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DISCORSO DI PAOLO VI
AI COMPONENTI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
DELL'UNIONE DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Giovedì, 13 febbraio 1964

 

Il Santo Padre è lieto di salutare i componenti il Consiglio Direttivo dell’Unione delle Camere di Commercio e di assicurarli dell’importanza che riconosce alla loro funzione. Ricorda d’aver dato atto, più volte, di questa speciale considerazione, anche a Milano, allorché ha avuto il piacere di incontrarsi con il conte Radice Fossati e con i collaboratori di lui in quella diletta città. Egli può dirsi estraneo, anzi profano per quel che riguarda la loro specifica attività, ma non al punto di non riconoscere quale funzione le Camere di Commercio - specie nelle grandi città - assumono e svolgono.

Ben si può affermare che si tratta di persone responsabili, assillate da grandi problemi ed ardue responsabilità. Infatti nella vita di un paese moderno la parte economica acquista sempre maggiore sviluppo. Nel passato vi sono state epoche distinte da altre esigenze; in alcuni secoli hanno predominato i problemi artistici, in altri le esigenze militari, le necessità della difesa; al tempo nostro prevalgono i problemi della vita economica sia per acquisire i beni e renderli utili alla vita umana e sociale, sia per elevarne il tenore ed il decoro.

Le Camere di commercio si occupano pure, come spiega la loro denominazione, di industria e di agricoltura; esse si occupano, quindi, di ciò che è legato alla produzione e alla distribuzione dei beni per l’utilità sociale.

È ben giusto pertanto che il Santo Padre si congratuli con i presenti di ciò che fanno come operatori saggi, prudenti, riflessivi, desiderosi di reale e benefico equilibrio economico; e li ringrazia della loro visita, tanto più che tale presenza indica che tutta la loro attività non è limitata a questo campo, ma che essi sono consapevoli che il settore economico è in relazione con altri e non può essere indipendente dal fattore morale, religioso, che tutti gli altri domina e compenetra.

Ecco il vero motivo della loro visita al Papa: la coscienza dei rapporti che devono esistere tra il Sacerdote e gli uomini di affari, a causa dei vincoli tra la morale e l’economia. È vero conforto il sapere che il mondo moderno riconosce ed apprezza questi vincoli in una luce spirituale superiore.

Ora, il loro desiderio di elevarsi, di ascendere ad orizzonti e vedute superiori, induce il Santo Padre a ritenerli vicini a Sé, a chiamarli figli, amici, a vedere in loro delle persone alle quali va a buon diritto la stima, la benevolenza, l’augurio, la benedizione, perché, quanto più difficile è l’attività umana, tanto maggiore è il bisogno di quella assistenza divina che porti a risultati non solo economicamente positivi, ma utili anche alle anime.

Si dice che si sta attraversando una congiuntura. È questo, un termine tecnico: ma, pur non misurandone l’intera portata, si comprende quali difficoltà e quante ansie possa far sorgere o significare questa parola. Il Papa assicura i presenti che la sua preghiera li seguirà, con viva sollecitudine, per il bene della società che deve essere civile e cristiana.

Il Santo Padre conclude le brevi, affabili parole con una grande Benedizione agli intervenuti, ai collaboratori, alle varie attività; ai diversi centri da cui provengono, a tutti i loro familiari, e, rinnovando il saluto e i migliori voti, invoca su tutti le più abbondanti grazie celesti.

                                            



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