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 DISCORSO DI PAOLO VI
AL CONVEGNO NAZIONALE
SUL TEMA «PASTORALE E SCUOLA SECONDARIA»

Venerdì, 28 agosto 1964

    

Signori Cardinali!
Venerati Fratelli!
Reverendi Sacerdoti e Religiosi e Religiose!
Cari e valorosi cattolici!

A Voi, che avete tutti partecipato al Convegno promosso dall’ufficio Catechistico nazionale per trattare il tema «Pastorale e Scuola secondaria», a voi il Nostro saluto, a voi l’espressione della Nostra compiacenza, a voi il Nostro caloroso incoraggiamento. Dal fatto stesso della convocazione di cotesto Convegno e del numero e della qualità degli intervenuti, ed ancor più dal contenuto delle relazioni svolte e delle discussioni nei gruppi di studio, secondo le notizie desunte dai giornali, Noi abbiamo ben ragione di rallegrarci con i promotori, con i relatori e con i partecipanti, come d’un avvenimento importante e promettente, al quale potremmo limitarci a dare il Nostro plauso e la Nostra benedizione, tanto esso Ci sembra condotto con serietà e con competenza, e animato da propositi generosi e concreti. Ma il vostro Convegno riguarda questioni di così alto interesse e di così viva attualità, che Ci sembrerebbe non averne riconosciuto il valore, se Noi stessi, pur rinunciando a qualsiasi pretesa di originalità e di completezza, non aggiungessimo a quelle da voi pronunciate ed ascoltate una Nostra parola, non foss’altro per corrispondere al vostro desiderio e per fare eco alla voce di così riuscito Convegno.

Noi dobbiamo perciò manifestare la Nostra soddisfazione per il risveglio di attenzione e di sollecitudine che il grande e fondamentale problema scolastico va suscitando nel campo cattolico, dove una tradizione onorevolissima di studi, di attività, di opere documenta l’impegno con cui uomini ed istituzioni hanno seguito, favorito, promosso lo sviluppo della Scuola italiana; ed auguriamo che questo risveglio sia ampiamente e ordinatamente promosso non soltanto negli ambienti direttamente interessati, e cioè quelli scolastici e quelli pedagogici, né solo nel cerchio dei politici e degli informatori della pubblica opinione - e tale animazione sarà già ottimo servizio -, ma promosso altresì in quanti hanno interesse all’onore e all’incremento della Scuola, nelle famiglie specialmente, nel popolo, in modo che al processo di evoluzione e di sviluppo della Scuola stessa si accompagni quello d’una coscienza scolastica comunitaria, illuminata da sani principii, da esatte notizie e da provvidi criteri direttivi.

Se i cattolici hanno obbligo di concorrere con senso di responsabilità al benessere della vita nazionale, non possono certo rimanere insensibili o inerti davanti ai nuovi, immensi e decisivi problemi scolastici, ma devono, come cittadini e precisamente come cattolici. appassionarsi a tali problemi, e prestare alla loro sempre progressiva soluzione la più grande attenzione, la più seria vigilanza, la più meditata discussione, la più leale collaborazione. Il vostro Convegno Ci dà di ciò splendida prova. Vi diciamo perciò la Nostra riconoscenza. Solo facciamo voti che le sue risoluzioni diventino pratiche ed efficaci; e perciò auguriamo che esso non segni, come si suol dire, un punto di arrivo, ma piuttosto un punto di partenza per una nuova proficua attività in favore della Scuola.

Dobbiamo poi rilevare, con non minore soddisfazione, che il vostro Convegno ha concentrato le sue trattazioni sopra un aspetto particolare dello sconfinato problema scolastico, a quello pastorale, a quello cioè che considera le ragioni e le modalità per infondere nella Scuola quei riflessi di vita cristiana, che siano conformi allo spirito e alle finalità di tale istituzione e che le conferiscano, nel più alto grado, la possibilità e la fortuna di essere veramente educativa. E per di più avete circoscritto il vostro studio alla Scuola secondaria. Sta bene cotesto metodo: sia perché in questi tempi complessi e delicati bisogna avere quel senso del limite, che consente di approfondire e di specializzare e cioè rendere valida la trattazione: e sia perché avete fermato la vostra attenzione a ciò che maggiormente riguarda la competenza e l’interesse della Chiesa: l’azione Pastorale.

