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  CAPPELLA PAPALE PER L'ANNIVERSARIO DELL'INCORONAZIONE DEL SOMMO PONTEFICE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII*

Mercoledì, 4 Novembre 1959

 

Venerabili Fratelli e diletti figli,

La tradizione più recente della Messa pontificale nell'anniversario della Incoronazione del Papa non vieta di ritornare all'uso antico, di cui restano testimonio sonante e commovente i cinque discorsi di San Leone Magno in anniversario suae ordinationis et assumptionis.

Vogliate pertanto concedere alla confidenza del Padre di aggiungere alcune parole di complemento al sacro rito odierno.

La ispirazione Ci viene dalle note introduttive della Messa che ascoltammo dalla Nostra Cappella musicale: Statuit ei Dominus testamentum pacis, et principem fecit eum [1].

Questi primi accenti sono motivo di profonda emozione. Essi Ci pongono innanzi al divino suggello di questo testamentum pacis, di questo principato, che conferisce eterna dignità al Nostro sacerdozio. Il canto liturgico infatti si trasforma poi subito in preghiera, elevantesi in nome del popolo immenso al Signore, al Signore Gesù, che è omnium fidelium pastor et rector, come a porre in rilievo il duplice carattere dell'altissima missione riservata al Successore di San Pietro.

Quali parole sono queste, per chi ha vivezza di fede e senso di responsabilità!

Da questa tomba del Principe degli Apostoli lo sguardo si allarga verso i confini più lontani della terra. Il numero dei fedeli appare moltiplicato, e innanzi allo spirito posto in esaltazione, nonostante tanti motivi di ansietà e di dolore, provocati dalla violenza incessante dell'errore e del male, ancora e sempre si vedono alzarsi, come su colonne granitiche, i fondamenti della vita sociale della Chiesa, la cui missione iniziata sulla terra è inchoatio coelestis gloriae.

Chiesa militante in contatto immediato: Chiesa trionfante in aspettazione trepida e confidente.

Verbum et exemplum! Ecco segnata la traccia del Romano Pontificato. Il verbum, la parola, è il riflesso della comunicazione del Figlio di Dio a tutti i figliuoli degli uomini, divenuti per la Redenzione fratelli suoi. L'exemplum indica la configurazione della vita e dell'attività. del Divino Pastore, che penetra con la sua grazia illuminatrice e santificatrice tutte le anime.

Ad un anno di distanza da questo tocco superno, per cui l'umile servitore di Dio fu chiamato — lasciateCi la tenerezza di questa espressione che Ci è divenuta familiare — all'ufficio di servitore dei servi del Signore, è naturale in Noi, quasi cogliendone il segno dalla vostra. filiale amabilità, la serena fiducia che il servizio del Pastore non sia venuto meno: Pastore che sta alla porta dell'ovile e conta le sue pecorelle una a una, ne precede il cammino, le conduce ai pascoli ed alle sorgenti, dà loro sulla voce, non dorme di notte e vigila e vigila avvertendo quasi nell'aria i segni nefasti del lupo minaccioso che si avanza. L'altra visione — quella dell'esempio — è piuttosto introspezione continuata offerta ai Nostri figliuoli invitati all'esercizio della preghiera, della vigilanza, della mitezza, delle molteplici opere della misericordia, della glorificazione vivente del Decalogo e del Vangelo, fondamenti di vita onorata e perfetta, di vera civiltà cristiana.

Quel poco che il nuovo Papa conosce di se stesso e delle deficienze sue non gli permette certo alcuna esaltazione personale, che si adegui alle prove di riverenza ed al plauso universale di cui fu e continua ad essere oggetto sin qui. A questo proposito, riferendosi al giorno della sua elezione, San Leone Magno poté dire: Necessarium est trepidare de merito: religiosum tamen gaudere de bono. É ben naturale la trepidazione circa la propria indegnità, ma il buon senso cristiano permette di godere del bene raggiunto [2].

