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DISCORSO DI PAOLO VI
NEL XX ANNIVERSARIO
DELLA CONFEDERAZIONE COLTIVATORI DIRETTI


Mercoledì, 28 aprile 1965

            

Diletti figli e figlie!

Il salutarvi col titolo di impegno e di onore di «Coltivatori Diretti» Ci offre motivo di grande consolazione, perché sappiamo di trovare in voi, qui presenti, come in ciascuna delle vostre dilette famiglie, rimaste ad attendervi nei luoghi della quotidiana fatica, una schiera generosa, schietta, convinta di lavoratori cristiani. L’odierno incontro, a cui siete fedelissimi, portando ogni anno al Papa il palpito dei vostri cuori, rinnova altresì al Nostro spirito un’onda di ricordi incancellabili, legati alla vostra esperienza viva e sofferta, nutrita di speranze, di attese, di trepidazioni: si è compiuto infatti il ventesimo anniversario della Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti. La vostra presenza non può non richiamarci alla memoria gli anni ormai lontani del 1944-1945, quando vedemmo sorgere codesta istituzione, e ne accompagnammo i primi passi, come testimoni ammirati e commossi della paterna sollecitudine, in voi riposta dal Nostro Predecessore Pio XII.

Vent’anni! Di cammino faticoso, di lente conquiste, di sudate ascensioni: ma quanto benefici, quanto costruttivi, quanto preziosi, per la sicura e autorevole e progressiva affermazione della Confederazione, alla quale tanto debbono la prosperità e la coesione della vostra benemerita categoria sociale! Ci è caro, a questo punto, elevare il Nostro deferente saluto  che sappiamo interpretare quello di ciascuno di voi  all’onorevole Paolo Bonomi, vostro attivo e instancabile Presidente, fin dai primi passi dell’organizzazione.

1. Amiamo dunque iniziare il Nostro spirituale colloquio con voi, questa sera, con un meritato elogio per lo sviluppo e la praticità della vostra Confederazione: ciò costituisce un fatto sociale ed economico di grande importanza, che deve essere tenuto nel suo giusto rilievo, non soltanto dalle competenti autorità e dall’intera Nazione, ma in primo luogo da voi, diletti figli e figlie, perché siate sempre più consapevoli e convinti dell’importanza e del valore della vostra istituzione.

Il Nostro elogio, che corrisponde alla consolante realtà dei fatti, è dovuto a codesta nobile organizzazione popolare, per il carattere «costruttivo» che essa ha assunto fin dalle sue origini, quando, dopo le rovine e il depauperamento della guerra, come dopo un uragano ciecamente distruttore, essa seppe infondere fiducia nella ripresa, riorganizzare le energie smarrite e disunite, e guidare con mano ferma verso una costante e promettente ascesa. Il Nostro elogio si rivolge a voi, Coltivatori Diretti d’Italia, che, nella vostra serietà, nella vostra modestia, nella vostra esperienza, rappresentate degnamente le doti di paziente tenacia, di operosità forte e volitiva, di sanità e di buon senso morale dell’italica gente. Quanto encomiabile la figura del Coltivatore, che al lavoro individuale, sia direttivo che esecutivo, sa unire l’esercizio di coscienti responsabilità personali, e si dimostra aperto allo studio dei nuovi e gravi problemi dell’agricoltura moderna e della produzione, non che agli esperimenti vantaggiosi e stimolatori, suggeriti dalla trasformazione oggi in atto del lavoro e dell’economia agricola! Vi meritate questo elogio, diletti figli e figlie, e Noi siamo lieti di tributarvelo, ampio e cordiale, cogliendo questa magnifica occasione, che tanto conforto procura al Nostro cuore paterno.

2. Ma una riflessione s’impone al Nostro pensiero, dovuta alla particolare mentalità, propria del Coltivatore Diretto, allo specifico atteggiamento che vi qualifica come lavoratori e come cristiani: è il riconoscimento della vostra operosa e schietta religiosità, che è e deve essere sempre il vostro titolo più alto di distinzione e di onore. Ricordiamo bene come, fin dal suo sorgere, la vostra Confederazione abbia fatto appello esplicito e coraggioso ai valori cristiani, alla fedeltà e all’impegno che essi esigono: e ben sappiamo come tale inequivocabile qualificazione, lungi dall’essere di ostacolo, è stata l’entusiastico movente dello sviluppo dell’organizzazione, ha rappresentato uno stimolo vivace di attività e di compattezza, ha unito subito i cuori in un generoso programma concreto, rivelatosi tanto efficace proprio perché alimentato da quell’ideale.