Cotesto modo di prospettare il problema scolastico determina una scelta di temi e di argomenti, che non rinuncia certamente alla visione completa del problema, ma ne considera uno solo dei due lati complementari, e su questo ferma il discorso. Il problema scolastico, come altri problemi attinenti alla vita dell’uomo, può essere considerato sotto l’aspetto del diritto, ovvero sotto l’aspetto del dovere. Di solito la discussione sul tema della Scuola s’impegna sul primo aspetto, sul diritto alla funzione scolastica, e senza trascurare il secondo aspetto, quello del dovere relativo all’esercizio di tale funzione, afferma circa tale diritto principii e svolge dottrine di estrema importanza. Com’è noto, l’Enciclica «Divini illius Magistri» di Papa Pio XI, del 31 dicembre 1929, sulla educazione cristiana della Gioventù, si fonda appunto su questo aspetto del diritto a educare e ad istruire, spettante, in varia forma e misura, alla famiglia, alla Chiesa, allo Stato. E su questo punto restano sempre grandi cose da dire; teoria e pratica hanno bisogno di sempre nuove affermazioni e nuove applicazioni, che fanno del problema scolastico uno dei temi più nobili, più difficili, più controversi della vita, sia pubblica che privata, sia religiosa che civile. Avremmo anche Noi qualche richiamo, qualche rilievo, qualche voto da esprimere in proposito; ma preferiamo in questa occasione di attenerci al quadro che voi Ci presentate, quello del dovere che la Chiesa per prima, i Cattolici poi, e con loro i Genitori, i buoni cittadini e le Autorità scolastiche hanno verso la Scuola, in ordine al suo bene morale, spirituale e religioso. Non si può infatti dissociare il concetto di attività pastorale da quello di dovere, di servizio, di cura, di dedizione. Scegliendo questo aspetto del problema scolastico, voi tralasciate, per ora, di discutere sui vostri diritti; voi volete parlare a voi stessi, alla Scuola, e a quanti vi ascoltano, dei vostri doveri.

La missione pastorale si configura spontaneamente nel concetto evangelico, ormai a tutti comune, di un dono della propria vita per il bene altrui. «Il buon Pastore dà la vita per il suo gregge» (Io. 10, 11), dice Gesù; e voi ascrivendo alla categoria pastorale la vostra attività per la Scuola le avete dato l’intenzione d’un supremo amore, quello di consacrare la vita a vantaggio altrui. «Nessuna dilezione più grande, dice ancora Gesù, che il dare la vita per coloro che si amano» (Io. 15, 13). E veramente codesta attitudine, che conosce la gratuità, l’affettuosità, la perseveranza, il sacrificio del suo servizio, classifica di per sé l’eccellenza dell’attività pastorale scolastica nel confronto, o meglio nel concerto delle altre nobilissime attività dirette al bene della Scuola. L’amore materno precede e vale quello del Maestro, anche se a questo spetta poi l’esercizio sapiente della specifica funzione scolastica. La dedizione amorosa e affettuosa al servizio dell’educazione della Gioventù precede ed ispira la pedagogia, la didattica, la strutturazione tecnica e amministrativa della Scuola; e voi, che di tale dedizione volete essere promotori e campioni per la perfetta educazione cristiana e civile dei nostri figliuoli, acquistate una prima benemerenza professando, e quasi tacitamente proclamando, la sovrana dignità della Scuola, appunto perché la Scuola merita ed esige d’essere così amata e servita.