É vivo in Noi il sentimento di gratitudine al Signore, e di cordiale riconoscenza ai Nostri fratelli e figliuoli, che da tutti i punti della terra, o di persona, o per la voce dei loro Vescovi, convenuti ad limina Apostolorum, Ci rinnovano l'accento della devota pietà, con manifestazioni così esaltanti, da far credere che la Provvidenza riserbi ai nostri giorni la celebrazione di quel testantentum pacis, di quella armonia e compattezza interiore ed esteriore della Santa Chiesa, quale fu delineata dal suo Divino Fondatore.

Ah, diletti fratelli Nostri e figliuoli! No, non possiamo vantarci davanti a Dio. Ma se queste continuate manifestazioni attorno alla Nostra umile persona non fossero una illusione dell'amor proprio, bensì un fenomeno che corrispondesse alla realtà delle sonanti parole con cui iniziammo il sacro rito, e Noi Ci trovassimo veramente davanti al testamento del Signore, che continua a suggellare l'assicurazione della sua presenza ed assistenza al popolo suo, non vi pare che sarebbe il momento di ravvivare sempre più il nostro coraggio, il nostro fervore religioso, gli slanci per la esatta applicazione del primo precetto divino, come base dell'ordine domestico e sociale, per la preparazione del regno di Dio sulla terra?

Durante questi mesi ebbimo tante occasioni in questa Basilica e nelle aule Vaticane, ed anche nei nuovi padiglioni di Castelgandolfo, di accostare folle innumerevoli, che vennero a cercare il Pastore nella sua casa. e lo seguirono alla campagna, per unirsi al suo spirito in una stessa elevazione.

La emozione più forte Ci prende in questi giorni ed in queste ore per il continuo sopraggiungere, da parte di pressoché tutti gli uomini di Stato del mondo intero, come pure da semplici fedeli di ogni età e ceto sociale. di espressioni benaugurantì ed incoraggianti.

La maestà della vostra presenza, oggi. per la celebrazione del primo anniversario della Nostra introduzione al servizio di pastore universale, è pur eloquente a confermarCi che non siamo vittime di illusioni: e che lo Spirito di verità, di unione, di concordia, di pace aleggia sempre sul inondo e si stende sopra le nostre teste, a suscitare in noi lo stesso prodigio che alla origine dei tempi fece palpitare di nuova vita l'universo intero. La parola di Cristo resta nella sua stabilità ed interezza: — Nolite timere: confidite: Ego vici mundum. No, grazie a Dio, non avranno il sopravvento le concezioni atee e materialistiche della vita e della storia! A questa coscienza nostra, aperta verso le cose più alte, rispondono ancora le impressioni della Incoronazione dello scorso anno, che Noi commemoriamo.

Questo è segno di giovinezza robusta e perenne. E si congiunge coi sentimenti di chiunque, dalla pietà memore e benedicente al nome di Pio XII, Pontefice indomito e glorioso, si volse subito alla collaborazione filiale e fervida del suo successore.

Ci sta ancora sul cuore una emozione prodotta in Noi dalla. risposta della folla ad una Nostra domanda, il 28 ottobre scorso, nell'anniversario esatto della Nostra elezione.

Quella sera sollevammo le anime verso la divina preghiera del Pater noster, come nuova e solenne affermazione del programma antico e sempre attuale, che riassume la vitalità religiosa del popolo cristiano, attraverso i sette quadri delle umili e confidenti domande rivolte al Padre celeste. Alla Nostra interrogazione alla folla: — Ci siamo dunque intesi? — si levò su su da tutta la navata della Basilica e dall'abside un vibrante e plaudente sì, sì; ci siamo tutti intesi.

Venerabili Fratelli e diletti figli!

Sì, è verso questo grande e sublime programma, che il Divino Maestro ha fissato per il mondo intero, che si volge l'esercizio del magistero e della attività pastorale.

