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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 9 febbraio 1969

 

Fra le tante voci, oggi ascolteremo quelle del tempo passato, cioè della memoria. Eccone alcune.

Si compie in questi giorni l’undicesimo centenario della morte di San Cirillo che, con il fratello San Metodio, fu l’evangelizzatore dei Popoli Slavi; inventò l’alfabeto per loro, i cui caratteri sono ancora in uso e che dal suo nome si chiamano appunto cirillici; tradusse così in quella lingua la Sacra Scrittura e aprì a quelle regioni nord-orientali dell’Europa le vie della nostra civiltà. Morì a Roma, a 42 anni, e fu sepolto a S. Clemente, le cui reliquie egli aveva portate dal Chersoneso, dove questo terzo Papa successore di San Pietro, morì martire al tempo della persecuzione di Traiano. Avremo a Roma in questa settimana un numeroso Pellegrinaggio Cecoslovacco, con rappresentanze di altre nazionalità slave; e avremo così occasione di pregare per la fede, per la prosperità e per la pace di quei Popoli, a cui Roma cattolica si sente sempre unita da profondi vincoli spirituali.

Veniamo con la memoria ai tempi nostri. Domani si compiono trent’anni dalla pia morte del grande Nostro Predecessore Pio XI, alla quale morte Noi personalmente assistemmo, quasi raccogliendo così un’eredità di sapienza e di pietà cattolica, di cui la Chiesa custodisce il tesoro, ed il mondo il ricordo di un’esemplare grandezza.

E sono posdomani quarant’anni dalla conclusione, dovuta principalmente a questo Papa, dei Patti Lateranensi, che definirono felicemente la famosa questione romana, dando alla Sede Apostolica, di fronte al mondo, una minima posizione territoriale, a segno e garanzia della sua indipendenza, e riconoscendo all’Italia, in Roma, legittima la sua sovranità e definitiva la sua unità, come l’intento di instaurare in questa diletta Nazione Italiana la pace religiosa e la concordia spirituale e morale di tutti i suoi cittadini, nella secolare fedeltà e nella rinnovatrice fecondità della tradizione cattolica del suo libero Popolo. È questa una ricorrenza che deve ravvivare un comune senso di soddisfazione e di responsabilità, affinché quello storico avvenimento possa essere apprezzato è rivissuto nei suoi giusti termini dalle nuove e future generazioni.

Siano questi ricordi motivo per noi di sereni presagi ed ora d’una fidente preghiera.

                                                         



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