Grazie, venerati Fratelli ed ottimi Figli, di codesta testimonianza del culto che la Chiesa ed i Cattolici professano per la Scuola. Ne profittiamo Noi stessi per mandare il Nostro benedicente saluto a tutte le buone Scuole pubbliche e private; a coloro che le promuovono e le dirigono, a coloro che vi esercitano la delicata e sublime missione di educatori e di insegnanti, a coloro che ne studiano le questioni al lume della vera sapienza, ai Genitori che alla Scuola accordano fiducia senza esonerarsi dal loro dovere di vigilanza e di collaborazione, alle schiere innumerevoli della carissima Gioventù, che riempie la Scuola e l’anima della sua vivacità, della sua bontà e della sua aspirazione alla verità e alla vita.

Il vostro Convegno costituisce un impegno: quello di dare alla Scuola, a quella secondaria specialmente (quella dell’adolescenza che si trova al crocicchio delle molte vie che la società moderna e la coscienza dei tempi nuovi aprono loro davanti), il massimo interesse e il più illuminato e disinteressato servizio.

Questo è da dirsi per la Scuola in genere, principalmente per quella organizzata dallo Stato, la quale è senza paragone la più sviluppata nella sua rete istituzionale e la più frequentata, e per ciò stesso la più bisognosa di devota e discreta, ma ottima assistenza pastorale; ed è da dirsi altresì, ed a maggior ragione, per quella Scuola che dipende dall’autorità ecclesiastica, e al cui sostegno ci obbligano evidenti, speciali motivi.

Il vostro Convegno ha egregiamente illustrato le varie forme, in cui la pastorale scolastica deve oggi in Italia esplicarsi; e Noi pensiamo che delle relazioni e delle conclusioni del Convegno stesso si provvederà a dare conveniente diffusione, in modo che codesta rassegna di considerazioni teoriche e di suggerimenti pratici abbia la feconda efficacia, che le meritano e la saggezza degli oratori e l’importanza dei temi trattati.

Su due questioni particolari vogliamo Noi pure aggiungere la Nostra raccomandazione, affinché abbiano successiva trattazione e divulgazione, tanto Ci sembrano importanti ed urgenti.

La prima è quella che riguarda il rifornimento - sit venia verbo - degli Insegnanti alla Scuola secondaria. A questo proposito voi avete opportunamente notato come, da un lato, sia enormemente e improvvisamente cresciuto il bisogno di nuovi Insegnanti, per il fatto dell’aumento dei corsi d’insegnamento e della popolazione scolastica: la Scuola ha bisogno di chi vi assuma le funzioni indispensabili dell’insegnamento. Dall’altro lato, si è rilevata in questi ultimi anni una diminuzione nell’afflusso di nuovi Professionisti nelle carriere scolastiche; altre forme di studio e d’impiego attraggono oggi le nuove generazioni. Così si profila, anche per questo verso, una seria difficoltà a infondere nella nuova Scuola italiana quella efficienza e quel rigore scientifico e didattico, ch’è nei voti comuni.

Così che sarà provvidenza grande e tempestiva se anche da parte cattolica (vorremmo anzi augurare: specialmente da parte cattolica), si farà opera per avviare alla professione dell’insegnamento nuove schiere di giovani volonterosi, bene preparati al compito sia culturale che morale della scuola, e convinti che l’arte del maestro, anche se inferiore talora per profitti economici ad altri impieghi moderni, resta sempre, come dice il Crisostomo, la ars artium, la scelta nobilissima di chi voglia dare alla propria vita il valore d’una missione spirituale.

Noi facciamo voti che le Facoltà universitarie, le quali preparano gli Studenti all’insegnamento, sappiano attrarre un maggior numero di iscritti, e sappiano dare ai loro corsi nuovo splendore di studi e nuovo interesse ai relativi tirocini.

Il Nostro augurio va particolarmente alla benemerita e fiorente Università Cattolica di Milano, dalla quale speriamo possa affluire alla Scuola nuovo contingente di ottimi Insegnanti. E il pensiero corre anche ai due Istituti universitari per Religiose: quello di Castelnuovo Fogliani, inserito nella suddetta Università Cattolica, e quello di Maria Santissima Assunta, a Roma. Esprimiamo la fiducia che questi provvidenziali Istituti abbiano ad acquistare nuovo incremento, in ragione dei nuovi bisogni che le Scuole cattoliche, a cui le brave Religiose consacrano la loro encomiabile attività, devono avvertire per l’auspicato sviluppo scolastico.