Di fatto, il Coltivatore Diretto è portato a questa profonda religiosità, sia perché è a diretto contatto con la natura, che gli parla di Dio e della sua Provvidenza; sia perché egli è consapevole dell’insostituibile necessità della sua opera, che lo mette a servizio della comunità dei fratelli, a cui offre in abbondanza le cose buone e primordiali e indispensabili della terra, come il pane, il vino (che noi usiamo, come simbolo dell’umana fatica, nel sacrificio della Messa), e offre altresì gli altri alimenti prodotti dall’agricoltura, concessi con mano prodiga dalla comune madre, la terra, e che voi sapete sì . oculatamente favorire con la vostra fatica, solerte e gioiosa ad un tempo; sia infine perché egli è meglio predisposto al riconoscimento di cause estranee e superiori, inscindibilmente legate al risultato del suo lavoro, e pertanto, sapendo di dipendere assai dalle condizioni del clima e del suolo, è portato a sentirsi più umile e più pronto a pensare a Dio, Padre buono, e alla sua Provvidenza.

La religiosità del coltivatore della terra è uno dei classici e sublimi aspetti della nobiltà dell’uomo: bisogna pertanto conservarla intatta, difenderla, avvalorarla. È l’attesa che in voi riponiamo, esprimendovi il Nostro incoraggiamento cordiale per tutto quanto saprete fare anche in questo campo.

3. Una parola, infine, vi dobbiamo, che suoni per tutti voi di esortazione e di invito. Occorre operare con fiducia nel vostro settore, che attende energie generose, giovanili specialmente, e tempre tenaci, con capacità a tutta prova. L’agricoltura è servizio degnissimo e indispensabile per la vita di tutti: essa ha chi la promuove, per merito anche della vostra organizzazione, ed avrà pertanto la sua ripresa; sappiate seguire con attenzione i progressi strumentali e scientifici di essa, tenendovi aggiornati con le odierne necessità di una sapiente razionalizzazione dell’impresa, come del lavoro; sappiate rimanere uniti e solidali fra di voi, comunicando esperienze e speranze e conquiste, senza cedere a teorie sovversive e fallaci; traete dagli insegnamenti dei Nostri Predecessori, particolarmente dall’Enciclica «Mater et Magistra» di Giovanni XXIII, le alte stimolatrici lezioni di modernità, di collaborazione, di miglioramento tecnico e sperimentativo, di cui il vostro provvido ceto ha bisogno, se non vuole restare inferiore alle profonde trasformazioni, che si effettuano in tutti i campi della vita sociale. Ma soprattutto siate cristiani: fedeli, operosi, sereni, leali, cristiani completi ! Cristiani nella vita individuale, nella pratica cristiana alimentata alle fonti della vita sacramentale ed ecclesiale; cristiani nella vostra famiglia, di cui dovete salvaguardare l’interiore coesione e fecondità, non solo per il vostro perfezionamento e la vostra pace interiore, ma anche per l’efficienza produttiva dei vostri sforzi congiunti; cristiani nel santuario della coscienza come nell’impegno esteriore della vita associata: ecco la Nostra esortazione, la Nostra speranza, la Nostra consegna, affinché le vostre schiere compatte, che oggi Ci offrono uno spettacolo così lieto e incoraggiante di fede e di entusiasmo, possano affermarsi sempre di più, e conseguire gli obiettivi ampi e fecondi, che la Confederazione si propone per il bene di ciascuno di voi, e dell’intera Nazione.

Sappiate che il Papa è con voi, vi segue con intima partecipazione di beneaugurante affetto, e prega per tutto quanto vi sta a cuore. L’Apostolica Benedizione, che di gran cuore vi impartiamo, venga a confermare questi voti, e a confortarvi nella vostra generosità di uomini, di cittadini, di coltivatori, di cristiani, e di italiani!

                   



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