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DISCORSO DI PAOLO VI
NEL VENTENNIO DELLA SEZIONE «GIOVANISSIME»
DELLA GIOVENTÙ FEMMINILE ITALIANA DI A. C.

Domenica, 4 luglio 1965

   

Figlie in Cristo carissime! Giovanissime della grande schiera della Gioventù Femminile di Azione Cattolica!

Dopo la Santa Messa, una parola per voi. Per dirvi che questa Messa, qui, nella Basilica di San Pietro, l’abbiamo celebrata proprio per festeggiare la vostra venuta a Roma, in occasione del ventesimo anniversario della istituzione della vostra sezione di «Giovanissime» in seno all’associazione varia ed immensa della Gioventù Femminile di Azione Cattolica: è stata un’idea felice quella di distinguere la vostra età da quella delle vostre sorelle e compagne più piccole e più grandi, e di dedicare a voi, alla vostra formazione, alla vostra adolescenza, ai vostri problemi una cura tutta particolare. Codesta idea va ricordata, va celebrata, perché indica una saggezza pedagogica molto fine e molto pratica, e perché onora un periodo della vostra vita, che è, sotto certi aspetti, il più bello; quello della primavera, quello della fioritura, vogliamo dire quello del risveglio della coscienza, della sensibilità, della gioia di vivere; il periodo della prima inquietudine, della prima riflessione, della prima scoperta di sé e di ciò che ci circonda; il periodo dei sogni, del bisogno di conoscere e di giudicare il mondo; il periodo dell’allegria, dell’amicizia, della vivacità, della libertà, del sentimento, del divertimento; ed insieme il periodo delle prime lacrime interiori, delle prime delusioni, delle prime sofferenze, delle prime angosce; il periodo della letizia e della tristezza; il periodo del primo orientamento, delle prime esperienze, delle prime scelte, delle prime promesse. Periodo bellissimo: che può essere limpido come una sorgente, lieto come una canzone, intenso come una fiamma: la prima preghiera cosciente vi fiorisce, la prima avvertenza di che cosa sia la fede e la grazia, di chi sia il misterioso Personaggio dalla grande parola: «Talitha cumi; fanciulla, Io dico a te, sorgi!» (Marc. 5, 41); Gesù!

Figliuole mie, abbiamo grande piacere per questa vostra visita, che Ci offre l’occasione di ripetervi, con le Nostre umili labbra, quella grande, quella vivificante, quella divina parola: Figliuole, il Signore dice ancora a voi, proprio a voi: sorgete! Ed è così che Noi possiamo assicurarvi della Nostra paterna affezione, della considerazione che la Chiesa attribuisce alla vostra età, alle vostre questioni, anzi alle vostre persone: ognuna di voi ha un posto nel Nostro cuore, ognuna di voi ha un ricordo nella Nostra preghiera; perché ognuna di Voi Ci è, al tempo stesso, e sorella e figlia; e perché tutte insieme voi fate ghirlanda fiorita intorno al Nostro altare, e siete nella comunità cristiana le anime più belle, più liete, più delicate, più pure; nel Popolo di Dio, voi rappresentate e quasi senza che ve ne accorgiate, le virtù più preziose, i simboli più espressivi, le forme più ideali della vita cristiana, della Chiesa stessa; voi, vi diremo col linguaggio biblico, Figlie di Sion!

Non crediamo di togliere alcun merito a chi dirige ed assiste la vostra sezione, ma crediamo anzi di innalzare e confortare l’attività che vi riunisce e vi educa affermando che tale attività è proprio il segno e il tramite dell’amore della Chiesa per voi; mediante tale attività organizzativa, educativa e religiosa la Chiesa vi manifesta il suo interessamento, la sua stima, la sua fiducia verso di voi, Figlie carissime! In tanti altri modi la Chiesa prende cura di voi, facendo dei vostri Genitori i primi e privilegiati vostri maestri di vita umana e cristiana; e così dimostra la sua premura per voi con tante altre sollecitudini del ministero pastorale, dell’insegnamento scolastico, delle provvidenze assistenziali e ricreative; ma sta il fatto che proprio mediante la sezione «Giovanissime» della Gioventù Femminile di Azione Cattolica la Chiesa intende venire a colloquio diretto con voi: nella vostra sezione vi raccoglie e vi distingue; vi ascolta e vi dà confidenza ad esprimervi con semplicità e con franchezza; vi abitua a pensare, a riflettere, a giudicare; vi insegna a distinguere, a difendervi dal male e a godere del bene, anzi a «produrre» il bene; vi assiste nei passi più difficili, quelli che scelgono il sentiero buono dell’avvenire, e vi fa conoscere le cose di questo mondo secondo il loro vero valore; vi scopre e v’infonde il senso sociale, l’amore ai fratelli, alla vita; vi fa apprezzare, come sommi beni della nostra esistenza, la fede, la preghiera, la Chiesa, Cristo.

