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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 14 ottobre 1973

 

Questo momento spirituale, per noi, rivestiti d’una missione universale di amore e di servizio, e, pensiamo, per voi, che ormai vi sentite cittadini del mondo, non può oggi prescindere dalla coscienza della guerra, che divampa nel Medio Oriente, intorno al Paese di Gesù, il Cristo, nostra salvezza e nostra pace.

L’avvenimento, oh! non è nuovo, ma oggi ci sorprende come una assurda anomalia, dopo la nostra maturata concezione moderna e cristiana della civiltà. Non possiamo chiudere gli occhi; e non possiamo contenerci come spettatori davanti ad una straordinaria partita di forze, lasciandoci prendere dal puro interesse delle crudeli, o clamorose notizie, o dalle congetture mentali circa l’esito del conflitto.

È un dramma, è una tragedia, è un dispendio fallimentare di vite umane e di sudate ricchezze; e per di più esso minaccia di essere prologo d’incalcolabili altre catastrofi. Non solo gli occhi perciò, ma il cuore dobbiamo tener aperto, e ritornerà così a vegliare la ragione, che la guerra rende dimissionaria, o spinge alla follia delle ipotesi estreme.

Noi rivendichiamo alla ragione le sue funzioni, e più che mai nella eccitazione e nello smarrimento derivanti dalla psicosi bellica; noi le ricordiamo le sue responsabilità ancora denunciando l’irrazionalità della guerra, specialmente nella cecità dei suoi possibili eccessi; anche la guerra, ad esempio, ha avuto certe sue leggi moderatrici: non è lecito coinvolgere nelle sue rovine le popolazioni civili, negare ai prigionieri o ai disarmati la dovuta incolumità, o scatenare rappresaglie su vite umane innocenti.

Ed anche la guerra, del resto, pur nel suo impegno assoluto, tende, ancor più che a una discutibile vittoria delle armi, alla pace; alla pace, che realizzi la giustizia possibile, e prepari gli animi a nuovo equilibrio.

Bisogna dunque dare vigore al metodo della pace, e riconoscere l’autorità delle istituzioni che la storia finalmente ha stabilite al suo servizio e alla sua tutela.

Noi, anche in questi dolorosi frangenti, crediamo al dovere, alla possibilità, al vantaggio della pace. E ancora lanciamo nel cielo l’augurio della pace; anzi la sua religiosa invocazione, più che mai edotti della sovrumana sapienza e della spirituale energia da cui soltanto può davvero scaturire.

Ed ecco allora la nostra odierna preghiera alla Regina della Pace.

                                             



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