L’occasione inoltre Ci si offre per incoraggiare le «vocazioni scolastiche» religiose o laiche che siano. Quanti spiriti giovanili cercano un ideale da servire, cercano uno scopo che riempia degnamente la loro vita, cercano una via per offrire alla società pensieri ed energie che ne rinnovino il sentimento, la cultura, il vigore morale! Noi vorremmo esortare questi spiriti, aperti ai grandi pensieri ed agli umili sacrifici, a riflettere se la Scuola non sia per loro una chiamata, una missione, che può riempire la loro vita, sì, del modesto e monotono esercizio dell’insegnamento, ma insieme può colmarla dell’incomparabile gioia di aprire anime giovani al colloquio del vero e del bene, e dell’inestimabile merito di aver percorso la traccia dei passi terreni di Gesù Maestro.

L’altra Nostra raccomandazione riguarda l’insegnamento della religione nelle Scuole, la attività principe della cura pastorale scolastica. Anche su questo tema, di capitale importanza, voi avete saggiamente fermato la vostra attenzione; avete raccolto materiale informativo e statistico, avete fatto il bilancio dei risultati sia positivi, che negativi, avete espresso eccellenti propositi. Benissimo. Non possiamo che sollecitare una aderenza sempre maggiore a tali problemi, sia da parte di chi presiede e guida tale insegnamento, sia da parte degli Insegnanti di Religione nelle Scuole e sia anche da parte degli Studenti, della cui bravura e della cui sensibilità Noi stessi abbiamo avuto consolanti esperienze, specialmente quando Ci capitò di presiedere a Milano le premiazioni del concorso «Veritas»: ne gustiamo ancora il bellissimo ricordo.

E non possiamo non auspicare che tale insegnamento, per comune proposito, per rinnovata esigenza, possa fare «un passo avanti»! Dio volesse che questo passo avanti riuscisse a far raggiungere all’insegnamento religioso nelle Scuole la linea che la dignità della materia e la serietà della Scuola esigono assolutamente. Vorremmo innanzi tutto che l’esercizio di questo insegnamento avesse sempre più nell’animo dell’Insegnante il senso d’un ministero spirituale di primo ordine, degno d’essere compiuto con l’animo sgombro da calcoli venali, o da concetti puramente professionali, e degno invece che il maestro per primo si senta ad esso appassionatamente legato, come a sua ragione di vita. Vorremmo che l’Insegnante fosse sempre meglio qualificato, sia nell’arte pedagogica propria di chi trasmette una verità vitale e meravigliosa, sia nella conoscenza ordinata e approfondita delle grandi realtà religiose, di cui deve discorrere alla gioventù odierna.

Vorremmo che nuove iniziative fossero sperimentate per reclutare, preparare, scegliere, approvare, aggiornare gli Insegnanti di religione: numero e qualità sono oggi richiesti in crescente misura. Vorremmo infine che l’insegnamento religioso nelle Scuole, conservando metodo, spirito e limite, che gli sono fissati, fosse considerato e coordinato in una pastorale di insieme, con l’educazione familiare e con la formazione alla vita liturgica della comunità ecclesiale; problemi questi che offrono al buon volere del Clero, dei Religiosi e del Laicato stimolo a feconde e attraenti fatiche apostoliche.

Troppe cose ancora reclamerebbe da Noi l’oggetto del vostro Convegno, specialmente se dovessimo ricordare certi fenomeni, che agitano in questo momento la vita studentesca; ma dobbiamo chiedere venia se già troppo vi abbiamo trattenuti; e lo faremo ancora ringraziandovi di quanto il Convegno Ci apporta di consolazione e di speranza; ancora esortando il vostro zelo a grande amore alla Scuola e alla cura pastorale, che oggi essa reclama; invocando infine su di voi la protezione di Maria, sede della Sapienza, e di S. Agostino, maestro sublime se altri mai fu, di cui celebriamo la festa, e dando a tutti di gran cuore la Nostra Apostolica Benedizione.       

 



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