Perciò, Figlie carissime, dovete apprezzare moltissimo la vostra adesione alla categoria delle «Giovanissime», e dovete fare tesoro di quanto in essa vi è offerto; trovate, ad esempio, delle pubblicazioni bellissime, che possono davvero arricchire la vostra mente e aprire i vostri pensieri a visioni chiare e buone su tanti aspetti della vita; e trovate ancora quello spirito, proprio della nostra valorosa Gioventù Femminile Cattolica, che aumenta assai la vostra capacità di capire, di agire, di pregare e di amare. Quello spirito che vi aiuta ad essere forti! Vedete certamente anche voi quanta gioventù oggi dimostri uno spirito stanco e sfiduciato; è di moda mostrarsi scettici, delusi, decadenti; per vivere codesta gioventù ha bisogno di evadere, di sottrarsi a ogni obbedienza, a ogni impegno, a ogni servizio, a ogni vero amore, per ripiegarsi in una libertà irresponsabile, in un egoismo capriccioso e disposto alla vanità, alla follia, alla ribellione, all’eccitazione frenetica e mimetica di qualche strano e stolto divertimento. Evasione è la sua divisa. La vostra no, non è evasione; è impegno, è fedeltà, è ottimismo, è gioia, è sacrificio per amore, è certezza, è fortezza. Siate forti, chè ne avete nell’educazione cattolica tutte le ragioni e tutte energie per esserlo. Siate forti, per la vostra dignità e per la vostra vocazione di donne rivolte alla conquista d’ogni diritto, d’ogni sviluppo, d’ogni perfezione, a cui la vita femminile cristiana e moderna vi autorizza ad aspirare. Siate forti, anche per essere brave: brave nella vostra famiglia, brave nella vostra scuola, brave nella vostra Parrocchia, brave nel vostro lavoro, brave nel vostro ufficio, e brave nella vostra associazione. Non abbiate timore del dovere; accettatelo con amore e con forza; e darete alla vostra vita il valore, il senso, la pienezza, la santità, che la farà veramente buona e felice.

E siate forti anche nello sforzo di espansione, vogliamo dire di apostolato, a cui lo spirito della vostra associazione vi inizia e vi allena. Voi potete fare moltissimo, se unite, se coraggiose! e vi è tanto bisogno nel mondo del vostro esempio cristiano, del vostro servizio pietoso, della vostra collaborazione generosa.

Così vi esorta la Nostra voce paterna; e perciò vi benedice la Nostra mano, che il Signore ha riempito delle sue grazie.

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Al pellegrinaggio di Fiesole: saluto paterno per i sofferenti

E un’altra parola speciale dobbiamo al pellegrinaggio di Fiesole, presieduto dal venerato Vescovo della cara diocesi toscana, Mons. Antonio Bagnori, e promosso dall’Unitalsi diocesana.

Gratissima visita è la vostra, diletti Figli Fiesolani: per l’onda di ricordi storici e spirituali che voi Ci portate, e che Ci fa respirare l’atmosfera religiosa che rese celebre e santa la vostra terra benedetta (chi non ricorda il vostro Duomo, e i nomi raggianti di Vallombrosa, di Passignano, di Badia Fiesolana?). Gradita Ci è la vostra visita per il vostro numero, che Ci obbliga a moltiplicare per ciascuno dei partecipanti al pellegrinaggio i Nostri saluti e i Nostri voti. Gradita specialmente per i malati ed i sofferenti, che la vostra carità accompagna e trasporta a questo incontro con Noi: cari infermi, che Ci recate l’omaggio del vostro dolore, quanto volentieri vi riceviamo, e quanto volentieri Ci vorremmo con voi trattenere, se a ciò bastassero il tempo e la lena! Ma siate sicuri che per tutti e per ciascuno Noi abbiamo pregato. Davvero vorremmo che cotesto viaggio recasse conforto, non meno alle vostre anime, che alle vostre membra malate, e che la vostra venuta alla tomba di San Pietro accrescesse con la fede il vigore dei vostri spiriti, e con la carità il merito del vostro soffrire.

Vi salutiamo e vi benediciamo tutti e ciascuno di cuore. E la Benedizione si estende a tutti coloro che cristianamente vi assistono; e desideriamo che essa giunga a tutti gli infermi di Casa Serena, alla quale incarichiamo voi, pellegrini, di recare al vostro ritorno un Nostro speciale, incoraggiante e benedicente saluto.

E così recatelo a tutti i vostri Familiari, al, Clero, ai Fedeli, ai Religiosi e alle Religiose, alle associazioni cattoliche della Diocesi di Fiesole; e possa cotesto pellegrinaggio rinfrancare in esso la sua antica fede, e renderla viva e forte e attiva per esprimere nei nuovi tempi la sua perenne testimonianza di vita cristiana.

            



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