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DISCORSO DI PAOLO VI
AI FANCIULLI

Martedì, 5 gennaio 1965

 

La lietissima occasione della vostra venuta a Roma, per ricevere i tradizionali doni delle festività natalizie, vi ha portati oggi da Noi, fanciulli dilettissimi, figli dei benemeriti pensionati della Previdenza Sociale. Vi accogliamo con vivo affetto, in questa giornata per voi così piena di emozioni e di sorprese, e vi esprimiamo la Nostra paterna benevolenza. Con voi salutiamo i rappresentanti dell’Opera Nazionale dei Pensionati d’Italia, guidati dal loro onorevole Presidente, i quali si prendono tanta cura di voi, e vi hanno preparato l’odierna gioia.

La vostra presenza così numerosa e vibrante Ci procura profonda consolazione. Oggi è la vostra festa; anzi, tutto il periodo natalizio, con le intime e suggestive solennità dei Misteri dell’infanzia di Gesù Salvatore, è la festa per eccellenza dei piccoli, degli umili, degli innocenti. Nel Figlio di Dio, fatto Uomo per la nostra Redenzione, voi scoprite a Natale con rinnovata commozione il vostro Fratello, il vostro Amico divino, Colui che vi ama e vi apre le braccia in un sorriso di letizia e di pace. Natale è la festa dell’Infanzia, che proprio nell’Incarnato Verbo del Padre ha trovato la sua più alta espressione, la sua consacrazione, la sua difesa. Il rispetto e la venerazione del fanciullo nasce proprio di lì, da quella Culla di povertà e di luce: e come i Magi d’Oriente, uomini gravi e sapienti venuti da lontano, hanno adorato Gesù Bambino, offrendoGli i loro doni preziosi, così, da allora, nel nome di Cristo e per amore suo, i membri adulti della società hanno imparato a circondare di venerazione e di rispetto i piccoli, a pensare più seriamente alla tutela della loro innocenza e della loro fragilità, perché più simili al Nato Redentore.

Questo è il significato profondo anche della cara consuetudine di beneficenza, di cui oggi siete stati i protagonisti, fanciulli dilettissimi; e Noi siamo veramente lieti di portare come il coronamento alla letizia di questo giorno, con la parola più affettuosa del Nostro compiacimento, e con l’incoraggiamento sincero e cordiale agli uomini e alle istituzioni, che si prendono così coscienziosamente cura di voi.

Riprendendo nuovamente i vostri doveri di studio e di scuola, dopo questa parentesi romana di serenità, portate in cuore un proposito rinnovato di fedele impegno, di vita virtuosa ed esemplare, nell’imitazione del vostro Divino Modello, Gesù: questo è l’augurio che vi fa il Suo Vicario in terra, affinché per tutto il nuovo anno siate sempre buoni, bravi, solleciti, fervorosi. E ritornando alle vostre case, alle famiglie dilette, dite ai vostri cari che il Papa li ama, li accompagna con la preghiera nella loro esistenza di lavoro e di sacrificio, e auspica ad essi la pienezza delle grazie e delle consolazioni celesti, che li mantengano sempre nella pace di Dio.

In pegno dei doni del Signore, ed a conferma dei Nostri voti augurali, impartiamo a voi tutti, qui presenti, ai vostri genitori e fratelli, alle persone a voi care la Nostra particolare Benedizione Apostolica; e la estendiamo di gran cuore all’onorevole Presidente, ai dirigenti e collaboratori dell’Opera Nazionale Pensionati d’Italia, con una lode tanto meritata e sentita per la loro sollecitudine di fraterna e paterna solidarietà cristiana.

                                        



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