali destinati, tra l’altro, a santificare la famiglia e rafforzare la Chiesa locale in unione con la Chiesa universale” (Ivi). Tali obbiettivi esigono la vostra continua attenzione e lo sforzo concertato e generoso di quanti ne sono coinvolti.

Il rinnovamento spirituale a cui lo Spirito Santo ha chiamato tutto il Popolo di Dio con il Concilio Vaticano II resta il compito principale di ogni Chiesa particolare, mentre ci prepariamo a entrare nel terzo Millennio Cristiano. I rappresentanti dei Vescovi asiatici riuniti a Bandung nel luglio di quest’anno hanno sollecitato la promozione in Asia della “spiritualità di quanti ripongono la loro completa fiducia nel Signore”. Essi hanno descritto tale spiritualità come un’accentuazione sulla rinuncia e la semplicità, sulla compassione e la solidarietà nei confronti di tutti, soprattutto dei poveri. Le sue virtù caratteristiche dovrebbero essere la mansuetudine e l’umiltà, un profondo senso di armonia, intima comunione con Dio, docilità nei confronti del suo Spirito. Come hanno indicato gli stessi Vescovi asiatici, tale spiritualità non deve esprimere altro se non la proclamazione viva di Gesù, Signore e Salvatore, inequivocabile nel suo significato, efficace e di grande portata nel suo impatto (cf. Dichiarazione Finale, 9, 7).

4. Quando Gesù Cristo è conosciuto e amato, ne segue necessariamente un profondo senso di missione. Individui e gruppi sono allora più consapevoli di aver ricevuto un dono divino che non va semplicemente tutelato; deve essere condiviso (cf. Mt 25, 26-27). Quando una Chiesa particolare si sforza di essere fedele al Signore, è chiara e completamente accettata la convinzione che tutti e ciascuno devono essere pronti sempre a rispondere a quanti chiedono loro ragione della speranza che è in loro (cf. 1 Pt 3, 15). Senza eccezioni, ogni seguace di Cristo è chiamato ad essere un apostolo della parola di vita, della verità e dei valori del Regno. È il primo e fondamentale impegno dell’apostolo è la testimonianza di vita. L’urgenza di tale forma primaria di apostolato è stata sottolineata da Papa Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, quando scrisse: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (n. 41). Proprio perché la comunità cattolica di Taiwan è un “pusillus grex”, è essenziale che la vostra testimonianza sia chiara e coraggiosa, affinché il messaggio cristiano, così vivamente espresso nelle Beatitudini, possa parlare efficacemente ai cuori umani.

Tale testimonianza è tanto più imperativa quando le attività pastorali, che finora sono state portate avanti da molti missionari, uomini e donne - che hanno molto meritato attraverso le loro opere generose in mezzo a voi - dipendono sempre di più dal vostro clero locale, dai religiosi e dai collaboratori laici impegnati. Voglio incoraggiarvi a promuovere le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, in particolare dando tutto il sostegno possibile alle famiglie cristiane e incoraggiando l’identità cattolica delle scuole della Chiesa e delle associazioni giovanili. I vostri maggiori sforzi devono inoltre essere diretti all’adeguata formazione di futuri sacerdoti e religiosi, prendendo le misure che si impongono per migliorare i programmi di formazione dei vostri seminari e delle vostre case religiose alla luce dei numerosi positivi orientamenti che sono emersi nel corso della recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Dove i cattolici rappresentano una minuscola parte di tutta la popolazione, c’è ancora urgente bisogno di missionari stranieri. Allo stesso tempo, il processo per cui molte attività da loro iniziate vengono adesso svolte dalla comunità locale rappresenta, con la grazia di Dio, un aumento di vitalità, un sorgere di energie fresche e nuove forme di impegno da parte vostra.

5. I fedeli di Taiwan non solo devono difendere quanto hanno già conquistato, ma devono anche impegnarsi nella proclamazione di Cristo a quanti non lo conoscono ancora. Anche per loro infatti Egli è “La Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6). Nella vostra società esistono molti sinceri seguaci di altre tradizioni religiose con cui è importante stabilire un rispettoso dialogo su questioni di mutuo interesse. Queste comprendono la difesa della vita umana e le questioni etiche poste dai progressi della scienza e della tecnologia. Riguardano la perdita dello scopo e dell’impegno morale, che derivano dalla secolarizzazione della società e da uno stile di vita consumistico incentrato sul benessere come fine a se stesso. Non vi sono forse molti vostri compatrioti che cercano un significato più alto per le loro vite, che hanno bisogno di udire la Buona Novella della salvezza in Gesù Cristo? Non hanno forse il diritto di ascoltare la verità che li farà liberi (cf. Gv 8, 32)?

