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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 2 dicembre 1973

 

Figli carissimi! Le campane, le avete udite? Oggi, per disposizione della Conferenza Episcopale Italiana, a quest’ora, in tutta questa Nazione, il suono simultaneo delle nostre campane vuole annunciare al Popolo che comincia nelle Chiese locali l’Anno Santo. Ascoltate questo concerto, ascoltate questo concento. Come sempre, la campana fa sentire la sua voce squillante fra terra e cielo; è il dialogo della fede e della preghiera, sospeso in alto, sopra la nostra vita terrena, orizzontale e profana; un canto metallico, interprete di quello vocale, che sale in alto per invocare in basso l’effusione delle benedizioni di Dio.

Perché questo scampanio straordinario? Dicevamo: perché oggi, prima domenica dell’Avvento, si apre l’Anno Santo, localmente celebrato, in attesa ed in preparazione di quello tipico ed unico nel mondo, che, a Dio piacendo,, celebreremo a Roma, nel ‘75. E che cosa è questo Anno Santo? Già lo sapete, e ancora vi sarà spiegato. È un periodo di revisione religiosa e morale della nostra vita, al confronto del disegno cristiano a noi presentato dal Concilio. È un esame positivo circa l’autenticità del nostro cristianesimo nel contesto della vita moderna; un esame imperniato su due punti, due cardini: il rinnovamento e la riconciliazione; due capitoli, in cui dobbiamo ritrovare noi stessi per sentirci, per ritornare, per essere davvero migliori cristiani. È un confronto con la coerenza della nostra tradizione storica; è un approfondimento della nostra coscienza spirituale; è una professione della nostra personalità religiosa; è uno stimolo al realismo della nostra carità sociale.

Non è solo un momento; è un anno intero dedicato a questa nostra rigenerazione di mentalità e di costume; non è solo un episodio transeunte nella nostra vita, ma piuttosto, come insegnano i nostri Vescovi, «un movimento spirituale che deve purificare la vita, rafforzare la fede dei credenti, dilatare la comunione ecclesiale, aprire nuovi spazi alla carità, come impegno concreto di solidarietà personale e sociale».

Questa è la voce odierna delle campane; ascoltatela, Figli carissimi, nell’eco del cuore, come risveglio, come richiamo, come invito, come messaggio vivo e giocondo. Forse è proprio la Madonna che suona per noi la campana della Chiesa e della coscienza. 

 



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