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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 16 settembre 1973

 

Noi vi invitiamo, figli e fratelli, alla preghiera, a quell’atto ben noto del nostro spirito, ma sempre arduo per la sua intensità, col quale prendiamo coscienza del dramma perenne in cui viviamo, e mediante il quale ne presentiamo a Dio, il Padre delle nostre vite, l’omaggio magnanimo e la fiduciosa implorazione. Questo è il modo sapiente di partecipare e di reagire alla storia, spalancata ora davanti a noi dalla informazione moderna, più che mai febbrile e attraente. Non è chiudendo gli occhi che ritroviamo la pace interiore.

Guardiamo intorno. Abbiamo avuto il colera alle porte; poche vittime, per fortuna, ma pericolo grande, paura per tutti. La bravura delle autorità civili e sanitarie ci ha risparmiato, speriamo, dalla diffusione d’una epidemia fatale. Abbiamo ancora i fremiti dell’interminabile guerra nell’Indocina: postumi o prodromi d’altre sventure? Abbiamo sempre bellicosa e insolubile la situazione del Medio Oriente: quando la terra del Vangelo, la terra santa per tutti, la terra alla confluenza delle tre grandi religioni monoteistiche, troverà il suo equilibrio etnico e civile, e sarà scuola di fraternità e di pace per la convivenza dei popoli? Abbiamo in questi giorni il dramma politico e tragico del Cile: si riuscirà a scongiurare la guerra civile e a restituire la concordia fra i cittadini d’un popolo tanto degno di stima? Abbiamo i tristi episodi a tutti noti del Mozambico e altri simili dei Paesi in cerca di autonomia e di personalità nazionale: come si arriverà ad una soluzione leale ed amica? E tutti i Paesi, dove la vita religiosa e personale è legalmente repressa, e non può avere ancora l’espressione franca e libera, dovuta ai radicali diritti dell’uomo, ritroveranno la saggezza d’un vero umanesimo? E la piccola e grande Irlanda, a noi tanto cara, che avrà domani, per la prima volta, l’onore della visita del Primo Ministro inglese, registrerà nella sua storia dolorosa e appassionata un reale progresso verso l’unione e la pace? Noi lo auguriamo di cuore.

Come auguriamo di cuore a tutti i punti dolenti della terra, dove pare che il processo ascendente della fraternità umana subisca un arresto e perfino un regresso, ideologico, razzista, tribale, o comunque egoista, di ristabilire lo sforzo generoso e irreversibile della pace. Pace e civiltà sono ormai sinonimi. La vita internazionale deve essere vita d’una sola e libera famiglia.

E tale famiglia non può consistere senza il riferimento trascendentale e vitale al Padre nostro che sta nei cieli, a Dio benedetto.

Ecco perché vi esortiamo a rivolgere a Lui il pensiero e il discorso, cioè la preghiera. Ne abbiamo dovere, ne abbiamo bisogno. Mentre in questo atteggiamento spirituale la nostra statura umana si aderge forte e sapiente, la nostra esperienza ci avverte che solo mediante una Bontà, che viene dall’alto, luminosa e misteriosa, potremo avere, anche nel tempo, vera salute.

Preghiamo, preghiamo perciò.

                                  



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