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DISCORSO DI PAOLO VI
NELLA RESIDENZA ESTIVA
DEL COLLEGIO DI PROPAGANDA FIDE


Domenica, 15 agosto 1965

     

Ella, Signor Cardinale, ha sempre parole così belle nella forma e così piene nel significato, che Noi Ci sentiamo, anche questa volta, grati e commossi nell’ascoltarle; e non possiamo trascurare l’occasione propizia presente per ripeterle la Nostra riconoscenza, e non solo per ciò ch’Ella Ci dice, ma ben più per quello che fa a beneficio della causa missionaria, dimostrando con i fatti quanto la Sede Apostolica sia consapevole del suo fondamentale dovere di propagare la fede e quanto studio, quanta cura, quanto disinteresse temporale e quanto interesse evangelico essa ponga nel compiere tale sua primaria funzione. La Nostra venerazione, la Nostra solidarietà, la Nostra fiducia, Ella ben lo sa, Signor Cardinale, Le sono assicurate; e siamo lieti che Ci si offra modo di manifestarle questi Nostri sentimenti davanti agli Alunni del Collegio Urbano de Propaganda Fide, primo oggetto, potremmo dire, delle sue sollecitudini e prima fonte delle sue consolazioni missionarie.

E ciò che diciamo al veneratissimo Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione de Propaganda Fide possiamo estendere ai suoi collaboratori, primi fra tutti Mons. Sigismondi, Segretario della Congregazione medesima, ed a Mons. Cenci, degno Rettore di questo Pontificio Collegio. Ad essi ed a quanti sono promotori e collaboratori della attività missionaria della Santa Sede, e sono perciò stesso cooperatori del Nostro ministero apostolico, esprimiamo pari riconoscenza e pari fiducia.

Ma è a questi carissimi Alunni che Noi dobbiamo raccomandare di fare tesoro delle alte parole, ch’essi hanno testé ascoltate, come di quante altre le hanno precedute nei giorni di ritiro spirituale, in preparazione di questa solennità. Vorremmo loro ricordare di fare proprio l’atteggiamento meditativo della Madonna, di cui oggi celebriamo la festa: «Maria autem conservabat omnia verba haec conferens in corde suo» (Luc. 2, 19). Saper ricordare, meditare, assorbire, sviluppare gli insegnamenti, che qui, carissimi figli, vi sono impartiti, è quanto di meglio potete fare per rendere prezioso il vostro soggiorno romano, per ripagare le grandi fatiche della vostra formazione, che vi sono prodigate, e per dare al vostro ministero futuro lo stile, la fecondità, l’efficacia, il merito, che voi per primi certamente desiderate che abbia. Roma è una parola, a cui non bisogna essere sordi, o distratti; Roma è una scuola, da cui tanto si può imparare; Roma è certamente una grazia, che la Provvidenza concede alla vostra vita, perché abbiate lucida e benefica coscienza della Chiesa, a cui intendete servire, e perché possiate domani meglio penetrare nella conoscenza stessa delle vostre rispettive popolazioni, offrire loro una genuina e valida testimonianza di Cristo, e mettere in evidenza i valori originali, che esse possono da sé ricavare e portare al Regno di Dio.

Ma poi il Nostro pensiero va a quegli Alunni, che questa mattina hanno ricevuto l’ordine sacro del Suddiaconato. Eccoli davanti a Noi! Eccoli mancipati per sempre al servizio della Chiesa! Eccoli Nostri mediante un vincolo di totale e perenne fedeltà, che Ci fa pensare al lungo, difficile e vittorioso itinerario da loro percorso per arrivare a questa generosa ed amorosa oblazione della loro vita all’unico amore di Cristo. Vi è qualche cosa di eroico in questa loro definitiva decisione circa l’impiego del loro cuore, delle loro energie, dell’intera loro vita al sacro ministero; qualche cosa di sovrumano, che Ci riempie d’ammirazione e di gaudio! Sappiamo tutti che alla scelta compiuta corrisponde nell’anima di ciascuno una misteriosa storia di grazia, che aggiunge al loro umano sacrificio una dignità, una bellezza, un merito, per cui diventa sacra la loro persona, irradiante la loro vita. Dobbiamo ringraziare il Signore di così meravigliosa opera compiuta nelle vostre anime, opera segreta e profonda, ma oggi palese nel solenne risultato della vostra ordinazione; e dobbiamo pregarlo che renda in voi stabile ed operante il dono della vocazione convalidata oggi dalla vostra professione di consacrati e dalla vostra assunzione nelle file dei ministri che serviranno all’altare per sempre. Così dobbiamo pregarlo che la sua voce si faccia sentire e sia ascoltata in altre molte, moltissime anime giovanili, perché ancora e sempre si verifica la parola di Gesù: «la messe è molta, ma gli operai sono pochi» (Matth. 9, 37).

Con quale compiacenza, figliuoli carissimi, pensiamo al vostro prossimo ingresso nel campo del ministero che vi sarà assegnato! con quanta speranza per il bene dei vostri rispettivi Paesi! con quanta trepidazione per i pericoli e per le difficoltà, che dovrete incontrare! Le conquiste del Regno di Dio non sono facili; Gesù ce lo ha ricordato dicendo che «il regno dei cieli è oggetto di violenza, vim patitur.» (Matth. 11, 12); e se questo è vero per ogni operaio del Vangelo, tanto più lo è per chi, come voi, è destinato a lavorare in quella fase più aspra e più incerta, che oggi chiamiamo la «plantatio Ecclesiae», e che è propria delle terre di missione. Lasciate che Noi, fin d’ora, sosteniamo con i Nostri voti, con le Nostre esortazioni e con le preghiere le fatiche che vi attendono. Abbiate presenti nel ricordo e nella condotta le virtù caratteristiche di colui che è addetto a tale fase del lavoro apostolico: un’immensa fiducia nel Signore, quella fiducia che parte dalla convinzione d’essere noi strumenti, non cause prime della diffusione della fede e della grazia, e che rende al tempo stesso tranquillo e audace il servitore di Colui che solo «incrementum dat» (1 Cor. 3, 6); e poi un grande spirito di sacrificio, di abnegazione, di povertà, lo spirito della croce, lo spirito di fortezza e di libertà interiore, da cui il soldato di Cristo trae il coraggio necessario per ogni circostanza del suo arduo servizio; e poi ancora l’amore nuovo, che dovete alle vostre genti, da voi già amate, ma ora assai di più, con sentimenti e forme e scopi propri della carità soprannaturale; e finalmente il senso della Chiesa sempre presente, della sua unità, che qui vi collega, della sua cattolicità, che ai vostri Paesi vi stringe con visione nuova della loro dignità e della loro missione nel disegno di Dio sul mondo!

Ecco: così vi pensiamo; così vi benediciamo. Ed insieme benediciamo i vostri familiari vicini e lontani, in nomine Domini!

    



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