Il nome di Dio benedetto e acclamato: il suo regno spirituale trionfante nelle anime e nei popoli: lo sforzo individuale e collettivo della santificazione, in conformità alla volontà del Padre celeste. Questo il punto di partenza: questo l'essenziale: tutto il resto non ci mancherà, perchè l'Iddio nostro ha promesso di darcelo: il pane nostro quotidiano; il perdono delle offese implorato e meritato per sé, nella misura che lo si concede ai fratelli; la pace fraterna di tutte le genti; la forza della nostra resistenza al male; e la preservazione dai disordini individuali e sociali.

Nell'avviamento del secondo anno di Pontificato, guardando in alto e rinnovando i buoni propositi di cooperazione all'opera di Dio intesa ai beni superni, questa visione, così confortevole e così incoraggiante per gli occhi e per i cuori, voglia sempre accendere ed allietare le anime del Pastore e del gregge: anime episcopali e sacerdotali in esercizio di ministero mirabile e talora eroico: oppure in preparazione al ministero nei seminari e nei collegi missionari, che arricchiscono come fioritura questa città, di Roma, a rappresentare qui la giovinezza di tutta la cristianità: anime verginali in esercizio di molteplice carità: anime appartenenti a tutti i ceti sociali, ciascuna applicata del suo meglio a diffondere la buona dottrina e a dare testimonianza di perfetta conformità di sentire con la Santa Chiesa.

Accade a chi è esperto della vita — ancora lo ripetiamo — di prendere coraggio dalla constatazione della giovinezza della Chiesa. Non possiamo dimenticare lo spettacolo dei cinquecento e più Missionari e Missionarie, qui convenuti lo scorso undici ottobre, per ricevere il Crocefisso dalle mani del Papa: manifestazione nuova e toccante dell'entusiasmo giovanile della Santa Chiesa, che, nonostante le avversità, inseparabili del resto da ogni periodo della storia, procede fiduciosa e ardimentosa nella attuazione del precetto del suo Divino Fondatore: insegnare, perdonare, risanare, trasmettere la vita soprannaturale della grazia, in preparazione dell'eterno godimento della gloria.

Venerabili Fratelli, diletti figli,

Cogliendo l'occasione di questa grande celebrazione, abbiamo voluto aggiungere al rito la Nostra parola. Qui ci fermiamo. E invitiamo le vostre voci e i vostri cuori alla preghiera per Noi, che, dopo la prova di un anno, riprendiamo il lavoro nel solco aperto dinanzi a Noi e seguito dal fervore delle anime religiose e cattoliche di tutto il mondo.

Questa data dell'anniversario della Nostra Coronazione coincide con la festa liturgica del grande maestro di tutti i Vescovi dell'epoca moderna e contemporanea, San Carlo Borromeo. L'anno scorso volemmo che il nome di lui venisse associato all'antica litania dei Santi invocati nel rito della Coronazione del nuovo Papa. Quest'anno il ricordo Ci è più vivo nella preziosa Reliquia del cuore di San Carlo qui trasferita dal suo tempio in Roma, e per singolare e felice coincidenza dalla presenza del venerabile successore di lui, il Cardinale Arcivescovo di Milano, a cui compete l'onore della celebrazione di questa Messa votiva odierna. La preghiera di tutta la Chiesa Cattolica qui riunita, o qui rappresentata. valga al compimento dei disegni del Signore sulla Nostra persona e sulla Nostra vita :« ut Deus — la espressione è di S. Leone Magno nel suo ultimo discorso in anniversario assunlptionis suae — ut Deus misericordiarum ministerii nostri tempora benignus aspiciat, pastoremque ovium suarum custodire semper dignetur, et pascere ». Iddio di misericordia guardi benigno questo ultimo tratto del Nostro ministero pontificale, e si degni di sempre custodire e pascere il pastore ed il gregge [3].


* AAS vol. LI, 1959, pp. 814-818.

[1] Die 4 Novembris mensis a. 1959.

[2] Eccli. 45. 30.

[3] Leo M., Sermo V in anniversario assumptionis suae ad pontiticatum; PL 54, 156.

 



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