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DISCORSO DI PAOLO VI
AGLI ALUNNI DELL’ISTITUTO PROFESSIONALE «PIO IX»

Mercoledì delle Ceneri, 3 marzo 1965

 

Il Santo Padre ringrazia innanzitutto per la filiale accoglienza e per il bellissimo dono, che attesta la perizia e la gentilezza degli alunni. L’istituto Pio IX Gli è particolarmente caro, perché, ovunque sono scuole e giovani che si preparano alla vita, e con l’aiuto di maestri come i «Carissimi», ivi si svolge particolarmente la sollecitudine del Papa. Inoltre Egli ha abitato per quattro anni, dal 1928 al 1932, a poca distanza dall’Istituto, vi ha celebrato più volte la S. Messa, ha parlato e predicato ai giovani, e ricorda la loro bella schola cantorum diretta da Fratel Ugo, che vede tra i presenti, e con il quale si felicita.

L’Augusto Pontefice si compiace del numero degli alunni, della prosperità, della modernità, dello sviluppo che riscontra nell’Istituto, il quale, per quanto vasto e florido, è solo uno dei tanti, degli innumerevoli, che la benemerita Famiglia religiosa dei Fratelli delle Scuole Cristiane dirige a bene della gioventù. Il Vicario di Gesù Cristo vuole, con il suo saluto e la sua benedizione, confortare così benemeriti e diletti Religiosi nella loro vocazione provvidenziale e difficile, perché richiede tanti sacrifici, una dedizione senza riposo, un dono di sé in ogni giorno, in tutte le ore.

Essi hanno lasciato la loro famiglia per portare una croce pesante e il Papa vuol incoraggiarli ed animarli a portare questa croce. Sappiamo che la Chiesa li ama, li stima; apprezza il dono e l’importanza del loro sacrificio e della loro generosità: perseverino dunque in questa via regale del servizio di Dio e della Chiesa.

Un saluto speciale il Papa vuole rivolgere anche alle famiglie che, giustamente, hanno affidato i loro figliuoli a educatori capaci e disinteressati; esse però debbono non solo avere fiducia nei bravi Religiosi, ma aiutarli, collaborare con loro nell’opera educatrice: sarà una delle gioie più care della loro vita l’aver atteso alla formazione buona, moderna, perfetta dei loro figli secondo i migliori desideri e il piano della divina bontà.

Il Santo Padre saluta anche i ragazzi, gli alunni dell’Istituto, ad ognuno dei quali lascia una medaglia a ricordo della sua visita. Si compiace di aver visto nei laboratori giovani tanto bravi; e vuole dire una parola speciale per tutte le classi, per tutti i ragazzi che si preparano alla vita in queste aule, con una formazione non solo scientifica e morale, ma anche pratica, professionale.

Ed ecco un invito ed una esortazione: Tenete gli occhi aperti! Bisogna avere la giusta visione della città nella quale ci troviamo, della vita, dei problemi moderni; stare attenti alle lezioni, a quanto si deve imparare. E bisogna non perdere tempo perché gli anni della fanciullezza e della gioventù passano rapidamente, non ritornano. Quanti uomini si rammaricano e si pentono di non aver studiato abbastanza, di non aver approfittato di tutte le possibilità che loro si offrivano!

Bisogna comprendere l’Istituto che, sollecito, provvido, rivolto al bene, accoglie i ragazzi. Inoltre, rendendosi conto dei fenomeni fisici e chimici, delle nuove leggi che vengono scoperte ed applicate, usando gli strumenti meravigliosi a loro disposizione i cari giovani non debbono fermare il loro occhio alle macchine e ai fenomeni, ai soli risultati economici. Sarebbe una visione incompleta, da miopi, se oltre la scena della natura, del mondo fisico, non mostrasse Iddio, il creatore dell’universo e l’autore delle leggi che governano la materia. Siano, perciò, consapevoli d’una grande vocazione: ristabilire l’alleanza, l’amicizia, la concordia, l’armonia fra il mondo esteriore della meccanica, della chimica, della fisica e il mondo superiore della vita del pensiero, della vita spirituale e religiosa.

Hanno la fortuna di frequentare un Istituto che li educa a questa visione interiore, li abituerà a tale studio. Come i raggi che traversano i corpi opachi essi debbono penetrare oltre le apparenze; scopriranno così un mondo ancora più meraviglioso di quello che ci presentano i nostri sensi, un mondo misterioso e sconfinato di una realtà incommensurabile e che ci viene incontro.

La religione ci insegna a comprendere Iddio, ad ascoltare la sua parola; ci mostra questo Essere perfetto, eterno, onnipotente, che è al di là dei cieli, delle cose visibili; ma è il Padre, che ci ama, che vuol esserci vicino e venire a contatto con noi. Quando la vita è così orientata, diventa stupenda, meravigliosa.

Attraverso e al di là della materia, i diletti giovani sono dunque chiamati, più degli altri, a comprendere lo Spirito, a rendere al mondo moderno un servigio immenso: a ridargli un’anima, un respiro, una capacità di preghiera: in una parola a farlo tornare cristiano.

Bisogna tenere sempre l’anima sveglia e tesa verso queste realtà superiori che ci vengono spontaneamente incontro con un saluto di amore, di amicizia e di speranza. E ci annunzia, in luminosa sintesi: questa è la vita vera, la vita cristiana.

                                          



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