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DISCORSO DI PAOLO VI
AI VIGILI URBANI DI ROMA


Domenica, 19 aprile 1964

        

Ci è veramente gradito porgervi il Nostro paterno saluto, diletti figli del benemerito Corpo dei Vigili Urbani di Roma, venuti con gesto tanto spontaneo e significativo ad attestarCi di persona il vostro affetto filiale, insieme col vostro Comandante e col vostro Cappellano. Se questa Nostra casa si apre a tutti i fedeli, di ogni provenienza, e professione, e lavoro, che qui si succedono con ritmo ininterrotto, come non dare un posto di particolare rilievo a voi, che, appartenendo alla Nostra diocesi romana, siete affidati alle Nostre cure più dirette? Come non accogliervi festosamente, quali fedeli dilettissimi, rivestiti inoltre di speciale autorità e responsabilità nella cornice splendida e maestosa della vita dell’Urbe? Voi comprendete dunque con quali sentimenti di affetto e di stima il Nostro animo si apra al benvenuto, e vi esprima la Nostra soddisfazione per questo incontro, nel giorno della vostra annuale festa.

Vorremmo poterci intrattenere più a lungo con voi, come si meriterebbe la vostra bontà di figli, la vostra competenza e dedizione di tutori dell’ordine. Ma sebbene le esigenze sempre assillanti del tempo, che abbiamo a disposizione, non Ci permettono di effondere a pieno agio i Nostri sentimenti, secondo il desiderio del cuore, amiamo tuttavia lasciarvi una parola di compiacimento, di incoraggiamento e di augurio, che vi accompagni a felice ricordo del vostro primo incontro con Noi.

Di compiacimento, anzitutto, diletti figli: per la generosità, la diligenza, lo spirito di sacrificio, che mettete nel compiere il quotidiano dovere. Sappiamo come questo dovere sia spesso pesante, scomodo, ingrato, e come esso richieda continua presenza e tensione, anche nelle ore e nei giorni, in cui gli altri cittadini possono distendersi nel riposo e nello svago sereno. Percorrendo le strade dell’Urbe, in occasione delle visite, che compiamo al di fuori del Palazzo Apostolico per ragioni del Nostro ministero, Noi stessi abbiamo potuto vedere con quanto ordine, con quanta disciplina, con quanto garbo e serenità vi distinguete nell’adempimento dei vostri compiti. Per tutto questo desi-deriamo esprimervi la Nostra ammirata soddisfazione.

Di incoraggiamento, altresì, vuole essere la Nostra parola: incoraggiamento, cioè, a dare il meglio di voi, a superare con fortezza d’animo le difficoltà inerenti al vostro dovere, ad animarlo con motivi alti e ideali, che vi sorreggano e vi ispirino a ogni istante. Da voi si richiede, forse più che da altri, continua padronanza di sé, prontezza d’animo, non mai stanca premura, sollecitudine disinteressata e tempestiva: e queste doti, a lungo andare, possono appannarsi, perdere di significato e di mordente, se ciascuno di voi non ispira il proprio operato a costante fedeltà al dovere, per amore di Dio, e a verace zelo per il bene comune, per amore del prossimo. In più, la vigilanza in una città come Roma, il cui carattere sacro è il grande valore da salvaguardare per il vanto dei cittadini e l’ammirazione dei forestieri, suppone profondo senso morale, coscienza delle proprie responsabilità, amore fervido e appassionato a questa Città, unica al mondo, perché, per divina disposizione, racchiude in sé la Tomba di Pietro, e il vivo magistero della sua Cattedra di verità. A questi grandi e nobili ideali vi incoraggiamo con paterno affetto, ben sapendo che essi formano il tessuto della vostra vita e della vostra professione.

Un augurio, infine, vi porgiamo, diletti figli. La voce comune vi chiama i tutori dell’ordine, ed è questo il merito altissimo che vi qualifica degnamente davanti alla operosa vita comunale. Ebbene, quell’ordine esterno, che voi sapete tutelare e guidare così egregiamente, sia lo specchio fedele di un altro ordine, tanto più prezioso e delicato: quello dell’anima vostra immortale, creata a immagine e somiglianza di Dio, e redenta dal Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo: l’ordine interiore della retta coscienza, in cui tutto è a posto, perché tutto corrisponde lietamente alla legge divina, nella fedeltà ai doveri del proprio stato. Il Divino Risorto, nel porgere il suo saluto agli Apostoli, fa sempre risonare questa beatificante parola: «La pace sia con voi» (Luc. 24, 36; Io. 20, 19-21): la pace della Resurrezione, della Redenzione compiuta, della ricomposta amicizia con Dio. Sia questa pace il suggello del vostro ordine interiore, custodisca essa i vostri cuori, zampilli costantemente dalla coscienza del dovere compiuto, e, soprattutto, da una vita integralmente cristiana.

I Nostri voti paterni sono accompagnati da una particolare preghiera, che eleviamo al Signore per voi, per le vostre care famiglie, particolarmente per i vostri figliuoli. E la Benedizione Apostolica, che ora vi impartiremo, sia l’eco e il riflesso delle benedizioni di Dio, che vi accompagnino ogni giorno, apportandovi ogni consolazione e ogni letizia.

               



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