Desidero quindi incoraggiarvi e sollecitarvi a continuare lungo il cammino del rinnovamento spirituale e organizzativo a cui il vostro Simposio ha dato un forte impulso e da cui la Chiesa di Taiwan e le numerose comunità oltremare di origine cinese trarranno la forza e l’orientamento necessari. “Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l’opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui” (2 Ts 1, 11-12).

6. Cari confratelli Vescovi, la vostra visita alla Sede di Pietro mi fa pensare anche con grande affetto all’amata comunità cattolica del Continente. In vostra presenza, come posso non sentirmi profondamente commosso e non ringraziare Dio per il luminoso esempio offerto da Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne, durante questi anni? Come posso non sentirmi pieno di gioia per i continui e sempre più frequenti messaggi di leale comunione che provengono dai capi e dai membri di quelle comunità, che ricordano sempre il Papa nelle loro preghiere?

Questi messaggi parlano del diffondersi del Vangelo grazie all’apostolato nascosto e incessante di tanti cattolici generosi, della riapertura di chiese, seminari e case di formazione per giovani che desiderano seguire una vita di consacrazione, e di un fiorire di attività a servizio dell’intera comunità. Lodiamo insieme il Signore per tutto quello che è stato fatto con cuore leale e in fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. È Lui che ci sostiene, ci incoraggia e accresce la testimonianza dei fedeli, e che ci sorprende con i doni infiniti della sua grazia. So bene che in questa iniziale fioritura di vita pastorale non viene a mancare l’aiuto delle Chiese che presiedete. Parlando a nome di quanti ricevono tale assistenza fraterna, desidero ringraziarvi per tutto ciò che fate per quelli che sono tutt’uno con voi non solo nella fede, ma anche nell’origine.

Allo stesso tempo vi sono rapporti che addolorano il mio cuore di Pastore della Chiesa universale. Gli arresti di Vescovi, sacerdoti e laici, e diverse altre difficoltà ci portano a pensare che, nonostante alcuni segnali positivi, c’è ancora molta strada da percorrere prima che l’amata comunità cattolica del Continente possa dare piena e pubblica espressione della sua fede e della sua comunione ecclesiale con il Successore di Pietro e con la Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo.

7. Presso la tomba dell’Apostolo Pietro, che il Signore ha scelto come garante della fede e dell’unità della Chiesa, sento l’obbligo di fare un forte e sincero appello all’unità. Tale appello è rivolto a voi qui presenti, ma anche a tutti coloro che hanno generosamente e lealmente accolto la Parola che dà la vita. Il brano dal Profeta Isaia che abbiamo letto nella celebrazione eucaristica di domenica scorsa è un invito perché noi perseveriamo nella speranza (cf. Is 40, 3-5). Ci ricorda che a Natale la gloria del Signore si renderà manifesta e che “come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini in petto” (Is 40, 11). Il Signore si aspetta che cooperiamo alla sua venuta preparando la via nel deserto (cf. Is 40, 3). Sì, Fratelli, l’unità della Chiesa, compresa quella della comunità cattolica del Continente, è il frutto dell’infinita misericordia del Signore. Ma essa esige anche il contributo umile, nascosto e generoso di tutti gli interessati. Mentre ci prepariamo al Natale, la nostra preghiera al Padre sia più fervente, affinché il dono del Bambino Divino per la Chiesa nel Continente sia l’unità.

Come possiamo dimenticare, nella nostra preghiera, che il cammino che conduce alla vera unità è l’impegno di ogni credente cinese in favore della riconciliazione ecclesiale? Una riconciliazione che deve costruirsi, senza dubbio, sul fondamento della verità degli irrinunciabili princìpi della fede cattolica, ma che deve anche essere sostenuta dalla comprensione, dalla buona volontà, dal perdono e dalla dedizione di tutti alla causa della diffusione del Regno di Dio.

Vi esorto ad essere portavoci di questo desiderio del Successore di Pietro; siate costruttori instancabili e pazienti di riconciliazione in mezzo ai fratelli del Continente! Dite loro che il Papa li porta nel cuore e che la sua preghiera si innalza costantemente, quotidianamente per loro al Dispensatore di ogni bene e alla Beata Vergine Maria.

Quando tornerete alle vostre Diocesi, portate la mia benedizione ai vostri fratelli e alle vostre sorelle e ricordate loro la gloriosa eredità che appartiene ad essi quali seguaci di Cristo e figli e figlie dell’amata famiglia cinese. “Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo” (1 Ts 5, 23-24).

 

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